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Dopo l’incendio

Inalca, il Comune ordina la bonifica: nello stabilimento c’è ancora carne che si sta decomponendo

Massimo Sesena
Inalca, il Comune ordina la bonifica: nello stabilimento c’è ancora carne che si sta decomponendo

Reggio Emilia, il sindaco Marco Massari pronto a firmare un’ordinanza

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Reggio Emilia Nel cielo, i droni dei vigili del fuoco disegnano traiettorie che non possono non tener conto del getto degli idranti, ancora attivissimi su quel che è stato il cratere dell’incendio. In via Due Canali, i getti d’acqua e i droni sono le uniche cose “autorizzate” a violare il perimetro dell’incendio. Gli idranti hanno il compito di bloccare la tendenza delle fibre di amianto a liberarsi nell’aria, i droni, guidati dai vigili del fuoco del Nucleo investigativo antincendio – chiamati a Reggio per seguire le tracce che potrebbero portare persino a individuare eventuali responsabili del maxi-rogo – in queste ore hanno anche il compito, in una zona off limits in quanto sotto sequestro, di perlustrare palmo a palmo un’area talmente vasta da riservare spesso qualche sorpresa. È stato, ad esempio, il caso dei roghi, peraltro subito circoscritti, che si sono riaccesi ventiquattr’ore dopo l’incendio.

Carne in decomposizione

Ma è anche il caso delle derrate di carne che le fiamme non hanno intaccato e che ora, in condizioni di conservazione non certo ottimali, stanno letteralmente marcendo dentro il perimetro dell’incendio, tra gli scaffali carbonizzati ed ora esposti a tutti gli agenti atmosferici. Impossibile dire con certezza quali siano le dimensioni di questo stock di carni non più commestibili È probabile che nelle prossime ore queste operazioni di bonifica vengano autorizzate. Del resto, è questo il tempo delle operazioni di bonifica e durerà ancora per un po’. Proprio alle operazioni di bonifica è dedicata l’ordinanza che il sindaco Marco Massari si appresta a firmare. Destinataria dell’ordinanza, la società proprietaria dell’area su cui sorgevano lo stabilimento dell’Inalca e il magazzino di Quanta Stock. I padroni dell’area La società è la Sirio srl, una società immobiliare controllata da Unipeg, all’interno della quale ci sono anche altri nomi noti, almeno per chi ha seguito in questi giorni le vicende del maxi incendio nel quartiere del Tondo, alla primissima periferia di Reggio.  Se l’Unipeg ha oltre il 70 per cento delle quote della società, le altre se le dividono Quanta Stock, Transcoop e Focus Spa, società che condivide la sede con Coopservice. Presidente di Sirio è dal 2023 Fabrizio Vezzani, ex sindaco di Fabbrico, ex manager di Coopsette e liquidatore di Unipeg soc. coop. agricola in liquidazione. Nel cda siedono poi anche i due consiglieri Luca Genitoni ed Enzo Musi, già vice sindaco di Reggio e successivamente sindaco anche di Canossa, il comune in cui attualmente risiede.

Tecnicamente, saranno loro, in quanto amministratori della società proprietaria dell’area, a dare attuazione alle operazioni di bonifica che d’ora in poi saranno a carico della proprietà. Questo, in soldoni, il senso della ordinanza che nelle prossime ore uscirà dall’ufficio del sindaco. Nelle ore immediatamente successive all’emergenza fino ad oggi, il Comune si è fatto carico della bonifica delle aree pubbliche nelle vicinanze dell’insediamento industriale, andato completamente distrutto. Il resto, tutto quello che rimane oggi racchiuso nell’area sottoposta a sequestro e il piazzale antistante l’azienda – dice in sostanza l’ordinanza sindacale – andrà bonificato a spese del proprietario. E tutto lascia pensare che questa operazione di bonifica su larga scala non sarà una operazione da poco. Né in termini economici, né di tempo.

Anche perché quasi certamente nell’area distrutta dalle fiamme, la concentrazione di materiale potenzialmente pericoloso è di gran lunga più alta rispetto ai residui rinvenuti al di fuori dello stabilimento e subito messi in... condizione di non nuocere. A condizionare il tempo sarà principalmente l’inchiesta, aperta per incendio colposo immediatamente dopo il rogo e affidata al sostituto procuratore Denise Panoutsopoulos che attende le conclusioni degli inquirenti, in particolare gli specialisti dei vigili del fuoco, esperti nella caccia ai piromani, che dovranno comunque – a prescindere da eventuali responsabilità ancora tutte da accertare – ricostruire come è scoppiato e come si è sviluppato il furioso incendio. Al netto dell’esito che avranno le indagini della Procura e in attesa del via libera alla bonifica dell’area oggi sotto sequestro, i proprietari – è l’altro input contenuto nella ordinanza sindacale – possono già da ora provvedere a bonificare l’area antistante l’azienda, il piazzale.

Nuovi rilevamenti

Intanto, prosegue anche il lavoro di rilevamento della qualità dell’aria da parte delle centraline attivate dall’Arpae nelle zone vicine allo stabilimento Inalca. In particolare, oltre a confermare il trend del ritorno alla normalità, sul sito Arpae e Ausl sono ora disponibili anche altri dati che nell’immediatezza dell’incendio, le centraline non erano riuscite a raccogliere. Si tratta dei dati relativi ai policlorobifenili (Pcb), composti chimici tossici, utilizzati nell’industria come lubrificati. E anche in questo caso, dice l’ultimo aggiornamento dell’Arpae non vi sarebbe motivo di preoccuparsi perché «nelle ore più intense dell’incendio sono stati pressoché assenti, con una concentrazione pari a 0,009 picogrammi per metro cubo, notevolmente inferiore rispetto ai parametri Oms per le aree urbane e industriali fissato in 3.000 picogrammi/metro cubo».  © RIPRODUZIONE RISERVATA