Gazzetta di Reggio

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Il caso

L’Inps fa dietrofront: l’età pensionabile non aumenta

L’Inps fa dietrofront: l’età pensionabile non aumenta

L’istituto corregge il requisito anagrafico ed elimina i tre mesi in più dal 2027

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Roma Un pasticciaccio, un incidente che ha mandato su tutte le furie la Lega ma ha causato malumore in tutto il governo, tanto da costringere l’Inps a correre ai ripari, avviando di buon mattino una ‘manutenzione’ che per diverse ore ha sospeso la consultazione della sezione sul sito in cui calcolare la data di uscita dal lavoro. Al ritorno era stato eliminato il requisito anagrafico di tre mesi in più per l’accesso alla pensione di vecchiaia, denunciato ieri dalla Cgil. «Una retromarcia», la definisce il sindacato di corso d’Italia, che l’altro ieri aveva denunciato l’aggiornamento degli applicativi Inps, secondo cui dal primo gennaio del 2027 sarebbero serviti 43 anni e un mese di contributi per l’assegno anticipato, mentre per quello di vecchiaia si passava da 67 anni e 3 mesi nel 2027 e a 67 anni e 5 mesi nel 2029. La notizia, rilanciata agenzie e siti, aveva raggiunto il governo durante il consiglio dei ministri, in una giornata segnata dalla conferenza stampa della premier Giorgia Meloni. E ha costretto l’Istituto di previdenza a una striminzita nota in serata, con cui ha smentito l’applicazione di nuovi criteri. Subito la ministra competente, Marina Calderone – l’Inps è infatti vigilato dal dicastero del Lavoro – ha disposto iniziative e verifiche per accertare l’accaduto.

Anche perché se la legge di Bilancio 2011 disponeva l’adeguamento, all’epoca triennale e dal 2019 biennale, dell’età pensionabile alle aspettative di vita, è vero pure che per formalizzare lo’scatto’serve un decreto direttoriale del Ministero dell’Economia di concerto con il Ministero del lavoro, da emanare almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento. Di cui al momento non c’è traccia, e che giovedì il sottosegretario Claudio Durigon ha assicurato che non arriverà. Negli ultimi tre bienni, dal 2020 al 2026 si è stabilito che l’adeguamento fosse nullo, a causa della pandemia. E al momento nero su bianco c’è solo che fino a fine 2026 si andrà in pensione a 67 anni o con 42 anni e dieci mesi di contributi (un anno in meno per le donne) e tre mesi di finestra. Certo, l’Istat lo scorso ottobre aveva ipotizzato un innalzamento “a 67 anni e 3 mesi dal 2027, a 67 anni e 6 mesi dal 2029 e a 67 anni e 9 mesi a decorrere dal 2031, per arrivare a 69 e 6 mesi dal 2051”. Ma, ripetono nei corridoi dell’esecutivo, quella dell’Inps – vai a capire chi, nei meandri della pubblica amministrazione – è stata una “fuga in avanti” visto che nulla è stato deciso per il biennio successivo, e che il governo può anche decidere di “sterilizzare” l’aumento dell’età pensionabile.