Freddy chiude il Rebell: «Continuo a credere nel centro, ma il problema sono gli affitti»
Dopo 30 anni in giro e un locale a Londra la scommessa su Reggio Emilia: «Qui la proprietà non ci è venuta incontro». Ma guarda al futuro: «Non ci mollo»
Reggio Emilia All’annuncio della chiusura anche del Rebell, la sensazione è quella di aver perso una gemma preziosa in un centro storico che già non se la sta passando bene. E va bene che alla fine di ogni anno è inevitabile registrare, come un dato fisiologico, la cessazione di alcune attività, ma quando la resa continua settimana dopo settimana allora forse bisogna chiedersi cosa c’è che non va. Freddy, che da un anno aveva rilevato il bel locale di via Monzermone, dà la colpa a un infortunio che arrivato alla fine del 2024 ha di fatto stroncato ogni sogno. «Il colpo di grazia – ammette – Per evitare un frontale in bici mi sono rovinato la caviglia. Sono fermo da due mesi e avevo incentrato tutto su di me». Ma è chiaro che a spingerlo alla resa non è solo questo: «Avevamo chiesto al proprietario di venirci incontro sull’affitto, ma non niente...». Già. Ancora un volta quando si va a guardare a cosa sta succedendo dentro l’esagono i discorsi arrivano lì: al costo degli affitti. Qui, la proprietà è di una famiglia che vive fuori regione. Una condizione comune a molti immobili del centro storico. Lasciati vuoti.
Freddy è uno che di mondo ne ha visto. «Sono stato per trent’anni in giro, tra New York, Australia e Londra. A Convent Gardena con altri soci abbiamo avuto per tanto tempo un locale “La perla”: abbiamo creato la nostra tequila, tra le cinque migliori al mondo» racconta. Il suo ritorno a Reggio Emilia, nel 2018, ha tutte le caratteristiche per essere un’opportunità preziosa per la città. «Era nato il mio primo figlio, non volevo che crescesse a Londra» confida. E ha cercato di portare ciò che ha visto fuori qui. «Sono tornato in centro con la prima gestione del Pappare – racconta – È stata una bellissima esperienza, in un momento in cui piazza Casotti stava cambiando. Poi, è capitata l’occasione del Rebell con la prima gestione di Eleonora Reggiani. Bravissima. Quando lei lo ha messo in vendita, un anno fa, ho provato a prenderlo io. I presupposti c’erano tutti. L’anno scorso, ho dato tutto quello che potevo a questo posto. Siamo riusciti a fare tanti eventi, anche di stand-up commedy, che a Reggio abbiamo fatto solo noi e abbiamo riempito sempre il locale». Allora, che cosa è andato storto? «Poi purtroppo in primavera-estate tutti sono scappati, anche per il caldo. L’infortunio è arrivato in un momento in cui invece avevamo tanti progetti e tanti programmi. Anche essere lontano dagli altri locali e dalla zona della movida sono convinto che invece sia un punto di forza». Cosa sta succedendo al centro storico? Cosa bisognerebbe fare per invertire la rotta? «È una domanda da un milione di dollari... – sorride – I parcheggi? Ma ci sono: in cinque minuti sei dappertutto. Forse c’è un po’ di pigrizia, fisica e mentale. I reggiani vogliono tutto a portata. E poi gli apericena sono stati una grande rovina: hanno abituato la gente a mangiar male, invece Reggio ha grandi eccellenze. Il punto vero è l’affitto: nessuno vuole scendere, vedo poca voglia di provarci a tirare su il centro. E poi, è un periodo difficile: inflazione tremenda, costi alti e fai fatica anche a creare eventi. Avevamo tanti progetti per il Rebell ma non ce l’abbiamo fatta». Ma non perde l’entusiasmo: «Non ci mollo, cerco un altro modo per rivitalizzare il centro» assicura. © RIPRODUZIONE RISERVATA