Bibbiano, in 46 a processo per diffamazione per i post su Facebook ai danni dell’ex sindaco Carletti
I post nei giorni dell’inchiesta sugli affidi. A breve si discuterà anche la richiesta di archiviazione per Luigi Di Maio
Bibbiano «Fucilate questa feccia» e, ancora, «Bisogna sgozzarne uno per educarne 100». Oppure: «Devono linciarli ’sti bastardi», «Pagherai, pagherai», mentre si parla di «ossa spezzate» e del proposito di «impalare lui e tutti gli altri», «se ci mettiamo le mani noi neanche l’aria ci rimane». È un groviglio inestricabile di gravissime minacce, anche di morte, di insulti infamanti e inequivocabili offese alla reputazione dell’ex sindaco Andrea Carletti quello provocato in seguito a un post pubblicato su Facebook dall’allora ministro Luigi Di Maio, sullo scandalo affidi. Se, da un lato, per la posizione dell’ex ministro è stata chiesta dalla pm l’archiviazione - ma il provvedimento verrà discusso a breve, in seguito all’opposizione presentata dall’avvocato Tarquini - in aprile inizierà invece davanti alla giudice Michela Caputo il processo per diffamazione e minacce, a vario titolo, a carico di 46 imputati, residenti in tutta Italia, che hanno commentato il post pubblicato da Di Maio con offese e insulti.
Era il 27 giugno 2019, quando Di Maio pubblicò un post in cui compariva la foto di Carletti con la scritta “arrestato”, assieme al simbolo del Pd e alla frase: “Affari con i bambini tolti ai genitori”. Di Maio indicava quello che «viene spacciato per un modello nazionale a cui ispirarsi sulla tutela dei minori abusati, il modello “Emilia” proposto dal Pd, si rivela oggi come un sistema da incubo». Si scatenarono le minacce e le offese verso il primo cittadino, tanto che si arrivò a temere per la sua incolumità. Il primo cittadino Carletti, assistito dall’avvocato Giovanni Tarquini, aveva presentato, in tutto, cinque denunce, accorpando, soprattutto nella prima, numerose persone che avevano rivolto insulti social al primo cittadino. «Si va a processo a sei anni dai fatti e già questo peserà moltissimo sul destino del processo stesso – afferma l’avvocato difensore Giovanni Tarquini –. È rimasto fermo in Procura tanti anni. Ben venga la richiesta di fissare l’udienza, cosa subito fatta dal tribunale, ma è ovvio che tutte le situazioni condensate nel procedimento sono diverse tra loro. Ognuna delle persone imputate ha la propria storia. Ed essere così a ridosso del termine di prescrizione significa che dal punto di vista penale probabilmente tutto svanirà, noi faremo in modo che non sia così fino all’ultimo». Per l’ex ministro Di Maio è stata chiesta l’archiviazione, «perché secondo la Procura le sue espressioni, le vignette e gli insulti al dottor Carletti sono coperti dalla critica politica, che ha confini ben definiti e molto diversi da quanto dice la Procura. Ne parleremo tra pochi giorni davanti al giudice», conclude il legale. l © RIPRODUZIONE RISERVATA