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Stefano Baldini alla Festa del Tricolore: «Sono legato alla nostra bandiera»

Nicolò Valli
Stefano Baldini alla Festa del Tricolore: «Sono legato alla nostra bandiera»

L’eroe di Atene 2004 sarà l’ospite clou alle celebrazioni a Reggio Emilia

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Reggio Emilia In estate ha festeggiato i vent’anni dalla memorabile impresa: l’oro conquistato nella maratona di Atene alle Olimpiadi del 2004. Un risultato storico per lui e per tutta la provincia di Reggio. Domani mattina, Stefano Baldini sarà ospite della Festa del Tricolore, con un appuntamento al teatro Valli a cui parteciperanno anche Yassin Bouih e Ana Maria Vitelaru. Una festa nel segno dello sport, dell’atletica in particolare, con i talenti di casa nostra protagonisti.

«Sono sempre stato affezionato alla maglia azzurra – afferma Baldini – e di conseguenza alla bandiera italiana. Sono stato in Nazionale per diversi anni, portando sul petto lo stemma dell’Italia soprattutto nei periodi più caldi dell’anno, che spesso sono coincisi con Europei, Mondiali ed Olimpiadi».

È dunque orgoglioso di essere stato invitato alla festa del Tricolore?

«Molto. Sono stato in Nazionale per quasi trent’anni, tenendo presente il mio ruolo di allenatore delle giovanili italiane. Fortunatamente, qualche volta ho sventolato il Tricolore, o l’ho visto sventolare dai miei compagni. È un simbolo che unisce il Paese, e lo dimostrano i dati di Sky (di cui Baldini è opinionista per l’atletica, ndr) quando c’è l’Italia che gioca, in qualsiasi disciplina».

C’è qualche aneddoto particolare sulla nostra Bandiera che ama raccontare?

«Il riferimento va a quella famosa maratona di Atene. Ho sempre rimproverato in modo scherzoso il fotografo della Nazionale per non avermi avvertito di un errore che ho involontariamente commesso».

E quale sarebbe questo errore?

«Durante il giro di campo finale ero ovviamente euforico e non mi ero accorto che avevo messo la bandiera al contrario. Il Tricolore ha invece un ordine ben preciso da rispettare: verde, bianco e rosso».

Oggi lei è allenatore alla Corradini Calcestruzzi Rubiera. I giovani sentono ancora il peso della maglia azzurra?

«Non penso siano cambiate molte cose rispetto a quando correvo io. In mezzo a mille difficoltà l’atletica c’è, il sogno della Nazionale c’è per tutti, e il nostro obiettivo deve essere quello di aiutare i nostri ragazzi a inseguirlo».

In che modo?

«A Rubiera inaugureremo a breve la Casa degli Atleti. Si tratta di un ex condominio che io e mia moglie (Virna De Angeli, ndr) abbiamo riqualificato con l’idea di dare un’opportunità ad atleti emergenti che vengono da fuori».

Le infrastrutture possono aiutare nel processo di crescita?

«Investire nello sport ti dà un ritorno sociale, sapendo anche che questi ragazzi saranno i lavoratori del futuro. Farli crescere nel modo migliore diventa fondamentale».

Conosce Bouih e Vitelaru?

«Sì. Yassin lo vedo come un futuro allenatore, è giovane ma già molto intelligente e determinato. Per Ana Maria parlano i risultati. È questo il volano virtuoso garantito dal mondo dello sport: le risorse umane investite ti sanno regalare qualcosa». 

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