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Un caffè con l’assessore

Marwa Mahmoud: da attivista per i diritti umani a prima assessora con il velo

Nicolò Valli
Marwa Mahmoud: da attivista per i diritti umani a prima assessora con il velo

Le battaglie per l’uguaglianza e la lotta alla discriminazione: «È un peccato che si sia arrivati a questo traguardo soltanto nel 2024»

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Reggio Emilia Fa ancora freddo, di primo mattino, ai tavolini della distesa della Pasticceria Ligabue di via Emilia San Pietro, ma l’agenda di Marwa Mahmoud, assessora alle Politiche Educative, è ricca di impegni e la incontriamo per un caffè prima di una lunga giornata di lavoro. Le deleghe di sua competenza dice di conoscerle ormai a memoria e la premessa non fa una grinza: «Mi occupo di Scuole e Nidi dell’infanzia, Scuola dell’obbligo, Comunità educante, Formazione professionale, Intercultura e Diritti umani». Ambiti che il sindaco Marco Massari ha affidato a Mahmoud, quarantenne che nella sua vita, grazie all’attività di Mondoinsieme, si è occupata di temi come uguaglianza e lotta alla discriminazione.  Sul suo blog, si definisce «un’attivista per i diritti umani, i diritti civili e la cittadinanza», ma che ha saputo farsi strada anche a livello politico. Il caffè scalda le mani e accompagna una chiacchierata che scorre via tra presente e futuro della nostra città. Non mancano le battute in dialetto perché è vero che Marwa è nata ad Alessandria d’Egitto ma ha studiato ed è cresciuta nella città del Tricolore.

Assessora Mahmoud, come vanno questi primi mesi in Giunta?

«Bene, diciamo che ho capito le regole del gioco. Fortunatamente non sono una neofita ma l’esperienza in consiglio comunale mi ha agevolato. Diciamo che... dopo le scuole elementari, ora sto frequentando le medie».

Lei ha la responsabilità delle politiche educative in una città, Reggio, che da sempre punta forte sul ruolo della scuola. Cosa significa?

«Ovviamente c’è una grande responsabilità su tutto ciò che succede, anche perché c’è un confronto diretto con tutti i relatori del mondo scolastico».

Quali sono i progetti a cui state lavorando?

«Va fatta una distinzione tra la fascia 0-6 e quella 6-14. Per la prima noi siamo un’eccellenza, anche grazie al sistema dei nidi e di Reggio Children. Per i più grandi, invece, ci appoggiamo all’Officina Educativa. In generale, comunque, da un lato c’è un calo demografico importante e dall’altro c’è una maggiore richiesta del tempo lungo, in considerazione del lavoro dei genitori. Non mancano le richieste per la manutenzione edilizia delle scuole: i genitori chiedono luoghi sicuri».

Ha fatto riferimento a Reggio Children, che importanza ricopre?

«Rappresenta la storia di Reggio. Lo scorso dicembre abbiamo consegnato il Primo Tricolore a Ione Bartoli, Eletta Bertani e Loretta Giaroni, le nostre pioniere dei nidi. Ci sono stati dei cambiamenti: Federico Ruozzi è stato nominato presidente dell’Istituzione Scuole e i Nidi d’Infanzia di Reggio Emilia, mentre Francesco Profumo è il nuovo presidente della Fondazione Reggio Children-Centro Loris Malaguzzi. Con la nuova governance andremo a definire un progetto basato sul Reggio Approach»

Si tratta di un approccio ancora attuale?

«Deve per forza esserlo. Non ci devono essere scuole di serie A e di serie B».

È la prima assessora della storia di Reggio a indossare il velo: cosa rappresenta per la comunità musulmana?

«Sicuramente è una bella soddisfazione. Il fatto che non ci fosse mai stata prima significa però allo stesso tempo che non c’era la stessa parità di diritti. È un peccato che si sia arrivati a ciò solo nel 2024».

Si è detto che lei ha posizioni contrarie rispetto al crocifisso in classe. Cosa risponde?

«Io sono musulmana ma lo Stato italiano è laico e a vocazione cattolica. È bello che ci sia questa pluralità di voci».

In questi mesi le hanno riferito o detto qualcosa per quanto riguarda le sue origini per attaccarla?

«Fortunatamente non mi è capitato. In passato però sì, anche se più che offese razziste erano legate al sessismo e alla cultura patriarcale».

Che idea si è fatta sui fatti di Reggiana-Bari allo stadio?

«Sono episodi gravi, al tempo stesso non bisogna commettere l’errore di generalizzare per colpa di un ignorante. La curva reggiana da sempre comunica messaggi antirazzisti».

A livello personale, il 2024 è stato anche l’anno del suo matrimonio nella stessa Sala del Tricolore dove si svolge il Consiglio. Progetti in vista?

«Sono molto felice. Della nostra famiglia fa parte anche Mariam, mia figlia. Ha 13 anni e tra poco dovrà fare la scelta sulle scuole superiori».

Lei è da sempre molto vicina alla segretaria del Pd Nazionale, Elly Schlein. Che progetti ci sono?

«Ritengo Elly molto brava e preparata, secondo me farà presto la presidente del Consiglio. Schlein mi ha affidato il progetto per realizzare la Scuola di istruzione politica nazionale, con circa 300 giovani da tutta Italia. L’obiettivo è anche quello di formare una nuova classe politica».

Gli obiettivi per il 2025 di Marwa Mahmoud quali sono?

«Mi piacerebbe andare a Parigi, mia figlia è tanto che me lo chiede. A livello politico, invece, punto forte su questa Scuola di istruzione politica: sarebbe un sogno portarla qua a Reggio».l (2 - continua) © RIPRODUZIONE RISERVATA