Gazzetta di Reggio

Reggio

Il decennale dell’inchiesta Aemilia

«Quando venne scarcerato un membro del clan, festa a Brescello con i fuochi d’artificio»

Serena Arbizzi
«Quando venne scarcerato un membro del clan, festa a Brescello con i fuochi d’artificio»

La denuncia al convegno che ha ricordato l’inchiesta contro l’ndrangheta: «Non ha chiuso il cerchio, ma ha aperto gli occhi a una presenza ormai endemica»

3 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia «Poco prima di Natale a Brescello, corre voce siano stati esplosi fuochi d’artificio e, contemporaneamente, è uscito un post anonimo con scritto: “È uscito, fuochi a Cutrello”», alludendo a un detenuto del clan appena scarcerato. L’episodio dai contorni inquietanti si è verificato poco prima dello scorso Natale, a Brescello, Comune sciolto nel 2016 a causa delle infiltrazioni della ’ndrangheta, ed è stato raccontato da Luca Chierici, sindacalista della segreteria confederale di Cgil con delega alla legalità. L’occasione è stata fornita dalla tavola rotonda, per il decennale del blitz di Aemilia, il più grande processo contro la ’ndrangheta celebrato nel nord Italia.

Cuore dell’appuntamento, la presentazione del Report Mafia Reggiana a cura di Libera Reggio Emilia, insieme agli interventi del segretario della Cgil Cristian Sesena, di Giovanni Mattia, coordinatore dell’associazione fondata da don Ciotti, Raffaele Vicidomini, responsabile del coordinamento legalità e sicurezza Cgil Emilia Romagna, Margherita Asta, la quale ha perso la madre e i due fratelli nella strage di Pizzolungo. Gli interventi sono stati introdotti e coordinati dal giornalista Tiziano Soresina, profondo conoscitore del processo Aemilia e autore di più libri sul tema. Chierici esordisce spiegando il motivo per cui è stata organizzata, con Libera, l’iniziativa: «Cade in occasione del decimo anniversario di Aemilia che non ha chiuso il cerchio, ma ha aperto gli occhi a una presenza ormai endemica. La ricerca fotografa la consapevolezza dei cittadini rispetto alle infiltrazioni malavitose e il quadro che ne esce è emblematico. Di mafia bisogna parlarne: questo è uno degli strumenti che abbiamo per contrastarla. Tutti i giorni veniamo a conoscenza di aziende coinvolte in fatturazioni false, caporalato, per non parlare della microcriminalità, ad esempio alla stazione, dove si assiste a fenomeni quali lo spaccio, che sottintende una rete criminale organizzata». Dopo la sindaca e vicepresidente della Provincia, Francesca Bedogni, il primo cittadino Marco Massari, puntualizza come nel quartiere della stazione «non si voglia militarizzare nulla. Sono evidenti le infiltrazioni della malavita, ma dobbiamo lavorare tutti insieme per contrastarle. Questo implica tre punti: le necessarie misure di prevenzione e repressione, gli interventi di tipo sociale e sociosanitario, ma anche la riqualificazione». Massari, che ha tenuto per sè la delega alla legalità per evidenziare l’importanza del tema, indica il rilancio dell’attività della Consulta: «Abbiamo un comitato tecnico-scientifico con profili di livello nazionale, come il giudice Caruso, la prefetta io Rolli, l’avvocato Di Legami, la professoressa Spaccapelo. La Consulta dovrà darci una grossa mano per collegare la parte tecnico scientifica con le associazioni di imprenditori, i sindacati e gli ordini professionali che fanno parte della consulta. Vorremmo che arrivassero segnali di allarme e indicazioni utili per tutta la città, che fosse un organismo molto vivo». Il giornalista Tiziano Soresina sottolinea come Reggio Emilia rimanga «epicentro della criminalità organizzata nella nostra regione» e di come il clan «non sia in disarmo». E si sofferma sui fuochi d’artificio per celebrare l’uscita dal carcere di un detenuto vicino al clan: «È successo anche a Reggio e credo non siano solo messaggi di giubilo, ma messaggi precisi alla comunità». Cristian Sesena pone l’accento su una «situazione complicata, a Reggio Emilia. In alcuni cittadini c’è la convinzione che tutto si sia esaurito con il processo Aemilia. Molti hanno pensato di aver fatto abbastanza. Oggi dobbiamo ragionare di presente e futuro: non abbiamo sradicato un fenomeno, lo abbiamo contrastato. Servono mezzi nuovi per combatterlo. E non mi piace che i sindacati siano posti sullo stesso piano delle associazioni imprenditoriali perché loro hanno più strumenti di noi. Il mercato del lavoro così com’è ora si presta alle infiltrazioni. Guardiamo quindi con favore ai nostri referendum e sottolineiamo che la Consulta debba creare tensione civile e morale perché non si abbassino gli anticorpi». Mattia (Libera) nel presentare i dati del Report enfatizza la necessità di un«riutilizzo sociale dei beni confiscati. Chiediamo una mano a tutti». L’altro aspetto fondamentale citato da Mattia è la memoria. l