Incendio Inalca, un residente: «Io, con problemi di salute costretto ad andare in hotel per l’aria irrespirabile»
Reggio Emilia: lo sfogo di Edmondo Camorani, 65 anni, vive ridosso dello stabilimento: «Abbiamo contattato Arpae perché venga a posizionare il rilevatore: bisognerebbe che ci fossero riscontri anche qui nelle case»
Reggio Emilia «Ho problemi di salute. L’aria, a casa mia, è irrespirabile: per prevenire rischi per la mia salute mi sono trasferito in albergo. Da giorni chiediamo che qualcuno venga a posizionare un rilevatore da noi, ma qui non viene nessuno. Inoltre, già anni fa depositammo una petizione per la bonifica dall’amianto: sappiamo che in parte è stata fatta, ma c’erano ancora delle tracce». È esasperato, Edmondo Camorani, 65 anni, residente in via Due Canali 9, proprio a ridosso dello stabilimento Inalca dov’è divampato il devastante incendio che nella notte tra domenica e lunedì scorsi lo ha ridotto in fumo. Un rogo che nella tarda serata di giovedì ha ripreso in parte vigore. Da tempo, i residenti lottano per la propria vivibilità. E Camorani sottolinea la necessità di agire in fretta, per evitare che le conseguenze di un fatto così tremendo possano diventare ulteriormente negative. «Siamo le persone più esposte ai danni dell’incendio – afferma Camorani –. Qui non si è fatto vedere nessuno, le istituzioni non si sono fatte vive per chiedere come stiamo. Inoltre, abbiamo contattato Arpae perché venga a posizionare il rilevatore, che è stato installato al Moro, ma bisognerebbe che ci fossero riscontri anche qui, nelle case. E poi dicono che i parametri dell’inquinamento sono al di sotto della soglia. Ma lì c’è amianto che brucia, l’aria è irrespirabile. Noi abbiamo fatto una petizione, qualche anno fa, e una parte siamo riusciti a farla bonificare ma nel punto più alto è rimasto». I residenti, tempo fa, hanno chiesto anche che venisse ridotto l’inquinamento acustico. «I carichi dei camion venivano eseguiti fino a notte – aggiunge Camorani -. Anni fa venne l’Ausl con i rilevatori: li ospitai in una delle stanze di casa, e quanto riscontrato era oltre ogni limite: si parlava ancora di Unipeg».
I residenti sono intenzionati a chiedere un incontro con il Comune. «Chiediamo di essere ricevuti dall’amministrazione per parlare di questo grave problema – commenta Camorani -. È inutile dire di tenere chiuse le finestre. Bisogna preoccuparsi di fare delle rilevazioni. La gente non respira, siamo allarmati per il presente, ma anche per il nostro futuro». Il residente pone l’accento anche su un altro problema. «Lì sotto le macerie ci sono quintali di carne che iniziano a marcire – ammonisce –. Chiediamo una bonifica veloce, che venga tolta quella carne. Inoltre chiediamo che chi ha causato il danno di quest’incendio paghi per chi ha dovuto sobbarcarsene le conseguenze: io sono andato in albergo perché ho delle patologie. Sentivo che sarebbe stato troppo rischioso rimanere a casa, ma non me ne sono andato per un capriccio. Me ne sono andato per necessità legate alla mia salute». © RIPRODUZIONE RISERVATA