Libreria Ariosto chiusa, l’ex titolare: «Se avessi vent’anni di meno la ricomprerei»
Reggio Emilia: Antonella Telani, storica commerciante che si oppose al Park Vittoria
«Se avessi vent’anni in meno, la Libreria Ariosto me la ricomprerei».
Antonella Telani, in quella libreria sotto l’Isolato San Rocco, c’ha speso più di un terzo della sua esistenza e ora la rattrista leggere che l’imprenditore a cui l’aveva ceduta nel 2015, ha annunciato che chiuderà definitivamente i battenti.
«Non ho nessuna intenzione – chiarisce Telani, che oggi vive a Castelnovo Monti – di sindacare la scelta di Roberto Sartori: se ha preso questa decisione avrà certamente le sue ragioni, così come nel 2014 io avevo le mie, anche di carattere personale quando, a malincuore, decisi di passare la mano, accettando la sua offerta. Ripeto: rispetto la sua decisione, ma su una cosa che Sartori dice nell’intervista alla Gazzetta non sono d’accordo».
E quale sarebbe questa cosa su cui non è d’accordo con Sartori?
«Nell’articolo Sartori dice che la libreria professionale non serve più. Ecco, questo non è vero. Ed è sbagliato dare la colpa a internet. Si tratta di due mezzi, internet e i libri di carta che, almeno per quanto riguarda i testi giuridici, non sono in competizione. Lo dico per esperienza: i professionisti con cui collaboravo, su Internet oggi trovano il testo della norma, ma tutti i commenti e gli argomenti collegati si trovano soltanto sui libri. L’interpretazione delle leggi è spesso ostica e il parere degli autori, che spesso sono i promotori proprio di tali leggi, della massima importanza».
In realtà, quello che sembra dispiacere di più alla ex titolare della Libreria Ariosto è il ruolo che in passato la libreria ha avuto in città.
«Quando a malincuore ho ceduto l’attività avrei voluto che questa spiccasse finalmente il volo, per tutto il tempo che vi avevo dedicato e soprattutto dopo aver vissuto gli anni difficilissimi del cantiere del park Vittoria».
In quegli anni lei era in prima fila contro quell’opera...
«Ricordo tutti i mercoledì sera passati a discutere con cittadini, forze politiche, esperti di tutti i tipi. Ricordo la gente che entrava per firmare la petizione e si fermava con noi a parlare. E vedere oggi che non avevamo torto a ribellarci, fa ancora più male. Ma sono comunque orgogliosa di quello che ho fatto, al punto che rifarei tutto, e come ho detto, se fossi un po’ più giovane... Perché la Libreria Ariosto è stata molto di più, era una piazza viva in cui la città discuteva del proprio futuro».
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