Gazzetta di Reggio

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I dati dall’Agenzia delle Entrare

Reggio Emilia, l’80% delle imposte è versato da dipendenti e pensionati

Serena Arbizzi
Reggio Emilia, l’80% delle imposte è versato da dipendenti e pensionati

Sono solo circa 1.700 coloro che dichiarano più di 120mila euro anno. Rinaldi (Uil): «C’è un’emergenza salariale anche sul nostro territorio»

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Reggio Emilia L’80 per cento delle imposte sul reddito delle persone fisiche (Irpef) di Reggio Emilia è versato da dipendenti e pensionati. Questo il dato sottolineato da Uil, che emerge da uno studio approfondito sui dati pubblicati dall’Agenzia delle Entrate e relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2023 emerge un dato inequivocabile. Dai dati emerge che il reddito medio dei reggiani sfiora i 24mila euro: se paragonati alle città vicine si scopre che sono 4.300 euro in meno rispetto a Bologna e 3.400 in confronto ai modenesi. Se si entra nel merito delle fasce di reddito, su 127.316 contribuenti vengono censiti oltre 1.700 “Paperoni”, ovvero coloro che dichiarano più di 120mila euro anno, solo l’1,3 per cento del totale, mentre sono 37.760, quindi il 29 per cento, quelli che dichiarano da 0 a 15mila euro, a oggi esentati dall’addizionale comunale.

La fascia di reddito compresa tra i 15 ed i 26 mila euro conta 39.452 cittadini - il 31 per cento - mentre il 30 per cento (38.658) tra i 26 e i 55mila; 4.077 sono invece coloro che dichiarano tra i 55 mila e i 75mila euro. «Molti di quelli che dichiarano tra 0 e 15mila euro, quindi 37.760 persone, vivono di lavoro povero e forse diversi cittadini non dicono la verità – attacca Roberto Rinaldi, coordinatore della Uil –. Da tempo chiediamo al Governo risposte più incisive per recuperare gli oltre 83 miliardi di euro di evasione fiscale, maggior incrocio dei database anche tramite l’intelligenza artificiale che può contribuire a estirpare il cancro che toglie risorse al welfare. Abbiamo chiesto alle istituzioni locali di fare di più su questo tema, chiedendo più controlli. A Reggio, come sosteniamo da tempo, occorre affrontare prima possibile il tema del lavoro povero. Sono tanti, troppi, i lavoratori precari soprattutto tra i giovani, nei servizi in appalto e nel commercio: i dati delle attivazioni dei contratti di lavoro parlano chiaro oltre l’80 percento è a tempo determinato». «La giunta, che oramai opera da più di otto mesi, non può fare orecchie da mercante quando si parla di lavoro – continua Rinaldi –. C’è un’emergenza salariale anche sul nostro territorio così come ci sono tante pensionate e pensionati che necessitano di maggiori attenzioni. Chiediamo l’imminente attivazione del tavolo del patto per il lavoro per declinare politiche più efficaci e non lasciare indietro nessuno. Chiediamo un confronto con tutti gli stakeholder, dalle associazioni datoriali, a quelle sindacali e al mondo associativo. Soprattutto puntiamo i datori di lavoro. In questo dato c’è tanto lavoro povero. Vorremmo parlare di tante questioni al tavolo, principalmente chiediamo come rendere stabile il lavoro. Soprattutto nell’ambito del mondo degli appalti, nel multiservizi. Chi dà in appalto queste attività cerca di risparmiare. Poi nell’ambito del commercio ci si trova di fronte spesso a lavori saltuari, o svolti in modo ibrido, nella fascia grigia del lavoro “nero”. Anche nella logistica c’è una consistente fascia grigia. Soprattutto nel settore privato e rispetto ai giovani. Sollecitiamo il Comune – conclude il coordinatore della Uil – perché ha la facoltà di dare indirizzi politici, di chiamare le parti datoriali. Serve un nuovo contratto sociale tra istituzioni, sindacati e associazioni datoriali e laddove ci sono le risorse economiche, vanno redistribuite. Penso ai redditi extraprofitto, il Governo non li ha abbassati per le multinazionali». l