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Il caso

Caso Bibbiano, Di Maio non diffamò l’ex sindaco Carletti

Ambra Prati
Caso Bibbiano, Di Maio non diffamò l’ex sindaco Carletti

Il giudice Rat archivia: «Il post? Insindacabili opinioni politiche»

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Bibbiano «Nel post su Facebook il ministro Luigi Di Maio ha espresso opinioni nell’esercizio della funzione parlamentare e, come tali, si tratta di opinioni insindacabili». Con questa motivazione il Gip Andrea Rat ha archiviato la querela per diffamazione presentata dall’ex sindaco Andrea Carletti. Il 27 giugno 2019, nel pieno del caso affidi, Di Maio, allora vicepremier e ministro del Lavoro, pubblicò sui social una foto dell’allora sindaco Carletti, con la fascia tricolore, accompagnata dalla frase: «Affari con i bimbi tolti ai genitori. Una galleria di atrocità assolute che grida vendetta a Reggio Emilia e per cui oggi, oltre a una ventina di indagati, è stato arrestato anche il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti (Pd)». Il post innescò una valanga di attacchi contro Carletti, il quale, sentendosi diffamato, querelò ben 46 commentatori (il processo per gli altri inizierà ad aprile). Per Di Maio, il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione; l’avvocato di Carletti, Giovanni Tarquini, si è opposto, sostenendo che fossero stati travalicati i limiti della verità e della continenza.

L’avvocato di Di Maio, Daniela Petrone, ha invece invocato da un lato la scriminante del diritto di critica politica e dall’altro l’insindacabilità delle opinioni espresse nell’esercizio delle funzioni parlamentari, ai sensi dell’articolo 68 della Costituzione. Il Gip Rat ha basato la sua decisione proprio su questo articolo, che «garantisce ai parlamentari libertà di pensiero», proteggendo «ogni attività di critica e di denuncia politica espletata anche al di fuori del Parlamento», con un unico limite: il vincolo che tali opinioni siano legate all’esercizio delle funzioni parlamentari, «a prescindere da qualunque valutazione in merito all’incidenza di quelle opinioni sulla reputazione di terzi». Secondo il Gip, per quanto quel post fosse «duro, aspro, sferzante e al limite fastidioso», Di Maio non attaccava il singolo, ma rivolgeva «un attacco al sistema degli affidi dei minori creato dal Pd», un tema su cui l’ex ministro presentò poi interrogazioni parlamentari e altre iniziative politiche. L’avvocato Tarquini, difensore di Carletti, ha commentato: «Valuteremo il da farsi, se non altro in ragione dell’oggettiva carica diffamatoria delle affermazioni, su cui lo stesso Gip non interviene». l © RIPRODUZIONE RISERVATA