Antibiotici, ecco perché non si possono prendere solo per un raffreddore
In Italia ci sono 12mila morti l’anno per antibiotico-resistenza: l’Oms stima 40 milioni di decessi l’anno nel 2050 se non cambia qualcosa
L’Italia registra un terzo dei decessi europei per antibiotico-resistenza. Ogni anno circa12mila morti sono infatti causati da infezioni ospedaliere resistenti agli antimicrobici, su un totale di circa 35mila in Europa. Sono i numeri allarmanti messi in luce dal rapporto elaborato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) presentato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) il 18 novembre 2024 in occasione della settimana mondiale per la consapevolezza sull’antibiotico-resistenza. Dal dossier emerge inoltre che lo scorso anno quasi 4 persone su 10 nel nostro Paese hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotico, con livelli più elevati al Sud, dove il 44,8% della popolazione ne ha assunto almeno uno durante l’anno contro il 30,9% del Nord e il 39,9% del Centro. Questi dati inducono una riflessione obbligatoria sull’appropriatezza delle prescrizioni e dei consumi nel nostro Paese.
Nei giorni scorsi, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha avvertito che nel 2050 l’antibiotico-resistenza potrebbe causare quasi 40 milioni di morti all’anno nel mondo. La relazione di ECDC ha inoltre evidenziato che la prevalenza nell’uso di antibiotici aumenta con l’avanzare dell’età, raggiungendo il 60% negli over 85. Per quanto riguarda invece la popolazione pediatrica, i maggiori consumi (4 bambini su 10) si concentrano nella fascia d’età che vai dai 2 ai 5 anni. Inoltre il 76% delle dosi utilizzate è stato erogato dal Sistema Sanitario Nazionale e quasi il 90% degli antibiotici rimborsati dallo stesso SSN viene distribuito sul territorio in regime di assistenza convenzionata. Più di un quarto (26,3%) corrisponde ad acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal SSN. Complessivamente i consumi in Italia si mantengono superiori a quelli di molti Paesi europei in particolare per quanto riguarda il ricorso a molecole ad ampio spettro, che hanno maggiore impatto sulle resistenze antibiotiche. Infatti, il nostro Paese è tra quelli che consumano meno gli antibiotici del gruppo “Access” (47%) considerati antibiotici di prima scelta che per l’OMS dovrebbero costituire almeno il 60% dei consumi totali. “Gli antibiotici vanno presi solo quando è necessario e sotto stretta osservazione medica.
Non si possono prendere solo perché uno ha il raffreddore o mal di gola: questo provoca un danno, perché l’uso inadeguato degli antibiotici causa resistenze e quindi alcune malattie che possono essere curate diventano più difficili da affrontare. Ci vuole più responsabilità da parte di tutti” dichiara il ministro della Salute Orazio Schillaci e sottolinea che sono stati stanziati 21 milioni di euro nella legge di bilancio per favorire la ricerca di nuovi antibiotici. L’antibiotico-resistenza ha un impatto enorme anche sul Sistema Sanitario Nazionale: 2,7 milioni di posti letto sono occupati da degenti colpiti da questo tipo di infezioni, con un costo pari a 2,4 miliardi di euro all’anno. Oltretutto il rapporto ECDC stima che in Italia gli antibiotici vengono somministrati al 44,7% dei degenti contro la media europea del 33,7%, anche se la situazione cambia da regione a regione. Per correggere il tiro, l’ECDC fissa degli obiettivi dal raggiungere entro il 2030: per il nostro Paese una dei traguardi è la riduzione al 18% del consumo di antibiotici per uso umano. A questo proposito, il Ministro della salute ricordato il ruolo cruciale dei medici di famiglia annunciando che sono in partenza corsi di formazione per una maggiore responsabilizzazione sul ruolo di guida per un uso responsabile degli antibiotici in tutte le fasce d’età. Tuttavia c’è ancora molto altro da fare. Sul fronte della prevenzione negli ospedali per esempio, dove spesso le infezioni sono conseguenti alle cure delle ferite chirurgiche o alla scarsa pulizia di dispositivi come i cateteri, come nel caso delle infezioni alle vie urinarie. Spesso a veicolare i microbi sono anche i sistemi di areazione degli ospedali che necessiterebbero di costanti interventi di manutenzione che in molti casi non vengono effettuati con le dovute scadenze. l A.D.R.