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L’intervista

Bruno Barbieri lancia la volata finale all’erbazzone: «Anche io tifo per l’Igp»

Nicolò Valli
Bruno Barbieri lancia la volata finale all’erbazzone: «Anche io tifo per l’Igp»

Lo chef stellato noto al grande pubblico per i programmi Masterchef e 4 Hotel ama la torta salata di Reggio Emilia: «È buona e racconta la storia della città»

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Reggio Emilia Quando lo contattiamo ha da poco finito di registrare la puntata di Masterchef, direttamente dagli studi Sky di Milano. Basta però fargli capire l’argomento della chiacchierata, il nostro amato erbazzone alle soglie dell’Igp, per accendere la fantasia e l’appetito di Bruno Barbieri. «Mi hai fatto venire fame», esordisce con una battuta il popolare chef stellato, che è nato a Medicina nel Bolognese ma ha vissuto dieci anni della sua vita in centro a Reggio Emilia. Anni in cui, inevitabilmente, la torta salata reggiana è entrata a far parte della sua vita.

Ora che, dopo il ricorso presentato da Sfoglia Torino e rigettato dal Tar del Lazio, la strada per il riconoscimento di indicazione geografica protetta (Igp) è spianata, anche Barbieri, pur non entrando nella battaglia legale, si unisce ai promotori, a partire dall’Associazione dei Produttori dell’Erbazzone Reggiano. «Sarebbe un’ottima notizia e lo riterrei giusto. Tutti i prodotti gastronomici che raccontano la storia di una città andrebbero valorizzati con il titolo di Igp», commenta. E l’erbazzone rientra in questa lista, vero? «Ci sono alcuni prodotti, anche nella stessa Emilia, su cui si può disquisire in merito alla provenienza. Sull’erbazzone, invece, non ci sono dubbi: identifica Reggio a tutti gli effetti».

Cosa ha di speciale?

«A me piace in tutti i modi: con il lardo, le erbette, gli spinaci; lo apprezzo caldo, freddo, a colazione, di notte, il giorno dopo. Penso che sia un piatto come la pizza, che è nata e resta un prodotto a sè stante».

Anche di notte quindi?

«Avete presente quegli attacchi di fame improvvisi? Ecco l’erbazzone, grazie ai suoi ingredienti, può placarla. Credo che, al posto dei panini con la salamella, andrebbe benissimo dopo i concerti o le partite».

Ci sono varianti specifiche?

«Qualche chef la sta rivisitando in chiave gourmand, ovvero accompagnata dalle salse. È vero che è un cibo autonomo ma sta allo stesso tempo bene con tutto, a partire dal formaggio. E soprattutto, non ci si stanca mai di mangiarlo».

Lei gira molto per lavoro anche all’estero: l’ha fatto assaggiare?

«Piace moltissimo agli americani. Quando l’ho portato, hanno voluto sapere la storia. Ho spiegato loro della tradizione contadina, a partire dalla lavorazione del maiale».

C’è un posto nel cuore collegato all’erbazzone nel suo periodo reggiano?

«Vivevo in centro storico e andavo spesso al forno Antica Bontà all’angolo di via Dei Due Gobbi. Ne prendevo in quantità numerosa, facevo rifornimento e lo tenevo sul tavolo di casa».

Da quattordici anni Lei è tra i conduttori di Masterchef, il programma di Sky incentrato sulla cucina e sugli aspiranti cuochi. Qualche concorrente si è mai cimentato nella preparazione dell’erbazzone?

«Sì, certo, e non era neanche venuto così male. Alla fine, se sei bravo a individuare gli ingredienti giusti, è un piatto semplice».

L’ha già fatto assaggiare al suo collega Cannavacciuolo?

«Antonino lo conosce già. C’è stata, a proposito del programma, una piccola polemica quando abbiamo fatto un’esterna di Masterchef a Parma per valorizzare i prodotti culinari della regione. Abbiamo inserito ovviamente anche l’erbazzone: non da tutti è stato gradito, considerato il luogo».

L’aspettiamo a Reggio, magari per festeggiare il traguardo dell’Igp?

«Certamente. Chissà, considerato che io faccio anche il programma 4 Hotel, che non possa essere organizzata una puntata a Reggio Emilia. Nel caso guarderò attentamente la proposta della colazione: chi è sprovvisto di erbazzone avrà perso in partenza». l © RIPRODUZIONE RISERVATA