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Il racconto

Andrea Carnevale: «Mio papà ha ucciso mamma con un’accetta»

Ambra Prati
Andrea Carnevale: «Mio papà ha ucciso mamma con un’accetta»

Drammatico racconto in Tv del 63enne, che iniziò la carriera alla Reggiana

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Reggio Emilia «Mio padre uccise mia madre con un’accetta. Cinque anni dopo si è suicidato, davanti ai miei occhi». Questo il racconto drammatico di Andrea Carnevale, il calciatore che prima dei trionfi con il Napoli e la Roma ha iniziato la sua carriera alla Reggiana, dove nelle due stagioni 1981-82 e 1983-84 segnò 16 gol in 66 partite. Il 63enne Carnevale, attuale dirigente dell’Udinese, ha voluto raccontare la sua drammatica esperienza personale, vissuta in tempi in cui di violenza sulle donne si parlava ben poco.

E lo ha voluto fare a Pomeriggio 5, la trasmissione televisiva su Canale 5, proprio affinché la sua storia personale sia di monito agli uomini violenti.

Intervistato dalla conduttrice Myrta Merlino, l’ex granata ha ripercorso la tragica esperienza di quando, a soli 13 anni, vide il padre uccidere sua madre a colpi di accetta. «Avevo 13 anni ma ero già un ometto. Una volta si lavavano i panni al fiume e mia madre andava lì, a cento metri da casa mia. Una mattina c’erano tutte le donne, compresa mia sorella: mio padre si è svegliato, è sceso e l’ha ammazzata con un’accetta. Un dolore indescrivibile».

Il dirigente del club friulano ha vissuto in prima persona, all’interno d ella sua famiglia, la terribile esperienza del femminicidio.

«Sono molto orgoglioso di parlare di questa storia in televisione perché dopo cinquant’anni penso sia l’ora di raccontarla e di far capire agli uomini che oggi ammazzano le loro mogli che è ora di smetterla. Io è dall’età di 13 anni che non chiamo più “mamma” perché mio padre me l’ha portata via».

Il padre «era malato di gelosia ed è quello che accade oggi. Un marito che ammazza la moglie lo fa proprio per gelosia: ma la donna non appartiene all’uomo, basta con questa possessività, con questa malattia. Oggi mi chiedo se allora si sarebbe potuto fare qualcosa».

E ancora: «È stata la nostra mamma che ci ha protetto. Lei non voleva che andassimo dalle autorità perché allora, nei paesi, c’era un po’ di vergogna. Eravamo noi, specialmente io, che andavo dai carabinieri per dire che papà, tutte le sere, picchiava la mamma con pugni e cazzotti – ha detto Carnevale –. Il maresciallo purtroppo mi disse che finché non vedevano il sangue non potevano fare assolutamente nulla. Quando mamma è stata uccisa ho fatto un gesto estremo. Sono andato dentro al fiume e con un secchio ho raccolto il suo sangue, sono andato a piedi su al paese e l’ho consegnato in caserma, al maresciallo, e gli ho detto: “Lei voleva il sangue, eccolo qua”. Ed è finita lì». Quindi ha concluso: «Andai anche a trovare mio padre in carcere ma dopo poco riprese a offendere mia madre. Dopo cinque anni, si è tolto la vita davanti ai miei occhi». 



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