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Le conseguenze del rogo

Inalca, ipotesi delocalizzazione. Quanta stock: in una notte distrutti un milione 300mila chili di derrate alimentari

Massimo Sesena
Inalca, ipotesi delocalizzazione. Quanta stock: in una notte distrutti un milione 300mila chili di derrate alimentari

Reggio Emilia: le fiamme hanno cancellato il magazzino della società logistica pensata e messa in piedi da Transcoop e Coopservice e che riforniva Cir Food

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Reggio Emilia La conta dei danni, arriverà più avanti, magari assieme all’individuazione dei colpevoli, ammesso e non concesso che ci siano. Intanto però, al Tondo, l’emergenza è sotto gli occhi e sotto il naso di tutti: in una notte se n’è andato un pezzo di storia di quella zona di Reggio, da sempre identificata come quella del mercato ortofrutticolo o, appunto come la zona del macello, per via dell’insediamento che prima era Asso, poi Unibon e Unicarni fino a Inalca del Gruppo Cremonini. Tutto distrutto, avvolto dalle fiamme come toccava agli eretici. E davvero di insediamento “eretico” possiamo parlare per tutto quello che fino a martedì c’era in via Due Canali, a pochi passi dal centro, stretto da un’altra parte dal Crostolo e dall’altra dalle palazzine di un insediamento abitativo. Una convivenza che è saltata per colpa di questo incendio, dai contorni ancora non chiari ma dalle dimensioni chiarissime: distrutto il sito produttivo di Inalca e, insieme, lo stabilimento vicino, dove opera un colosso della logistica come Quanta Stock.

Alla fine, i posti di lavoro momentaneamente in fumo sono oltre 400. In particolare sono circa 300, tra dipendenti della Inalca, lavoratori della controllata Gescar e altra manodopera che invece fa riferimento alla Srl La Fabbrica del lavoro, che per conto di Inalca gestisce gli aspetti logistici. A questi si aggiungono i circa 100 dipendenti della società Quanta Stock, società creata da Transcoop e Coopservice per gestire tutta la logistica di Cir Food, il colosso della ristorazione che da Reggio Emilia rifornisce di pasti pronti scuole, ospedali, mense aziendali in tutto il nord Italia. Nel pomeriggio di martedì, la nota diffusa da via Nobel provava a ridimensionare il danno subito, ma soprattutto puntava a sottolineare come «nonostante gli ingenti e ad oggi inquantificabili danni subiti, garantirà la continuità dei servizi di ristorazione destinati a scuole, ospedali, strutture sociosanitarie e imprese, grazie alla propria rete di fornitori locali e grossisti e alla professionalità e competenze di tutto il personale Cirfood, da subito operativo per far fronte all’emergenza. L’impresa sta, infatti, già adottando tutte le misure necessarie per ridurre al minimo eventuali disservizi e ringrazia per la comprensione e collaborazione clienti e consumatori».

E una conferma sul fatto che l’impatto, almeno nell’immediato, è stato in qualche modo circoscritto arriva anche dal Comune di Reggio. «Il servizio refezione – assicurava il Comune con una nota – mense scolastiche di competenza del Comune di Reggio Emilia per la fascia 6-14 anni sarà espletato normalmente. I servizi di ristorazione e mensa scolastica si svolgeranno quindi in continuità». Invero, se Inalca può contare già da oggi su una momentanea delocalizzazione che le consente di non interrompere la produzione, se Cir ha subito attivato la rete di fornitori alternativi e, già a partire da domani bypasserà la tappa del confezionamento che prima avveniva all’interno del sito di Quanta Stock, non altrettanto si può dire della società logistica pensata e messa in piedi da Transcoop e Coopservice che in un incendio solo ha detto addio a settemila metri quadri di magazzino con i tre livelli di refrigeratura necessari (ambiente, refrigerati e surgelati. «Nell’incendio – spiega Carlo Bassanini, direttore commerciale di Coopservice e presidente di Quanta Stock – è andato distrutto lo stabilimento e stiamo cercando un sito alternativo. Il rogo ha distrutto in una notte un milione 300mila chili di derrate alimentari. I pasti di oggi (martedì, ndr) erano già sui camion quando è scoppiato l’incendio. I problemi potrebbero sorgere più avanti ma so che la Cir e gli altri clienti della grande distribuzione si stanno attrezzando in altro modo». © RIPRODUZIONE RISERVATA