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Violenza sulle donne: triplicate le denunce negli ultimi 5 anni

Serena Arbizzi
Violenza sulle donne: triplicate le denunce negli ultimi 5 anni

Sono 276 i casi registrati da inizio anno a Reggio Emilia. Il tavolo delle istituzioni: «Lavorare sugli uomini»

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Reggio Emilia Nel 2019 le denunce per casi di violenza sulle donne all’Arma dei carabinieri furono 98, quasi cinque anni dopo sono 276: un numero quasi triplicato, illustrato dal procuratore capo Calogero Gaetano Paci alla presentazione, in municipio, delle iniziative per la Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne. Numerosi gli appuntamenti e le sfaccettature sul tema, declinate dai partecipanti al tavolo per il contrasto alla violenza maschile sulle donne. Alla conferenza sono intervenuti, oltre al capo della Procura Paci, la prefetta Maria Rita Cocciufa, il questore Giuseppe Maggese, il comandante provinciale dei carabinieri Orlando Narducci, Alessandra Campani, socia fondatrice e responsabile dell’area prevenzione di Nondasola, Ivana Lattuada, direttrice dell’emergenza-urgenza dell’Ausl, Raffaella Pellini dell’Ordine degli Avvocati, Giovanna Fava del Forum donne giuriste e Germana Corradini, dirigente dei servizi sociali.

"Lavorare sugli uomini”

A fare gli onori di casa, l’assessora alla Cura delle persone, Annalisa Rabitti. «La mia partecipazione è intanto da donna – premette la prefetta Cocciufa –. Lo Stato ha preso decisioni molto importanti: Governo e Parlamento hanno preso coscienza che questi fenomeni sono tra noi, nelle nostre case, famiglie, in modo trasversale in tutte le classi sociali. Nessuno di noi è esente, ecco perché è importante il lavoro di prevenzione e di impegno culturale. Anche da parte del Ministero dell’Interno c’è un approccio diverso. Si verificano, e non solo dal punto di vista statistico, i cosiddetti reati spia, dai maltrattamenti in famiglia, alle percosse e allo stalking, elementi sintomatici che non sempre sfociano nel femminicidio, ma che sono sintomo della cultura maschile che oggi domina». Oggi, riprende la prefetta, questo lavoro «deve riguardare soprattutto gli uomini, i ragazzi, da lì si comincia: dal rispetto per le compagne di classe, le colleghe di università. Ci sono moltissime violazioni del divieto di avvicinamento. La legge funziona, ma bisogna lavorare sugli uomini e su questo non siamo ancora attrezzati». Il procuratore capo Paci ha focalizzato il suo intervento su tre aspetti: coltivare la propensione alla denuncia, un flusso in crescita, organizzazione degli uffici e cooperazione interistituzionale. «Si deve evitare che la persona offesa che si approccia all’ufficio di polizia nel confidare fatti intimi trovi davanti qualcuno che le risponde: “Signora, ci pensi bene”. Questo non è un atteggiamento corretto, non è indice di crescita dell’operatore di polizia. L’ambiente dev’essere accogliente. Sappiamo poi che c’è una componente oscura che alberga soprattutto in provincia, perché non tutti hanno la forza di trasferire i propri drammi alla polizia».

Il pool di magristrati dedicato

Sul secondo aspetto, Paci spiega che esiste un «gruppo specializzato di quattro magistrati che a tempo pieno si occupano di questi reati». Il questore Maggese sottolinea che «la componente della rete è fondamentale. L’evento recente riguardante la signora pakistana (soggetta insieme ai figli a maltrattamenti da parte del marito e salvata tramite il lavoro di squadra, ndr) ha visto una collaborazione emblematica». Il questore ha inoltre presentato la nuova dirigente della divisione anticrimine della questura reggiana, la dottoressa Eleonora Nicolini, che prende il posto della dottoressa Marinella Caruocciolo. Sono stati 37 i decreti di ammonimento emessi nel 2023. Nel 2024, sono stati emessi, a oggi, 16 decreti di ammonimento. I reati in materia di maltrattamento sono 51, 18 per violenza sessuale e 35 per stalking. Il comandante Narducci osserva «un incremento del fenomeno in provincia, trasversale tra italiani e non di origine reggiana. Tuttavia c’è una difficoltà da parte di alcune comunità che risiedono soprattutto nella Bassa ad assimilare i modelli normativi. Dobbiamo cercare di entrare il più possibile in questi gruppi differenti dal nostro e promuovere un diverso approccio alle relazioni. Serve lavorare molto sugli aspetti di prevenzione». Alessandra Campani, Nondasola ha ricordato che l’associazione è stata fondata in città nel 1997 e gestisce in appalto il centro antiviolenza e messo in evidenza la preoccupazione per la «vittimizzazione secondaria. Non possono solo denunciare, le donne: devono partire percorsi di protezione».

I numeri

Il Centro antiviolenza-Casa delle donne ha accolto nel 2023 382 donne (343 nel 2022), quasi il 70% sono italiane, la fascia di età prevalente è compresa tra i 30 e i 49 anni. 190 hanno figli minorenni. Chi commette violenza ha legami affettivi con la donna: in 282 casi si tratta dell’attuale partner. Lattuada (Ausl) spiega che le donne che si sono rivolte al pronto soccorso per situazioni di violenza sono «state 306 nel 2023, tra cui 20 per violenze sessuali, 12 minori, di cui 2 violenze sessuali. E per il 2024 il dato è allineato. Abbiamo un pool antiviolenza con tre colleghe medico e 15 infermiere, che sensibilizza gli operatori». Raffaella Pellini (Ordine degli Avvocati), ribadisce come la categoria professionale «abbia una funzione sociale e sia presidio di legalità. In merito al diritto di famiglia le domande accolte per l’ammissione del patrocinio a spese dello Stato in materia di diritto di famiglia sono state 228. Si registra una diminuzione delle domande in materia di separazioni, divorzi, che potrebbe essere legata a una tendenza a rinunciare a far valere in giudizio i propri diritti e a non ricorrere allo strumento di tutela giudiziaria per il gratuito patrocinio se si ha un reddito al di sotto dei 12.838 euro annui». Giovanna Fava, del Forum Donne giuriste ha evidenziato che «la violenza dello stupro non arriva sui barconi. Non è un fenomeno legato all’immigrazione» e ha criticato la riforma Cartabia. Gli ordini di protezione nel 2023 sono stati sei, tutti presentati da donne verso partner o ex: nel 2024 i dati sono in crescita, con otto ordini di protezione. l © RIPRODUZIONE RISERVATA