Gazzetta di Reggio

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Dopo l’incendio

«Inalca, Comune e Provincia pensino a un sito alternativo: la produzione deve restare qui»

Ambra Prati
«Inalca, Comune e Provincia pensino a un sito alternativo:  la produzione deve restare qui»

Sesena (Cgil) dopo l’incendio che ha distrutto lo stabilimento di via Due Canali: «Non si lasci spazio ad alibi da parte della proprietà»

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Reggio Emilia «Il Comune e la Provincia di Reggio Emilia devono già pensare alla proposta di un sito alternativo: l’asset produttivo deve restare sul territorio, non si lasci spazio ad alibi da parte della proprietà». È perentorio e tira per la giacchetta le istituzioni locali Cristian Sesena, segretario provinciale della Cgil di Reggio Emilia. Presente al lungo tavolo allestito in palestra a Massenzatico all’assemblea dei lavoratori sabato, Sesena è intervenuto solo quando i lavoratori hanno ventilato un contributo economico per la ricostruzione. «Chiariamo un aspetto: noi siamo nell’emergenza, oggi la priorità è mettere in sicurezza il vostro posto di lavoro e il vostro reddito per far sì che questo trauma sia il meno impattante possibile. Le categorie sindacali potranno mettere sul piatto tutta una serie di questioni pratiche. Questa è la fase uno – ha dichiarato Sesena – Dopodiché si apre una partita (l’azienda non ha toccato l’argomento, come ci aspettavamo poiché è prematuro) in cui entreranno in campo Comune, Provincia e Regione: costoro dovrebbero mettere intorno al tavolo le imprese affinché il polo produttivo della lavorazione della carne, che conta in totale 400 famiglie, resti sul territorio».

Questo è l’augurio della Cgil: «Individuare una prospettiva futura». Le tempistiche ad oggi non sono preventivabili, tuttavia «molto dipenderà dagli enti locali istituzionali. Cgil, Cisl e Uil faranno la loro parte in questa fare transitoria in cui le trasferte rappresentano la soluzione tampone. Credo che il Comune abbia il dovere fin d’ora di individuare un altro luogo: vanno costruite subito delle alternative». «Le organizzazioni sindacali hanno già fatto appelli pubblici: le istituzioni devono iniziare a riflettere sulle aree dove ricollocare in tempi non biblici», ha concordato Andrea Sirianni segretario della Cisl. Gli altri rappresentanti sindacali hanno evidenziato le priorità nell’immediato: «Scongiurare perdite di posti di lavoro (l’ombrello della cassa integrazione è assicurato) e far sì che la vicinanza, espressa dalle amministrazioni, sia una vicinanza non rituale e possa tradursi in una ripartenza del territorio. C’è bisogno della volontà concorrente della politica e dell’unità dei lavoratori», ha detto Salvatore Coda segretario Cgil-Flai. «Non siete soli. Qui non ci sono i rappresentanti cui siete abituati, ma sono presenti tutti i segretari Flai e Filt per ascoltare le vostre difficoltà», ha detto Sara Varini della Cgil Flai. «Noi siamo i vostri punti di riferimento e la fonte diretta per le informazioni». Diversi i nodi da riproporre sui tavoli delle trattative, previste con cadenza frenetica nelle prossime settimane: dalle trasferte onerose («Continueranno i pulmini? Chi li guiderà? Saranno assicurati contro gli incidenti? Le ore aggiuntive saranno pagate o considerate all’interno del turno di lavoro?») alla spada di Damocle di dover far fronte alla commessa («Il cliente deve rimanere agganciato al gruppo, altrimenti Coop potrebbe decidere di rivolgersi ad altro fornitore»); dalle possibilità del Gruppo Cremonini («Le sedi vicine, seppur con spazi non adeguati, sono queste, le altre sono ancora più lontane») all’eventuale coinvolgimento di altre compagini come Granterre («Se alla sede degli Industriali qualcuno si farà avanti, ben venga»). Con un’avvertenza: «Il piano temporaneo da lacrime e sangue è da dividere equamente, senza lasciare indietro nessuno. Perciò consigliamo la cassa integrazione a rotazione», ha concluso Ennio Rovatti, segretario Uila. l Am.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA