Rifiuta di dargli i soldi: studente preso a pugni vicino alla stazione
Uno spacciatore assale un 21enne dopo il rifiuto di comprare o dargli soldi: «Mi ha colpito in piena faccia, mio padre è riuscito a salvarmi»
Reggio Emilia Preso a pugni, a pochi passi dalla stazione, dopo aver rifiutato di acquistare dosi di droga da un gruppo di spacciatori. Il nuovo, inquietante, episodio si è verificato in via Eritrea, davanti alla macelleria di cui è titolare Hossain Mohammad Delwar. E l’aggressione si è verificata proprio ai danni di suo figlio, studente di ingegneria meccatronica, davanti al negozio. Erano le 19.30 di venerdì quando il figlio di Hossain, Tahsin Tanim, è arrivato davanti all’attività commerciale del padre. Ha parcheggiato l’auto e un gruppo di spacciatori gli si è avvicinato: uno di loro gli ha offerto sostanze stupefacenti. Di fronte al suo rifiuto, gli hanno domandato del denaro, ma il giovane ha resistito. Uno del gruppo, quindi, gli si è avvicinato e ha iniziato a spintonarlo: la situazione è presto degenerata e il giovane è stato preso a pugni in pieno volto.
«Non so cosa sarebbe potuto accadere se mio padre non fosse venuto a soccorrermi – dice ancora sotto choc per quanto successo poche ore prima il giovane –. Venerdì pomeriggio sono stato all’università e, successivamente, a ritirare l’auto. Sono ritornato a Reggio Emilia e ho parcheggiato vicino al negozio di mio padre, in via Eritrea. Già da quando ero in macchina, ho notato che c’era un gruppo di quattro persone - dai modi ho capito che si trattava di spacciatori - e uno di questi mi fissava. Una volta sceso dall’auto, ha cercato l’approccio offrendomi hascisc e marijuana. Io ho rifiutato. Di fronte al mio no ha esclamato: “Allora dammi 5 euro”. Io ho chiuso la portiera e ho fatto per entrare in macelleria. Ma quell’uomo mi ha bloccato. Io ho cercato di divincolarmi. Lui mi ha spinto contro la saracinesca metallica. Quando ho sbattuto lì contro si è sentito un grande rumore, che per fortuna ha attratto l’attenzione di mio padre. Io ho iniziato a gridare per chiedergli aiuto. Lui è corso subito fuori. Nel frattempo, quell’uomo mi ha sferrato un pugno. E mio padre è uscito iniziando a urlare di smetterla, di lasciarmi stare. Abbiamo cercato di non reagire in modo fisico, perché non sapevamo se fosse o meno armato. Poi anche gli altri, del suo stesso gruppo, si sono messi in mezzo, cercando di tranquillizzarlo». Tahsin insieme al padre ha chiamato la polizia. Dopo un quarto d’ora è arrivato un altro gruppo, conosciuto nella zona della stazione, per l’attività di spaccio. «Mio padre ha detto loro che uno dei loro amici mi aveva picchiato. In risposta, si sono messi a minacciare mio padre. Così abbiamo richiamato la polizia e io son o andato a farmi medicare al pronto soccorso, dove mi hanno prescritto tre giorni di riposo».
Altrettanto terrorizzato il padre del giovane, titolare della macelleria. «Quando siamo arrivati qui, in via Eritrea, nel 2019 la situazione non era come questa – aggiunge Hossain Mohammad Delwar –. Qui alla stazione è tutto peggiorato dopo gli anni del Covid. Io mi sono accorto di quanto stava succedendo quando ho sentito un rumore fortissimo. Era mio figlio spintonato contro la saracinesca metallica del negozio. Al tempo stesso, sapevo che era arrivato davanti alla macelleria ma non entrava mai. A un certo punto ho sentito urlare: “Papà, papa...”. Ho abbandonato la cassa per correre fuori, trovandolo caduto. L’ho soccorso, salvandolo: non posso nemmeno immaginare cosa sarebbe successo. È stato lo stesso gruppo di spacciatori che si trova sempre nello stesso punto». Sul caso interviene il comitato di viale Quattro Novembre: «Chiediamo che ci sia sinergia con la Procura e si comincino a infliggere pene alternative a queste persone, ad esempio servizi utili per la collettività, come pulire le strade ed altro. Tante volte abbiamo segnalato la presenza di questi spacciatori. Abbiamo chiesto che facessero dei controlli contro chi usa biciclette o monopattini, che spesso sono galoppini per gli spacciatori».