Un pugno in faccia durante la partita. Sette ore di intervento per Simone Costa: «Mio figlio è grave in ospedale»
A colpirlo durante Boca Barco-Rubierese Afzaz Ilyas che parla di insulti razzisti. «Non si è visto nulla che potesse giustificare una simile esplosione di violenza»
Reggio Emilia «Sono distrutto. Mio figlio sta male, lo stanno operando a Parma perché ha la mandibola rotta in più punti». Paolo Costa, padre di Simone, difensore 24enne del Boca Barco, racconta così il dramma che sta vivendo il figlio, ricoverato da domenica nel reparto maxillo-facciale dell’ospedale Maggiore di Parma. A ferirlo, durante una partita di calcio dilettantistico di Prima Categoria, è stato Afzaz Ilyas, 25 anni, nato a Pavullo nel Frignano da genitori marocchini e in forza alla Rubierese, società nota anche a livello nazionale per la presenza nella compagine societaria di Marco Bizzarri, ex amministratore delegato di Gucci.
«Ho visto bene quello che è accaduto – dice il padre di Simone – Il gioco era fermo per un calcio di punizione. Stavo guardando mio figlio quando quel giocatore lo ha colpito da dietro, senza che lui potesse vederlo. Simone è caduto a terra, l’ho visto uscire sanguinante dal campo e allora sono corso anche io negli spogliatoi». In quegli attimi, Paolo Costa si è trovato davanti a una scena drammatica: «Era quasi svenuto. Ho cercato di tenerlo sveglio e ho dato subito l’allarme al 118. Non riusciva a parlare né a muovere la lingua». Lunedì Simone, che vive a Reggio Emilia e lavora nell’ufficio commerciale di un’azienda, è stato sottoposto a un delicato intervento di ricostruzione della mandibola, durato dalle 11 alle 17.30. «Seguirà una lunga e difficile riabilitazione. Ci vorrà molto tempo», aggiunge amareggiato il padre. A ferire ulteriormente Paolo Costa sono stati alcuni commenti sentiti sugli spalti: «Qualcuno ha detto che probabilmente mio figlio aveva detto qualcosa a quel giocatore. Ma si rendono conto? Stiamo parlando di un pugno che ha avuto conseguenze gravi e poteva andare anche peggio se lo avesse preso alla tempia». Il motivo del gesto sarebbe legato a presunte frasi razziste. «Per tutta la partita mi ha chiamato “scimmia” e “negro di m...” – ha raccontato all’Ansa Afzaz Ilyas, che vive a Rubiera – Io e i miei compagni lo abbiamo segnalato all’arbitro e all’allenatore avversario, ma nessuno ha fatto niente. Non mi sono sentito tutelato. All’ennesimo insulto, sono impazzito e l’ho colpito». Dichiarazioni tutte da verificare. Ieri abbiamo contattato il giovane, che però non ha voluto fornire la sua versione. Il presidente del Boca Barco, Enzo Guerri, interpellato dalla Gazzetta di Reggio, assicura: «Io personalmente, a bordo campo, non ho sentito nulla e nessuno dei giocatori mi ha riferito di aver sentito queste frasi». Anche Paolo Costa contesta questa ricostruzione: «Ho visto una partita tranquilla. Nel primo tempo non c’era stata alcuna tensione e anche nella ripresa dagli spalti non si è visto nulla che potesse giustificare una simile esplosione di violenza». La famiglia di Simone è turbata dal fatto che il presunto episodio di razzismo abbia inizialmente oscurato la gravità del gesto del 25enne. La vicenda avrà sicuramente degli strascichi, non solo sportivi. Per legge, un tesserato della Figc deve ottenere l’autorizzazione dalla Federazione per intraprendere le vie legali. Si attende inoltre la decisione del giudice sportivo, non tanto per conoscere le giornate di squalifica (che si suppone siano numerose), quanto per capire se l’arbitro abbia sentito qualcosa. l © RIPRODUZIONE RISERVATA