L’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia cura una malattia rara
Rocco Quagliozzi, 82 anni, è uscito dall’ospedale per tornare dalla sua famiglia
Reggio Emilia È arrivato al Santa Maria Nuova in condizioni critiche, colpito da una malattia “rara tra le rare” come viene definita l’emofilia acquisita. Grazie al lavoro di équipe che ha riunito la medicina I, l’urologia, l’alta intensità medica, il centro emostasi, i nefrologi, infermieri e operatori socio sanitari, pochi giorni fa è uscito dall’ospedale sulle sue gambe, pronto a riabbracciare la sua famiglia.
Vale più di mille parole il sorriso di Rocco Quagliozzi, 82 anni, mentre solleva le stampelle al momento delle dimissioni dal Santa Maria Nuova. Rocco vive ad Aquino (Frosinone). È affetto da più patologie e tre mesi fa ha accusato forti malesseri che lo hanno portato al pronto soccorso, in provincia di Frosinone.
La situazione non si sbloccava e la figlia Annalisa, infermiera al Santa Maria Nuova, ha contattato un’ambulanza che andasse a prendere il padre e lo portasse Reggio Emilia. «Una volta qui, è stato ricoverato in urologia per una pulizia della vescica, resa necessaria per un tumore – racconta Annalisa –. Mio padre è quindi stato ricoverato perché fosse eseguito questo intervento, assolutamente da fare. Il sanguinamento, però, non si placava, anzi, si era aggravato molto. Durante il ricovero i medici gli hanno scoperto una malattia autoimmune rarissima: l’emofilia acquisita. Una patologia definita rara tra le rare: generalmente, l’emofilia è ereditaria, significa che ci si nasce e lo si sa. Quando è acquisita è autoimmune, il corpo impazzisce e produce anticorpi contro i fattori della coagulazione del sangue: è moto grave. La prognosi era infausta – continua Annalisa – visto il peggioramento è stato trasferito in alta intensità medica con prognosi molto seria».
«L’équipe medica ha instaurato una grandissima collaborazione tra urologi, nefrologi, perché nel frattempo sono intervenuti i problemi renali, oltre problemi dermatologici, perché mio padre ha un’altra malattia autoimmune – continua Annalisa –. È stata coinvolta questa équipe multidisciplinare ed è riuscita a prenderlo per i capelli finché gli esami del sangue hanno iniziato a migliorare. Si sono interrotte le varie emorragie, ridotte alla sola emorragia vescicale. Il mio papà è stato trasferito in Medicina I, dove un’équipe di dottoresse eccellenti e di infermieri lo hanno davvero trattato coni guanti. È stato stabilizzato ancora meglio dal punto di vista clinico: lui non reagiva ai farmaci. Le hanno provate tutte fino agli anticorpi monoclonali che hanno invece fornito una risposta positiva. L’emofilia è in remissione pian piano. Dopo tre mesi è uscito dall’ospedale con le sue gambe e anche la malattia della pelle è regredita: da quanto è entrato fino a quando è uscito, mio padre sembra un’altra persona. Si è completamente trasformato. Al Santa Maria Nuova gli hanno salvato la vita: le patologie restano, ma dalla situazione iniziale è tutto diverso. Ora può vivere una vita fuori dall’ospedale con la sua famiglia».