Gazzetta di Reggio

Reggio

Il doppio femminicidio di Modena

Uccise la moglie e la figlia di lei, no all’ergastolo per motivi «umanamente comprensibili»

Uccise la moglie e la figlia di lei, no all’ergastolo per motivi «umanamente comprensibili»

Fanno discutere le motivazioni della sentenza di condanna a 30 anni per Salvatore Montefusco

3 MINUTI DI LETTURA





Modena L'imputato è «arrivato incensurato a 70 anni, non avrebbe mai perpetrato delitti di così rilevante gravità se non spinto dalle nefaste dinamiche familiari che si erano col tempo innescate». E' uno dei passaggi delle motivazioni, scritte nelle 213 pagine di motivazioni della sentenza, con cui i giudici della corte d'Assise di Modena, spiegano perché non hanno riconosciuto l'ergastolo a Salvatore Montefusco, condannato a 30 anni per aver ucciso la moglie e figlia della donna il 13 giugno 2022 a Castelfranco Emilia (Modena). Le due vittime, Gabriela e Renata Trandafir, vennero assassinate da Montefusco a fucilate.

Scrivono ancora i magistrati nel dispositivo, sul profilo dell'assassino: «Alla condizione psicologica di profondo disagio, umiliazione e enorme frustrazione vissuta dall'imputato, a cagione del clima di altissima conflittualità che si era venuto a creare nell'ambito del menage coniugale e della concreta evenienza che lui stesso dovesse abbandonare l'abitazione familiare» Secondo l'avvocata, Barbara Iannuccelli del foro di Bologna, legale di parte civile dei parenti delle vittime, contattata da LaPresse, «è stato un omicidio avvenuto in diretta telefonica, commesso mentre un altro familiare era al telefono con il 112. Con questa sentenza è passato un messaggio terribile. Se un omicidio in famiglia avviene per problemi legati ad una “tempesta emotiva!, si vede dimezzata la pena. Confidiamo nella corte d'Assise d'Appello di Bologna, che riequilibri la pena».

Le reazioni
A queste motivazioni giungono forti reazioni.  «Apprendiamo che la Corte di assise di Modena non ha accolto la richiesta dell’ergastolo della Procura nel caso del doppio femminicidio commesso da Salvatore Montefusco sulla base “della comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto l'autore a commettere il fatto reato”. Non capiamo cosa ci sia da comprendere nell’inarrestabile strage di donne commessa dalla violenza maschile, se non che c’è molto lavoro da fare per abbattere i sedimenti di una cultura patriarcale che emerge anche là dove non ti aspetti e da parte di chi ha strumenti e poteri per contrastare questo orribile fenomeno». Lo afferma la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella

«Premesso che come sempre sarà necessario leggere l’atto, ma se quanto riportano gli organi di stampa fosse confermato, quello che emergerebbe come messaggio dalla sentenza con cui la Corte di assise di Modena ha condannato a 30 anni e non all’ergastolo Salvatore Montefusco, reo del duplice femminicidio della moglie e della figlia di lei, è che saremmo di fronte a un provvedimento da “manuale del patriarcato”. Dalla narrazione dei media sembrerebbe infatti che i giudici non abbiano riconosciuto la specificità della violenza contro le due donne e dunque il duplice femminicidio. Il problema non è tanto la pena applicata, ma la motivazione con cui si arriva a quella pena, motivazione che appare grave. Speriamo davvero di essere smentiti dalla lettura della sentenza che attendiamo con apprensione». Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente della Bicamerale Femminicidio. 

«Mi domando con quale coraggio i giudici considerino “motivi umanamente comprensibili” - tali da evitargli l'ergastolo - quelli che hanno spinto un uomo ad uccidere la moglie e la figlia nel giugno del 2022. Le motivazioni della Corte d'assise di Bologna sul caso di Modena sono un insulto alle donne e un pericoloso precedente nel contrasto alla violenza di genere. Parliamo di una madre e una figlia sottoposte quotidianamente ad angherie e violenza: come è possibile che uno spietato assassino possa essere giustificato in questo modo? Come è possibile che circostanze attenuanti generiche distruggano qualunque circostanza aggravante? Francamente sono sconcertata. Poi ci domandiamo perché in questo Paese si commettano tanti reati di femminicidio: questo è il brodo di coltura dove si nutre la cultura patriarcale che tutto giustifica. Si tratta di un pronunciamento gravissimo». Così Ilenia Malavasi, deputata del Pd.