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Acque inquinate da Pfas, Reggio Emilia tra le peggiori d’Italia

Acque inquinate da Pfas, Reggio Emilia tra le peggiori d’Italia

Il reportage di Greenpeace “Acque senza Veleni”: «In molte aree d’Italia viene attualmente erogata acqua potabile che in altre nazioni non viene considerata sicura»

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Reggio Emilia  Si chiama “Acque senza Veleni” la spedizione di Greenpaece che ha avuto luogo tra settembre e ottobre 2024 «per verificare la contaminazione da PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) dell’acqua potabile in tutte le regioni d’Italia».  E’ nata per rispondere «alla crescente preoccupazione della popolazione e per sopperire alla mancanza di dati pubblici a riguardo». I Pfas, noti anche come “inquinanti eterni”, sono sostanze chimiche usate in numerosi processi industriali e prodotti di largo consumo, che si accumulano nell’ambiente e che sono da tempo associate a gravi rischi per la salute.

I risultati

«Al netto del numero differente di campioni analizzati per ogni Regione, è possibile avere un’indicazione della diffusione della contaminazione su scala regionale considerando il numero di campioni contaminati rispetto al totale analizzati» spiega Greenpeace. Le situazioni più critiche si registrano in Liguria (8/8), Trentino Alto Adige (4/4), Valle d’Aosta (2/2), Veneto (19/20), Emilia Romagna (18/19), Calabria (12/13), Piemonte (26/29), Sardegna (11/13), Marche (10/12) e Toscana (25/31).
 

Considerando il parametro di legge “Somma di PFAS”, ovvero la somma di 24 molecole il cui valore, a partire dal gennaio 2026, non dovrà superare 100 nanogrammi per litro, le città con le concentrazioni più elevate sono risultate Arezzo, Milano (Via Padova) e Perugia, seguite da Arzignano (VI), Comacchio (FE), Olbia (SS), Reggio Emilia, Ferrara, Vicenza, Tortona (AL), Bussoleno (TO), Padova, Monza, San Bonifacio (VR), Ceccano (FR) e Rapallo (GE). «La situazione più critica risulta essere quella di Milano dove anche un secondo prelievo, effettuato in Via delle Forze Armate, ha fatto registrare concentrazioni elevate, ben più alte rispetto a Perugia, e pari a 58,6 nanogrammi litro. Un terzo prelievo effettuato nel capoluogo lombardo a Villa Litta in zona Affori ha invece fatto registrare una contaminazione di 17,5 nanogrammi litro. Pur essendo un valore ben più basso rispetto agli altri due campioni prelevati in città, nella classifica nazionale quest’ultimo risulterebbe il 36esimo punto più contaminato in Italia rispetto al parametro “Somma di PFAS”» dice ancora Greenpeace.

Le considerazioni

«In molte aree d’Italia viene attualmente erogata acqua potabile che in altre nazioni non viene considerata sicura per la salute umana. Il 41% dei campioni che abbiamo analizzato in Italia supera ad esempio i limiti vigenti in Danimarca sui PFAS nell’acqua, mentre il 22% supera le soglie introdotte negli Stati Uniti» scrive Greenpeace. 

«Il quadro che emerge dalla nostra indagine Acque senza Veleni è tutt’altro che rassicurante: milioni di italiane e italiane sono esposti attraverso l’acqua potabile a sostanze chimiche pericolose e bioaccumulabili, note per essere interferenti endocrini e causare l’insorgenza di gravi patologie tra cui alcune forme tumorali. Sono pochi i territori italiani non intaccati dalla contaminazione, con le maggiori criticità che emergono in quasi tutte le Regioni del Centro Nord e in Sardegna. Tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni non hanno mai affrontato seriamente il problema PFAS e anche il governo attuale non fa eccezione». E conclude: «Chiediamo al governo Meloni, ai ministri competenti e al parlamento di assumersi le proprie responsabilità e garantire a tutte e tutti noi un diritto minimo essenziale: l’accesso ad acqua pubblica pulita e non contaminata».