La prima alla Scala: un reggiano ha guidato gli italiani alla scoperta dell’opera di Verdi
Alessandro Roccatagliati, docente di musicologia all’Università di Ferrara, ha commentato per Rai Cultura la messa in scena nella sera di Sant’Ambrogio in diretta con Bruno Vespa e Milly Carlucci
Reggio Emilia Le notizie sono due. La prima è che stavolta a Milano e dintorni non è successo niente di catastrofico, “La forza del Destino”, alias l’Opera maledetta, è passata tra gli applausi e andrà agli archivi come una delle più riuscite “prime” del Teatro alla Scala di Milano. La seconda notizia è che per spiegare Verdi all’Italia hanno chiamato un reggiano. E davvero nessuno avrebbe potuto farlo meglio di Alessandro Roccatagliati, già assessore in Comune a Reggio, professore ordinario di musicologia all’Università di Ferrara e direttore del Comitato scientifico dell’Istituto nazionale di studi verdiani. «Quando mi è stato chiesto di presentare l’Opera per Rai Cultura, interloquendo con Carlucci e Vespa, ho accettato con entusiasmo, anche per il fatto che collaboro da tempo con Rai Cultura». E anche perché, assistere alla prima della Scala non è per tutti... «In effetti – ammette – anche per me era la prima volta che assistevo alla prima della Scala, un luogo che per l’Opera italiana è certamente il migliore al mondo. E al di là dell’aspetto mondano che questo evento ricopre sempre l’altissima qualità dell’opera viene esaltata. E anche sabato è stato così».
Fin qui il Roccatagliati spettatore che non vuole arginare l’emozione che per lui, esperto dell’opera verdiana, è comunque doppia: ad accompagnarlo sul palco di primo ordine c’era la moglie, la giornalista Sara Di Antonio. «È stata una bella serata» dice il docente reggiano che poi, da autentico addetto ai lavori, assegna al lavoro del direttore Riccardo Chailly e del regista Leo Muscato un ottimo voto. «Nei giorni precedenti la prima – rivela Roccatagliati – mi sono ovviamente confrontato con il direttore Chailly che mi ha confessato le difficoltà di quest’opera. Difficoltà che la bravura del maestro e della sua orchestra hanno poi trasformato in una esecuzione davvero da applausi». Poi, il docente reggiano rivela di aver scambiato qualche impressione anche dopo lo spettacolo: «Mi ha detto che era stremato, ma felice. Del resto – spiega Roccatagliati – la complessità di quest’opera è data dall’esigenza di legare per tre ore e mezza musiche dalle tonalità profondamente diverse tra loro». Il merito della riuscita è ovviamente degli interpreti che per il docente reggiano «sono stati tutti eccezionali: e anche in questo caso – dice – non si può non vedere proprio il grande lavoro fatto dal direttore che ha saputo cucire la musica sull’allestimento del regista Leo Muscato che, a sua volta, è riuscito ad attualizzare il tema dei conflitti che fanno da sfondo a tutta l’opera». Infine, la parte più godibile della “lezione”, il professor Roccatagliati, la riserva per cercare di togliere da quest’opera la spessa patina della... maledizione.
«Si comincia nel 1861 – dice il docente – quando Verdi parte per allestire l’opera a San Pietroburgo. I cantanti, i musicisti, le maestranze, tutti devono star lontani dall’Italia per settimane e quindi con la comitiva era partito anche tutto il carico di viveri e vettovaglie per sopportare l’inverno russo. Poi però la soprano si ammalò e l’opera fu rinviata a settembre». Andò peggio al baritono che negli anni ’60 sul palco del Metropolitan di New York fu colto da malore, per non citare altre due coincidenze come l’entrata dei nazisti a Varsavia nel giorno in cui Hitler invadeva la Polonia dando di fatto il la alla seconda guerra mondiale, per finire con il terremoto in Giappone nel 2011 mentre l’Orchestra del Maggio Fiorentino musicava le note de «La Forza del Destino» al Teatro Bunka Khaikan di Tokyo. «Stavolta – ride Roccatagliati – è stato tutto perfetto, uno spettacolo sontuoso, con interpreti straordinari».l © RIPRODUZIONE RISERVATA