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Vendesi la chiesetta di Santa Croce: l’annuncio è su Subito.it

Ambra Prati
Vendesi la chiesetta di Santa Croce: l’annuncio è su Subito.it

E’ l’oratorio sconsacrato della Madonna della Neve tra via Veneri e Ramazzini. Ecco quanto costa e perché il proprietario lo vende

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Reggio Emilia «A malincuore cedo l’oratorio Madonna della Neve con giardino, chiesetta detta dello Zappello, monumento storico e riconosciuto di Reggio Emilia del 1600, in buona parte affrescato alsuo interno, sconsacrato intorno al 1920, libero da vincoli delle Belle Arti. Tre locali in 35 metri quadrati, giardinetto da 13 metri quadrati, prezzo 60mila euro». Chi ha letto questo annuncio su Subito.it si è chiesto se fosse uno scherzo. «No è tutto vero», dichiara il proprietario Carlo Sorrentino, farmacista di 43 anni. Da non confondere con l’omonimo oratorio (non sconsacrato) situato a Toano, il chiesolino in questione si trova all’angolo tra via Veneri e via Ramazzini, nel quartiere di Santa Croce. Un luogo ricco di storia, come testimoniano i numerosi aneddoti che lo riguardano: detto anche chiesetta “dal Calzet” per un’antica tradizione (le donne che arrivavano dalla campagna dirette in centro si fermavano proprio nella cappella per fare una preghiera, indossando soltanto da lì le calze e le scarpe in modo da non consumarle troppo), durante la guerra si ipotizzò perfino di demolirlo a causa della sua vicinanza con le ex Reggiane poiché l’edificio era d’intralcio al passaggio dell’armamentario bellico. Tuttora il sito, come testimonia un cartello, fa parte dei percorsi Cai sui monumenti storici reggiani. Andato incontro a una lunga decadenza, per salvarlo il comitato Ascoltare Santa Croce lanciò un appello, invano, nel 2015.

«L’oratorio è un pezzo della storia di Reggio. Nei tanti documenti e libri che ho trovato in biblioteca si può capire cosa ha rappresentato per i reggiani – prosegue Sorrentino – La struttura centrale con l’abside è del 1600, le due sacrestie laterali del 1750 circa. Purtroppo gli affreschi, seppur restaurati, sono molto deteriorati». Negli ultimi anni la struttura era collegata a una proprietà fallita. Sorrentino ci si è imbattuto quasi per caso. «L’ho comprato nel 2018 all’asta: sono un collezionista, cercavo un luogo dove poter restaurare oggetti di modernariato e macchine per il caffè espresso d’epoca. Mi è parso un luogo suggestivo e l’ho usato come laboratorio di restauro». Tra l’altro l’anno prima, nel 2017, l’oratorio è stato oggetto di un importante restauro solo interno. «È stato rifatto il tetto, il soffitto con travi in legno, l’intonaco interno ed esterno, le fondazioni e il cotto con riscaldamento a pavimento, infissi con doppi vetri, inferriate in acciaio fatte a mano. Anche l’impianto elettrico è nuovo». Prima di arrivare a metterlo sul mercato, il proprietario ha tentato vie alternative. «Io speravo che l’oratorio potesse andare in mano al pubblico, anziché a un privato. Ogni volta che apro la gente entra incuriosita: diverse persone me l’hanno chiesto per allestire mostre. Pensavo di cederlo al Comune, alla Provincia, alla Diocesi o a qualche associazione. È venuto a fare un sopralluogo un geometra della Stu Reggiane Spa (società partecipata dal Comune che ha recuperato le ex Reggiane, ndr) ma poi non ho saputo più nulla: evidentemente non sono interessati. Peccato perché l’edificio poteva rientrare a pieno titolo nella riqualificazione del quartiere».

Poiché le ipotesi non si sono concretizzate, da qualche settimane il proprietario ha messo in vendita il chiesolino su diverse piattaforme web. «Accatastato come magazzino, a mio avviso il luogo trova la sua perfezione d’uso come laboratorio artigianale o come piccolo ufficio personale o condiviso, come negozio o per esposizione di opere artistiche, come sede per associazioni culturali o di altra natura». A pochi passi – sottolinea Sorrentino – c’è il Tecnopolo, la stazione dei treni, il centro Loris Malaguzzi. «Basterebbe qualche lavoretto esterno e una bella tinteggiata. Il soffitto è altissimo, in alcuni punti arriva a 5 metri: ci si potrebbe ricavare un soppalco». Chiediamo se il prezzo di 60mila euro sia trattabile. «Diciamo che è un monumento: non posso venderlo al costo di un magazzino – ribatte Sorrentino – Però ripeto, spero che l’eventuale acquirente lo utilizzi per una finalità pubblica. In quel caso si potrebbe pure trattare». l © RIPRODUZIONE RISERVATA