Incendio Inalca, gli investigatori del Nia per risalire alle cause ma le fiamme hanno distrutto il sistema di videosorveglianza
Reggio Emilia: i reati vanno dall’incendio, al danneggiamento e all’inquinamento ambientale. Non ci sono testimoni oculari
Reggio Emilia La Procura di Reggio Emilia indaga per incendio (con tutta probabilità colposo e non doloso), ma valuta anche altre ipotesi di reato come danneggiamento e inquinamento ambientale. Questo il primo passo giudiziario sul mega incendio che nella notte tra lunedì e martedì scorsi ha semidistrutto l’impianto storico di lavorazione carni di via Due Canali 3, nel quartiere del Tondo. L’inchiesta è stata affidata al sostituto procuratore Denise Panoutsopoulos, che nell’immediatezza dei fatti, insieme al dirigente della Squadra Mobile della questura Andrea Napoli, ha eseguito un sopralluogo confrontandosi a lungo con i vigili del fuoco, con i tecnici Ausl e quelli dell’Arpae.
La Procura, guidata da Calogero Gaetano Paci, mantiene il massimo riserbo sulla vicenda che ha avuto un’eco nazionale, ma da quanto filtra il fascicolo – al momento contro ignoti – non è ancora formalmente aperto. Sarà comunque questione di poco tempo. Se le autorità hanno subito smentito l’azione di un piromane, additando cause accidentali, in attesa delle risultanze scientifiche si indaga a 360 gradi e si battono tutte le piste possibili, non lasciando nulla di intentato per risalire alle cause del terrificante incendio. Il compito degli inquirenti è in salita. I pochi lavoratori di Inalca presenti nel turno di notte (quattro persone, addetti al lavaggio dei macchinari o alle pulizie più le guardie giurate), che hanno imbracciato invano gli estintori, hanno udito un’esplosione e hanno visto le fiamme già alte.
Nessun testimone oculare, insomma, il che non toglie che la Squadra Mobile abbia cominciato a raccogliere a tappeto le deposizioni di tutte le persone che si trovavano lì. Nello stabilimento non erano presenti estranei, tranne un autotrasportatore arrivato con il Tir vuoto troppo presto: ma costui è estraneo ai fatti perché, visto che era in anticipo per caricare la merce, è stato invitato dal personale all’interno dello stabilimento per bere un caffè ed è sempre rimasto in loro compagnia. Inoltre il rogo – e la quantità di schiumogeno e acqua utilizzata dai pompieri per spegnere l’incendio – ha incenerito tutto, compreso il sistema di videosorveglianza che potrebbe risultare perduto. Gli inquirenti hanno ipotizzato pure di fare ricorso alla Scientifica di Roma, la Fire Investigation, che conta i massimi specialisti in materia e che era già arrivata a Reggio in passato per l’incendio del condominio di via Turri, costato la vita a due coniugi. Intanto mercoledì sono arrivati i detective del Nia Emilia-Romagna, il Nucleo Investigativo Antincendio dei vigili del fuoco, che dovrà analizzare punto di partenza, modalità e diffusione delle fiamme ambiente per ambiente. Un compito che non sarà breve: la superficie coperta interessata è enorme e i detective di Bologna, che hanno iniziato mercoledì mattina, impiegheranno almeno due o tre giorni per terminare la mappatura necessaria a stendere la relazione conclusiva. L’indagine è in una fase iniziale e occorrerà attendere e “incrociare” i diversi filoni per far emergere elementi decisivi.
Il violento rogo, scoperto da un manutentore Inalca a mezzanotte e mezza, nel giro di poche ore ha divorato quasi 30mila metri quadrati su un’area di 60mila, distruggendo completamente due capannoni: uno, formato da diversi edifici, era usato da Inalca di proprietà del Gruppo Cremonini, da Ge.Scar Gestione Carni e da Fabbrica del Lavoro, la coop di logistica di Inalca, mentre l’altro era la base di Quanta Stock & Go Srl (la logistica facente capo a Coopservice e Transcoop, a servizio delle mense CirFood) con accanto gli uffici. Risparmiati solo all’apparenza gli altri edifici: mercoledì era fermo e chiuso anche il capannone Salumifici Granterre, sulla sinistra rispetto all’ingresso, non è stato intaccato dal rogo ma mancano la luce e l’acqua e i macchinari sono rimasti danneggiati. L’incendio ha provocato danni milionari incalcolabili, ha fatto fuggire un centinaio di residenti delle cinque palazzine verso via Cisalpina, che si sono autoevacuati passando qualche ora fuori, ha intossicato la città con colonne di fumo nero e ha lasciato senza un luogo di lavoro un totale di 400 lavoratori, ponendo fine a una gloriosa storia produttiva iniziata nel dopoguerra con l’ex macello comunale, proseguita con Unipeg-Unibon e passata attraverso il calo dei consumi degli ultimi anni. Un disastro economico e occupazionale: l’ultimo polo produttivo alimentare rimasto a Reggio Emilia è in ginocchio. © RIPRODUZIONE RISERVATA