Scandiano, casaro condannato a tre anni per violenza sulla dipendente
Al processo la donna ha raccontato le umiliazioni subite da parte del suo ex datore di lavoro
Scandiano È stato condannato a una pena di tre anni, oltre al pagamento di 5mila euro di provvisionale, il responsabile del caseificio accusato di violenza sessuale nei confronti di un’ex dipendente. Il caso affonda le radici a cinque anni fa, quando l’ex dipendente si è affidata all’avvocata Alice Minari per denunciare quanto subito sul posto di lavoro, una latteria delle zona ceramica nel periodo compreso tra l’agosto 2018 al settembre 2021.
Secondo l’accusa, il casaro, in varie occasioni mise in atto più comportamenti riconducibili a violenza sessuale, in un’occasione, in un luogo isolato, le bloccò il viso con le mani provando ad aprirle la bocca per baciarla. Inoltre, l’ambiente di lavoro era diventato un inferno anche per costanti vessazioni: il datore di lavoro avrebbe fatto continui apprezzamenti a sfondo sessuale nei confronti dell’ex dipendente.
Nei giorni scorsi, il giudice presieduto da Cristina Beretti, a latere Giovanni Ghini e Silvia Semprini, ha condannato l’imputato a una pena che supera i tre anni, oltre al pagamento di una provvisionale di 5mila euro. Il pubblico ministero aveva chiesto quattro anni e sei mesi. La parte civile, rappresentata dall’avvocata Alice Minari, si è unita alle richieste del pm chiedendo la condanna al risarcimento dei danni patiti in solido con il responsabile civile, ovvero la latteria, avendone ottenuto l’ammissione nel processo. Entrambi gli avvocati, Minari e Nino Giordano Ruffini per la difesa, hanno svolto lunghe arringhe in aula durante la discussione.
L’avvocata Minari si è soffermata sulla piaga delle molestie sessuali sul luogo di lavoro, «un fenomeno sommerso che in poche hanno il coraggio di far emergere per paura delle ritorsioni e delle conseguenze ma che, purtroppo, è diffuso in tanti ambienti di lavoro, anche insospettabili. Sono lieta che questo tribunale abbia dimostrato coraggio nell’emettere una sentenza che grida giustizia. Sono contenta, inoltre, per la mia assistita, perché essere creduti e ritenuti attendibili in processi come questo è il più forte dei risarcimenti».
L’imputato è stato inoltre interdetto dai pubblici uffici, come pena accessoria. Le motivazioni saranno disponibili entro novanta giorni. La sentenza è arrivata dopo cinque anni di profonda sofferenza e difficoltà. Al culmine del processo, una volta che i giudici hanno letto il dispositivo, l’ex dipendente si è commossa. Da parte sua, l’avvocato difensore dell’imputato, Ruffini, aveva chiesto l’assoluzione e che venissero derubricate le ipotesi di reato. E ora annuncia il ricorso in appello. «La difesa impugnerà la sentenza per il capo relativo alla violenza sessuale - afferma Ruffini - e si compiace invece per l’assoluzione al capo relativo ai maltrattamenti sui luoghi di lavoro. Inoltre, rileva come le richieste della pubblica accusa siano state assolutamente ridotte e accolte in minima parte. Ciò non di meno faremo appello». © RIPRODUZIONE RISERVATA