Decreto locali, la risposta di Reggio Emilia: «Applichiamo già il decreto, ma non siamo vigilantes»
Il parere: «Ben venga se ci sono ulteriori misure di sicurezza, anche se la sicurezza te la danno le piazze piene»
Reggio Emilia Giudizi contrapposti in centro a Reggio tra i ristoratori, tra chi deve ancora prendere dimestichezza con le linee guida del ministro Piantedosi e chi invece non nasconde un pizzico di amarezza. Mantiene al momento un giudizio neutro, Federico Riccò della Bottega 39 situato in piazza XXIV Maggio: «Premesso che devo ancora leggere attentamente il Decreto, non vedo particolari modifiche rispetto a quanto già facciamo ogni giorno – sottolinea –. Se abbiamo resistito al periodo del Covid, dove veramente eravamo sottoposti a sforzi importanti, ce la faremo anche stavolta. Una cosa è sicura: ai ristoratori e gestori di attività viene chiesto sempre più e questo non è il massimo». Non sembra particolarmente preoccupato Luca Braglia, socio del Borsalino Cafè in piazza Fontanesi: «Rispettiamo tutte le misure inserite nel Decreto, a partire dalle telecamere sino alla richiesta del documento per i minori di 18 anni – sottolinea –. Ben venga se ci sono ulteriori misure di sicurezza, anche se la sicurezza te la danno le piazze piene: più gente c’è, maggiore presidio è garantito». Prosegue Braglia: «A volte è l’assicurazione stessa a obbligarti a installare le telecamere. Una volta in piazza Fontanesi non c’era nulla, poi l’intera area è stata riqualificata ma ora siamo tornati a una fase difficile: a parte il weekend non viene nessuno, e gli episodi di violenza aumentano: a me ed altri colleghi hanno spaccato più volte il vetro delle auto».
Il romagnolo Mattia Tordi gestisce il bar Pappare’ Emilia in via Arcipretura. Si è trasferito da Rimini da un annetto, e le sue riflessioni sono a 360°: «Abbiamo i sistemi di videosorveglianza funzionanti e cerchiamo di stare all’occhio con la clientela, soprattutto con la somministrazione delle bevande alcoliche ai minori. Insieme alla clientela dovremmo pensare a uno sforzo collettivo, anche perché un centro vivo e attraversato diventa automaticamente sicuro». La sua riflessione tocca anche lo stato di salute del centro storico: «C’è bisogno di ragionare per ridare slancio alle attività del centro. Io sono in ogni caso contrario all’idea del poliziotto vigilante – conclude –. Non dobbiamo imporci con arroganza se ognuno di noi fa un piccolo sacrificio».
Intervengono sulle linee guida del ministro dell’Interno anche le associazioni; Confesercenti ad esempio, attraverso il responsabile Dario Domenichini, sottolinea che «queste linee guida rischiano di costituire ulteriori oneri per gli esercenti. Imporre ai gestori di pubblici esercizi di installare sistemi di videosorveglianza, illuminare le aree circostanti e definire codici di condotta è però inaccettabile, perché scarica sulle nostre spalle responsabilità che spettano allo Stato». Aggiunge Confcommercio: «Vengono attribuiti ai pubblici esercizi oneri che competerebbero alle forze dell’ordine. Il decreto, inoltre, è stato fatto uscire senza aver consultato nessuna associazione di categoria e comunicato in maniera sommaria». © RIPRODUZIONE RISERVATA