Famiglia intossicata dal monossido: «Per fortuna mi sono svegliata, altrimenti poteva succedere una tragedia»
Da via Candelù il drammatico racconto di Naguan Eisheri tra le sette persone finite in ospedale
Reggio Emilia «Per fortuna mi sono svegliata per andare in bagno, altrimenti poteva succedere una tragedia. Non stavo bene: avevo un forte mal di testa, facevo fatica a respirare e sono svenuta subito dopo aver chiamato mio marito, che ha portato fuori e salvato i nostri quattro figli». Naguan Eisherif, all’indomani dell’intossicazione da monossido da carbonio che ha mandato all’ospedale l’intera sua famiglia – lei, il marito, quattro figli minorenni e la nonna –, è ancora spaventata. «Ho pensato: adesso muoio. E mi sono messa a pregare». L’episodio è accaduto domenica scorsa in via Candelù al civico 5, un’abitazione anni ’60-’70, all’interno di un contesto residenziale adiacente alla rotonda che da via Gramsci porta a via del Chionso.
Al secondo e ultimo piano della casa rosa abita una famiglia di egiziani: i genitori Naguan e Khaled, quattro figli di 9, 11, 14 e 16 anni e la madre di Naguan, la nonna di 69 anni, arrivata a Reggio prima di Natale dall’Egitto per aiutarla. «Sono malata ai polmoni, la diagnosi risale a prima dell’estate. Ho l’affanno appena faccio qualche sforzo; perciò non riesco più a lavorare. Mia mamma è arrivata per darmi una mano nelle faccende domestiche, affinché non mi affatichi troppo». Quella sera poco prima delle 22 la famigliola, già a letto, ha acceso una stufa a legna per scaldare gli ambienti e cuocere le vivande. «Era la prima volta che la utilizzavamo: abbiamo altre tre stufe elettriche e quella non l’avevamo mai accesa, ma siccome faceva molto freddo abbiamo provato». Proprio la stufa sarebbe stata responsabile dell’intossicazione: a causa di un malfunzionamento, l’elettrodomestico ha “bruciato” l’ossigeno saturando gli ambienti di monossido di carbonio, un gas inodore e insapore che se inalato a lungo può provocare anche la morte. Provvidenziale il fatto che Naguan si sia alzata per andare in bagno. «Mio marito ha subito chiamato l’ambulanza, che mi ha trovato incosciente sul pavimento», prosegue la donna. I sanitari del 118, arrivati per primi sul posto, hanno subito intuito cosa stava accadendo e hanno invitato il padre a svegliare tutti e a uscire, lanciando l’allarme poi esteso a vigili del fuoco e polizia.
«Il più piccolo ha vomitato a lungo. Il 16enne invece non si svegliava. Lì per lì non abbiamo compreso il pericolo. Per fortuna mi sono svegliata: forse proprio i miei polmoni malandati hanno avvertito prima degli altri l’aria irrespirabile». Momenti di panico poi raccontati da Khaled, poiché la moglie quando ha ripreso conoscenza si trovava in camera iperbarica a Fidenza, insieme ai due piccoli di 9 e 11 anni. «Siamo rimasti attaccati all’ossigeno tutta notte. Poi questa mattina (ieri, ndr) noi tre siamo stati dimessi». Invece il marito, il 14enne, il 16enne e la nonna sono rimasti ricoverati all’ospedale Santa Maria Nuova. «Un valore nei test non tornava. In giornata i medici eseguiranno altri esami e, se tutto andrà bene, anche loro potranno essere dimessi». L’abitazione necessita di alcuni interventi, ma il nucleo familiare non intende muoversi da quella casa comprata con tanti sacrifici. «Manca il gas e i vigili del fuoco devono tornare per un sopralluogo, ma l’elettricità e il riscaldamento ci sono – prosegue Naguan – Questa casa l’abbiamo comprata un anno fa, con l’intenzione di eseguire degli interventi pian piano; stiamo pagando il mutuo. Dopo l’accaduto ci sono grossi danni e servirebbe una grossa somma, ma non vogliamo un alloggio alternativo: vogliamo restare qui. Troveremo il modo di rialzarci. L’importante è che i nostri figli stiano bene. Poteva andare molto peggio». l © RIPRODUZIONE RISERVATA