Gazzetta di Reggio

Reggio

Reggio Emilia

Un’altra notte di delinquenza tra via Terrachini e via Melato

Massimo Sesena
Un’altra notte di delinquenza tra via Terrachini e via Melato

I ladri devastano due pizzerie, il negozio di un calzolaio e le auto in sosta

4 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia Non tutti, a Reggio, aspettano l’esercito per la zona della stazione. Non tutti, la mattina, cercano sul giornale o accendono radio e tivù nella speranza di apprendere che la zona della stazione storica e le vie vicine sono diventate – con tutti gli annessi e i connessi – zone rosse. C’è anche chi, incurante delle incomprensibili dinamiche della politica locale e nazionale, continua imperterrito nelle proprie attività malavitose: come i protagonisti di una autentica notte di follia andata in scena nel quartiere compreso tra via Terrachini e via Emilia Ospizio. È lì che, nella notte tra sabato e domenica, un quartiere intero è stato messo a soqquadro da ladri rozzi al punto da sfasciare tutto per rubare quasi nulla: nessun piano architettato nei dettagli, ma soltanto la violenza contro le cose: due pizzerie, il negozio di un calzolaio, diverse auto parcheggiate sotto i palazzi tra le vie Terrachini, Duse e Melato.

Invero, il teatro di questa scorribanda, carte topografiche alla mano, è diviso soltanto da un pezzo di via Emilia dalla zona più calda e pericolosa della città: il “filo della polenta” per usare una locuzione in uso tra i nostri padri: una unità di misura unicamente tesa a indicare una differenza minima, quasi impercettibile tra una cosa e l’altra, tra un quartiere e quello vicino, tra la paura che si vive passando di sera a piedi in viale IV Novembre e quella che prova il commerciante di via Terrachini tutte le volte che chiude a chiave il suo negozio. Nel caso di specie, è ancora più esile la differenza che passa tra una zona – quella della stazione storica – a tratti e (a momenti) quasi invivibile da persone normali e l’altra che vive notti da incubo, accompagnate dalla sgradevole sensazione di sentirsi abbandonati.

Il blitz

Tutto è accaduto nella notte tra sabato e domenica, quando il negozio del calzolaio – una delle rare botteghe artigiane in cui ci si imbatte in città – ha già chiuso i battenti da ore, mentre nelle due pizzerie, distanti un centinaio di metri una dall’altra – “Lievitare” in via Terrachini e “Napoli in Pizzeria” in via Duse – la serata di lavoro si è conclusa da poco. E le macchine, utilitarie, non auto di lusso, sono placidamente parcheggiate lungo la via.  Alla fine saranno tre le auto devastate, probabilmente con il solito tombino di cemento. Un’arma che per ha avuto bisogno anche di altri arnesi per farsi largo nei tre negozi. Nessuna gioielleria, anzi, tre posti di lavoro, violati con un tombino e un paio di arnesi da scasso. Per cosa? Nella pizzeria “Lievitare”, che il giovane Francesco Gobello ha aperto soltanto da sette mesi, i ladri hanno prima cercato di forzare la serratura della porta d’ingresso e poi hanno mandato in mille pezzi la vetrata per entrare in cassa non hanno trovato nulla. E questo perché soltanto due mesi fa il titolare della pizzeria aveva dovuto far l’inventario di un furto fotocopia, con i ladri che però avevano portato via duecento euro dal registratore di cassa. Dopo aver rimesso a posto la porta, memore di quanto accaduto, Gobello svuots la cassa al momento della chiusura e prima di uscire attiva l’allarme. «Abbiamo chiesto ai vicini – dice – e qualcuno ha detto di aver sentito suonare l’allarme ma ha pensato che fosse l’antifurto di qualche auto». Da Maria Lotta, titolare del negozio in cui si risuolano le scarpe medesima dinamica e medesimo inesistente bottino. “Solo” danni anche alle auto in sosta. E alla fine è toccato ai carabinieri, allertati dall’allarme, fare l’inventario di ciò che mancava, quasi nulla e dei danni che invece sono stati ancora una volta ingenti.

Lo sfogo amaro

Alla fine non resta che lo sfogo, sacrosanto di chi si sente sempre più solo. «Ci siamo stancati – dice Gobello dopo aver rimontato il vetro nuovo della sua pizzeria – di questi continui furti, chiediamo solamente di lavorare in pace. In due mesi subire due furti , dopo aver aperto da 7 mesi non è facile ma la cosa grave è ,che vista la situazione del quartiere in questo momento, viviamo con la paura che possa succedere ancora». Poi ancora: «È troppo chiedere che chi amministra la città in cui sto cercando di farmi un futuro mi permetta di lavorare in sicurezza senza l’incubo di esser svegliato in piena notte dai carabinieri perché i ladri e i devastatori sono tornati?».l © RIPRODUZIONE RISERVATA