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Con Delrio e Prodi nasce il centro dei cattolici Comunità democratica

Luca Rossi
Con Delrio e Prodi nasce il centro dei cattolici Comunità democratica

«Non si tratta di costruire nuovi partiti. L’obiettivo un’agenda seria per coinvolgere nuovi elettori»

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Milano Non creare un partito o una corrente, ma dare un contributo al Partito democratico e al centrosinistra. Ecco il filo rosso degli interventi di “Comunità democratica”, a battesimo a Milano. Il senatore del Pd, Graziano Delrio. Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si salutano con una stretta di mano. Da tempo i loro due nomi vengono indicati come possibili federatori di un’area di centro che guarda a sinistra. L’ex premier Romano Prodi parla in videocollegamento anche con l’evento organizzato in parallelo a Orvieto da “Libertà Eguale”. Nella sala Biagi di Palazzo Lombardia, a Milano, nelle prime file ci sono gli ex ministri Barbara Pollastrini, Maria Pia Garavaglia, Giuliano Poletti, ma anche Pierluigi Castagnetti, l’ex segretario della Cisl, Savino Pezzotta, diversi esponenti dem, come Lorenzo Guerini, e la deputata di Italia viva, Maria Elena Boschi. Ruffini è l’ospite più atteso.

Al suo esordio nell’agone politico, è netto: «L’idea non è costruire un’operazione di cosmesi, ma un’agenda seria. Non si tratta di costruire nuovi partiti, ma di coinvolgere nuovi elettori». Il suo discorso “programmatico” parte da un presupposto: «Ormai siamo abituati a interessarci solo al “chi” e non al “cosa” o al “perché”, siamo assuefatti ai talent show e alle nomination. Siamo rassegnati all’idea di Paesi o di democrazie che possano essere salvati solo da una persona o da un nome. Senza neanche aver chiara quale sia l’idea di Paese che quella persona ha in mente». Ruffini non le manda a dire: «David Sassoli è stato fondamentale nella costruzione della maggioranza Ursula. Nata in un momento di necessità, potrebbe diventare una scelta solida per essere alternativi alla destra». Insomma, secondo l’ex direttore dell’Agenzia dell’Entrate, occorre «una visione larga, condivisa, per riportare la gente al voto». Prodi, dal canto suo, non si nasconde dietro un dito: «Siamo stati corrosi dal mito dell’uomo o della donna sola al comando, ma la democrazia si salva solo con la partecipazione. Sono molto contento che ci sia un’analoga iniziativa a Orvieto. Era ora che cominciassimo a parlare, siamo stati muti per troppo tempo. La democrazia è confronto e partecipazione». Il Professore, chiarisce: «Non penso a un partito dei cattolici, ma al necessario e indispensabile contributo dei cattolici per la costruzione di un Paese più giusto». L’ex premier riconosce un ruolo di “leadership indiscussa” per il Pd e si complimenta con la segretaria Elly Schlein, che «è riuscita a rafforzare il ruolo del Pd come catalizzatore della capacità di cambiamento». Se il Pd «sarà capace di apertura e condivisione, potrà costruire un’alleanza vincente». L’obiettivo è, quindi, realizzare un’alternativa. Sala è netto: «Lasciamo fare ai giornali la narrazione dei federatori, mettiamoci intorno a un tavolo fra persone che vogliono aiutare a cambiare. Troviamo le formule per mettere l’egoismo da parte e portare idee». Il sindaco di Milano bolla come “antistoric” il “no” del Pd al terzo mandato e guarda di buon occhio all’iniziativa di “Comunità democratica”: «Il mio tormento è che in politica voglio vincere» e «non mi voglio rassegnare che all’interno della nostra comunità c’è questo senso di sconfitta ineluttabile. Mi vergogno da lombardo a pensare che non possiamo vincere».l