Elena Russo morì consegnando pizze con l’auto del locale: «Anche io una volta ho perso il controllo di quell’auto»
Reggio Emilia: al processo un altro rider che lavorò per la pizzeria. Alla sbarra i datori di lavoro
Reggio Emilia «Stavo tornando da una consegna sulla Fiat Punto quando, per pochi secondi, ho sbandato: è successo proprio su via Tirabassi, non in quel punto esatto ma poco più avanti dell’incidente mortale capitato ad Elena». È quanto ha dichiarato il testimone Federico Carbonara, uno studente di 23 anni dell’Università di Parma nato a Mondena che per un breve periodo ha svolto lo stesso lavoretto saltuario di Elena Russo, la ventenne che morì il 30 gennaio 2022 mentre consegnava le pizze per pagarsi gli studi. Dopo una lunga fase preliminare (c’è voluta l’ostinata volontà dei genitori, che hanno perso la loro unica figlia), martedì si è aperto il dibattimento davanti al giudice monocratico Luigi Tirone. Devono rispondere di omicidio colposo Adi Malcellari e Massimo Carvelli, i soci titolari della Pizza Re Sas di via Martiri della Bettola (i datori di lavoro proprietari dell’auto sono difesi dall’avvocato Nino Ruffini).
Le parti contano l’Italiana Assicurazioni, responsabile civile che pagherà in caso di condanna (avvocato Giuseppe Benassi) e i genitori della vittima parte civile (i legali Simona Magnani e Giulio Cesare Bonazzi). È stato subito brivido, in aula. Tra i primi cinque testimoni dell’accusa (i pm Stefano Finocchiaro e Denise Panoutsopoulos) altri giovani fattorini della medesima pizzeria. Lo studente dell’Università di Parma ha lavorato nelle consegne nell’ottobre 2021, a chiamata, soprattutto «nel fine settimana, dalle 18 alle 2, per un compenso da 30 euro a serata». Arruolato “al volo” («avevo appena preso la patente, ero alla mia prima esperienza lavorativa»), senza corsi di formazione o di sicurezza, senza nient’altro che «una cartina». Due i mezzi messi a disposizione dai pizzaioli che si occupavano delle condizioni dei veicoli e del carburante: la Fiat Punto e un furgoncino. «L’auto aveva un grande forno che occupava l’intero bagagliaio», tanto che dallo specchietto centrale «non si vedeva dietro. Non sono un esperto, ma l’utilitaria era datata e avevo l’impressione che per il peso del forno avesse poca tenuta – ha detto il 23enne – Mi è capitato una volta di perdere il controllo: ad una curva a sinistra la Fiat ha sbandato sulla destra, ma sono riuscito a sterzare. Una volta in pizzeria non l’ho detto: ho pensato che fosse colpa della mia inesperienza».
In precedenza hanno deposto i due agenti di polizia locale che hanno rilevato il terribile sinistro. «Quel tratto di via Tirabassi è in discesa, ha una doppia semicurva e poi risale – hanno detto – All’altezza di una semicurva a destra l’auto, da San Rigo diretta verso San Bartolomeo, ha “tirato dritto” a sinistra, ha divelto un cartello di segnaletica con base in cemento volato a 11 metri di distanza, ha urtato il tronco di un albero ed è rimbalzata sulla carreggiata sbalzando la conducente dal parabrezza e capovolgendosi». Quando la polizia locale è arrivata sul posto «la ragazza era stesa sull’asfalto, attorniata dai paramedici». Morta. Sull’asfalto una «traccia gommosa dritta», spiegata così: «O una brusca frenata o un guasto meccanico». La Punto era stata immatricolata nel 2006 e le gomme erano «usurate e quasi lisce». D’altra parte «l’illuminazione era assente», l’utilitaria «procedeva a una velocità ben superiore al limite dei 50 km/h» e la cintura «è stata trovata attaccata alla portiera: non è stata utilizzata». © RIPRODUZIONE RISERVATA