Scandiano, i soccorritori di Ema pronti a tornare in servizio dopo l’aggressione
I volontari sono stati aggrediti da una donna di 50 anni mentre stavano cercando di soccorrere il suo compagno, un uomo di 75 anni
Scandiano «Il nostro intervento va sempre e solo nella direzione di aiutare le persone». Sono gli stessi soccorritori a intervenire sull’episodio di violenza, l’ennesimo purtroppo, nei confronti della loro categoria avvenuto proprio in centro a Scandiano e che continua a suscitare indignazione e solidarietà.
Volontari che fanno sapere di essere intenzionati a tornare in servizio quanto prima, nonostante quanto gli è successo. A parlare per loro sono Giuseppe Macaluso, presidente dell’ Ema di Casalgrande, e Iacopo Fiorentini, presidente regionale dell’Associazione delle pubbliche assistenze dell’Emilia Romagna, Anpas.
Sono stati proprio due volontari dell’Ema, una 35enne e l’autista dell’ambulanza di 40 anni, e un infermiere 30enne le ultime vittime. Una donna di 50 anni ha sferrato un pugno all’infermiere e ferito i due volontari mentre cercavano di soccorrere il compagno, un uomo di 75 anni che si era sentito male mentre era solo in casa.
«Martedì 7 gennaio, si è verificato a Scandiano un nuovo episodio di violenza rivolto a personale sanitario - racconta Macaluso, che è anche consigliere dell’Anpas dell’Emilia-Romagna -. Siamo stati chiamati a intervenire in una situazione in cui un uomo aveva necessità di soccorso: subito la sua compagna ha dato segni di escandescenza, ma erano presenti i carabinieri per cui la situazione sembrava gestibile. Una volta che l’uomo è stato caricato in ambulanza e i carabinieri si sono allontanati, la donna ha cominciato a colpire il mezzo, aprire e chiudere gli sportelli, fino ad arrivare all’aggressione nei confronti di una nostra volontaria, alla quale ha chiuso la mano nello sportello fratturandole un dito, dell’infermiere che ha ricevuto un pugno al viso, e dell’autista anche lui colpito, fino a quando non sono tornati i carabinieri che hanno sedato la situazione».
«In passato mi era capitato di assistere ad atteggiamenti di rifiuto verso chi è chiamato a intervenire in situazioni di tensione per prestare soccorso, ma mai come questa volta - prosegue il presidente Ema -. Voglio incoraggiare e fare i complimenti all’equipaggio che ha avuto il sangue freddo di non opporre alcuna reazione, perché in queste situazioni è il modo corretto di comportarsi. Li ringrazio anche perché tutti loro mi hanno detto che vogliono tornare in servizio il prima possibile, nonostante le ferite riportate: la volontaria che ha subito la frattura peraltro avrebbe dovuto cominciare in questi giorni un nuovo lavoro e sarà costretta ad attendere».
L’ultimo episodio non fa che confermare il crescere della violenza nei confronti di chi, invece, è lì per aiutare «un’emergenza diffusa», dice Macaluso, «sulla quale dobbiamo riuscire ad incidere, e con Anpas Emilia-Romagna stiamo cercando di farlo». Lo conferma Fiorentini, presidente di Anpas Emilia-Romagna, che parla di «un accanimento difficile da spiegare».
«Per le associazioni che fanno parte della rete Anpas (109 di tutte le province dell’Emilia-Romagna) abbiamo attivato apposite attività di formazione che mettano gli operatori nelle condizioni di affrontare nel miglior modo possibile queste situazioni. Ma è sicuramente necessario intervenire in un senso più lato per far comprendere, o sarebbe meglio dire ricordare, alle persone che il nostro intervento va sempre e solo nella direzione del loro aiuto».