Il Gaom salva la giovane mamma Zennebè e il suo bimbo
Castelnovo Monti: con il progetto Mariam giovani vite strappate allo sfruttamento
Castelnovo Monti A rendicontare sugli ultimi interventi della missione umanitaria del Gaom in Etiopia è il presidente dell’associazione, Alberto Campari: «Quando siamo andati a prenderla le ho chiesto come si chiamava e lei mi ha risposto: “Zennebè”. È un nome tipico delle zone rurali dell’Etiopia e significa “nata un giorno che pioveva”. È evidente che non sa quanti anni ha. Zennebè è una ragazza madre di circa 15 anni e con se aveva suo figlio di 2 anni e 5 mesi. Abbiano caricato in macchina tutto quello che aveva: un materasso, alcune stoviglie, un sacco con dei vestiti e una bilancia che usava per vendere granaglie con le quali guadagnarsi da vivere. Il bambino ci guardava con i suoi grandi occhi rotondi e un sorriso che non finiva mai. Per lui il trasloco era un’avventura, un gioco. Per sua madre invece, la possibilità di costruirsi un futuro migliore. Voleva lasciare suo figlio alle suore o a qualcuno che se ne prendesse cura, per andare all’estero in cerca di riscatto. Sarebbe diventata una delle tante ragazze cadute nella rete silenziosa che si è diffusa nelle città africane e che approfitta delle ragazze povere per favorire il traffico di esseri umani».
Il coinvolgimento e “salvataggio” di Zennebè rientra nel progetto Mariam, nato pochi anni fa, che ha lo scopo di offrire un’altra possibilità, dando speranza a tante giovani della città baraccopoli di Shashemene.
Ad oggi il Progetto Mariam ha coinvolto una ventina di ragazze tra percorsi di studio e di lavoro. Per seguire questo cammino di riscatto il Gaom sta promuovendo diverse spedizioni di volontari dalla nostra montagna ma non solo.
Da pochi giorni infatti è rientrato un gruppo di volontari tra i quali anche Lorenzo e Fabio da Reggio Emilia. Un secondo gruppo di volontari ha ora sostituito il primo. Per proseguire negli stessi progetti.
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