Federico Buffa racconta il mito di Kobe Bryant «Ha vissuto come un eroe greco»
Reggio Emilia, al teatro Valli il debutto di “Otto Infinito – Vita e morte di un Mamba”
Reggio Emilia «Kobe era come un eroe greco, nascono, completano l’universo e ti ricordi di loro». Pensieri e opere di Federico Buffa, per distacco il più competente e sensibile dei narratori sportivi e italiani, chiamato stasera al debutto di “Otto Infinito – Vita e morte di un Mamba”. L’appuntamento è stasera, lunedì 3 settembre, alle 21 al teatro Valli a Reggio, la città italiana di Kobe, quella in cui era doveroso iniziare. Lo spettacolo, voluto dalla Regione a cinque anni dalla morte di Bryant in un incidente in elicottero assieme alla figlia, ha subito fatto scattare la golosità degli appassionati.
La primissima data era fissata per martedì 4 febbraio, ma il pienone in poche ore ha portato al bis al Valli, prima di proseguire nelle settimane successive al Duse di Bologna. Sul palco, nel lavoro curato alla regia da Maria Elisabetta Marelli, Buffa sarà affiancato dal pianista Alessandro Nidi, suo storico partner musicale, e dai figli di quest’ultimo alle percussioni. Insieme, ricostruiranno la vita di uno dei grandi simboli dello sport, e non solo. In Italia, un cammino simile poteva iniziare solo a Reggio. «Era quasi obbligatorio partire da Reggio, anche la Regione ci ha sollecitato, era questo il luogo. Non mi aspettavo questa partecipazione, ma è vero che Kobe manca dal 2020. Cinque anni senza Kobe, non avrei mai pensato di dover parlare di lui. Mi immagino che sia scomparso come Gaetano Scirea, con quei sei secondi per capire che morirà. Solo che al fianco aveva anche la figlia Gianna». Con una figura come Kobe, la vita esonda, sempre. «La storia non è potente, di più. Noi abbiamo deciso di fermarci al 2016, all’ultima chiamata in campo. Due ore per 38 anni sono pochine, noi non abbiamo immagini e video perché sono protette da copyright e dobbiamo fare un lavoro evocativo. Vedremo se ci riusciremo, dovremo raccontare la storia di un uomo controverso e io non sono di quelli che pensano che un finale tragico asciughi le complessità di una persona», spiega. Tanto meno con Bryant: «Era di un’impressionante potenza fisica e mentale, che ha sfidato e rotto tante regole e ha lasciato un segno notevolissimo. È quello che ha sbagliato più tiri nella storia della Nba, vero, ma quante volte ha inciso sulla sua squadra? Sempre quella peraltro, come pochissimi, Duncan, Nowitzki...».
E tutto, sempre con un’infinita determinazione. «Le sorelle raccontano di come a 5 anni abbia annunciato che sarebbe diventato una star Nba, aveva fretta di andare per poter affrontare i due che lo ispiravano, Magic e Jordan. Aveva le caratteristiche di un eroe greco. Pensava sempre al massimo e secondo il suo miglior amico reggiano, Chris Ward, nella sua testa poteva pensare di diventare anche presidente degli Usa. Una fame di vita infinita, che non dorme mai». Come raccontarlo? «L’idea mi è venuta al festival di Locarno, vedendo un film kosovaro in cui il regista usava la musica per parlare della morte. Ho pensato che avremmo potuto fare lo stesso, partendo da una delle tante vicende incredibili. A un certo punto vuol conoscere meglio la musica per il cinema e chiama John Williams, autore delle più celebri colonne sonore di Hollywood. Lui riesce a avere tutti i numeri e quando chiama, ovviamente, tutti sanno chi è. Useremo quelle colonne sonore». Niente di meno, per chi a Los Angeles è stato il re. l © RIPRODUZIONE RISERVATA