Reggio Emilia, l’assessore Prandi: «Il Comune ha a cuore le Consulte»
Pronto un progetto per ogni gruppo di quartieri: «Bisogna essere “umili” e scegliere il più realistico»
Reggio Emilia Insieme a Davide Prandi, assessore comunale con deleghe alla Cura della città, con delega alla partecipazione e alle Consulte, abbiamo voluto tirare le somme circa il nostro viaggio lungo il territorio di Reggio Emilia.
«Anche per me le Consulte sono state una scoperta e ho dovuto studiare il loro funzionamento, non solo politico e legislativo, ma anche i modelli a cui si ispirano – afferma Prandi –. Rispetto alle vecchie Circoscrizioni, la grossa novità introdotta dalle Consulte è questo strumento di governance moderno per andare incontro alla partecipazione dei cittadini. Una volta che sono state create, abbiamo dovuto farle funzionare, riconoscendo anche i loro limiti e dandosi obiettivi strategici a lungo temine. Vogliamo farle diventare sempre più rappresentative e incastonarle all’interno della macchina amministrativa».
Assessore Prandi, in che modo è possibile?
«Ritengo che il consiglio comunale aperto sia stato il punto di partenza di questo nostro viaggio insieme. Erano e sono tutt’ora integrate in un assessorato, perché siamo in fase di riorganizzazione. L’idea è quella di metterle sotto la direzione generale. Ci sarà una persona di riferimento, che farà da segreteria, anche se la responsabilità politica rimarrà in capo a me. Considero le Consulte come una piattaforma a disposizione sia dell’amministrazione che del territorio, per interfacciarsi con la macchina comunale».
Quante volte si è incontrato con i membri delle Consulte?
«Abbiamo fatto diverse riunioni. La sorpresa è che, nonostante alcune fossero ad orari poco consoni, c’è sempre stata una straordinaria partecipazione. Qualche settimana fa abbiamo fatto un incontro a Roncocesi, alla presenza di tutti i coordinatori e di dodici consiglieri comunali. L’idea è quella di trovarci ogni tre o quattro mesi, in ogni ambito della città. A fine maggio ci sarà un incontro dedicato alla Consulta cittadina, che riunisce tutte le consulte, in cui si farà il punto della situazione sull’esecuzione delle richieste che ci sono giunte. I primi di ottobre, invece, ci sarà il consiglio comunale aperto».
Com’è il suo rapporto con i coordinatori?
«All’inizio c’era un po’ di curiosità nei miei confronti, poi dopo è sempre stato ottimo. Ho avuto grandissima disponibilità da parte di tutti. Credo che abbiano capito le mie intenzioni e il desiderio di rendere pragmatica questa esperienza. Siamo ancora nella fase “luna di miele” (ride ndr) ma è evidente che bisogna dare continuità al lavoro, cercando di realizzare i progetti messi in campo».
A tal proposito, è ancora dell’idea di realizzare un progetto per ciascuna?
«Analizzeremo i patti d’ambito presentati con un po’ di realismo. Per i tanti progetti elencati servono tante risorse economiche. Ho chiesto di essere umili, e tra i patti d’ambito verrà scelto il più semplice e meno oneroso, ma anche fattibile. Deve servire alle Consulte come “palestra”, perché imparino ad interfacciarsi con i meccanismi dell’amministrazione comunale».
Cosa ne pensa di stanziare un budget a Consulta?
«Non lo escludo a priori, ma al momento non è un obiettivo primario. Perché poi andrebbe inserito all’interno del ciclo di bilancio della macchina amministrativa. Stiamo lavorando con l’assessore alla Cultura Marco Mietto, per stanziare una certa somma per eventi rivolti alla popolazione giovanile. Questo potrebbe essere un primo esperimento di allocazione di un piccolo budget, vediamo come procede».
Per quanto riguarda una sede fissa?
«La nostra posizione sarebbe quella di incoraggiare il più possibile a riutilizzare spazi che il Comune già possiede, come le Case di quartiere».