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Il fisico reggiano Francesco Filippini scopre il neutrino più energetico mai osservato

Nicolò Valli
Il fisico reggiano Francesco Filippini scopre il neutrino più energetico mai osservato

Reggio Emilia, la rivista americana Nature gli dedica la prima pagina. «La rivelazione apre nuove frontiere nel settore»

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Reggio Emilia Lo hanno sempre definito un cervellone, sin dai tempi in cui i 9 e i 10 fioccavano tra i banchi della scuola dell’obbligo. Francesco Filippini, trentenne di Gavassa, è uno di quegli studiosi che il nostro Paese dovrebbe fare in modo di proteggere, per evitare che competenza e preparazione possano essere sfruttate al di fuori dei confini nazionali. Che il potenziale, per così dire, ci fosse era assodato, ma che il giovane reggiano potesse emergere così tanto nel mondo della fisica, era però quasi impensabile. E invece “Pampe”, come lo conoscono amici e familiari, si è guadagnato la prima pagina di Nature, prestigiosa rivista americana, per una sensazionale scoperta: la rilevazione nel Mar Mediterraneo, vicino alla Sicilia, del neutrino più energetico mai osservato.

I neutrini sono particelle subatomiche dell’universo senza carica elettrica e con una massa molto piccola. Il 12 febbraio gli scienziati della Collaborazione Kilometre Cube Neutrino Telescope (KM3NeT) nel Mar Mediterraneo hanno pubblicato su Nature l'osservazione di un evento straordinario: l'evidenza di un neutrino cosmico ad altissima energia, gettando nuova luce su alcuni dei processi più energetici dell'universo. KM3-230213A, come è stato denominato il neutrino in questione, ha un’energia di 220 petaelettronvolt (PeV), circa 100 trilioni di volte l'energia dei fotoni della luce visibile e circa 30 volte più energetico del neutrino precedentemente rivelato. Questo neutrino potrebbe provenire da un potente acceleratore cosmico. In alternativa, potrebbe essere un neutrino cosmogenico. In attesa di altri approfonditi studi, il mondo della scienza applaude il talento reggiano: «Faccio parte di un gruppo di 350 fisici e insieme abbiamo pubblicato recentemente questo studio – afferma Filippini –. Il caso ha voluto che fossi proprio io ad accorgermene: dallo studio dei dati a computermi sono accorto del passaggio di questo evento eccezionale nelle acque internazionali, dove l esperimento KM3NeT è depositato a 3500 metri sott’acqua. All’inizio ho pensato ad un errore o a un’anomalia, ma dopo accurati studi anche con l’utilizzo di specifici cavi sottomarini abbiamo capito che era tutto vero». Si tratta di una scoperta sensazionale nel settore, che apre una nuova frontiera nello studio dei fenomeni fisici e astronomici; basti pensare che durante la scoperta di quest’evento, i tubi fotomoltiplicatori del rivelatore hanno registrato oltre 28.000 fotoni di luce prodotti mentre la particella carica proveniente dall'interazione del neutrino attraversava l'intero rivelatore: «La scoperta risale al 2023 ma per pubblicare su Nature ci hanno chiesto il divieto di diffondere notizie – prosegue Filippini –. Solo adesso che la notizia ha avuto una portata mondiale mi sto rendendo conto di quello che è accaduto. Sono giovane ma ho già avuto, insieme al gruppo KM3NeT, la possibilità di ottenere la copertina di Nature: è una grande emozione». Francesco non è ancora in possesso di un contratto a tempo indeterminato, anche se la sensazionale scoperta scientifica dovrebbe consentirgli di ambire a una carriera luminosa: «Non è così scontato perché il nostro è un settore particolare –racconta sorridendo–. Dopo gli studi scientifici al liceo Moro mi sono laureato in Fisica all’Università di Bologna, prima di approdare a Marsiglia per un breve periodo di dottorato. Attualmente vivo a Bologna, dove lavoro per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Sto cercando di applicarmi facendo del mio meglio, poi si vedrà». Come era logico attendersi, i primi riconoscimenti in ambito accademico sono già arrivati. Pampe rimane comunque con i piedi ben piantati a terra: «Mi piacerebbe dare qualcosa alla città dove vive la mia famiglia, dove sono cresciuto e dove torno ogni fine settimana. La caratteristica principale della reggianità, il fatto di non mollare mai, ha contraddistinto anche questo lavoro. Speriamo – conclude – di proseguire così».  © RIPRODUZIONE RISERVATA