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Il caso

Covid, multato perchè in giro durante il lockdown: la sanzione arriva dopo 4 anni, il giudice la annulla

Ambra Prati
Covid, multato perchè in giro durante il lockdown: la sanzione arriva dopo 4 anni, il giudice la annulla

Il 25enne si era giustificato dicendo che era in giro per fare la spesa ma non era stato creduto: multa da oltre 500 euro

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Reggio Emilia Fermato a pochi metri da casa in bicicletta in pieno lockdown, un giovane reggiano di 25 anni si è visto recapitare una multa da 533 euro quattro anni e mezzo dopo. L’avvocato del giovane, Raffaella Pellini, ha fatto ricorso, ora accolto dal giudice di pace Rita Rosa che ha annullato l’ingiunzione di pagamento emessa dalla Prefettura di Reggio Emilia. Il 26 aprile 2020, alle 17.05, il giovane viene fermato con una seconda persona a pochi metri da casa propria: in quei mesi di severo lockdown non si può circolare. Il ciclista spiega che il frigorifero è vuoto e sta andando insieme all’amico a fare la spesa, faticando a trovare un supermercato aperto. Il verbale dei carabinieri recita che il cittadino circola «senza comprovate esigenze lavorative». L’episodio viene dimenticato dal giovane e archiviato insieme alla pandemia. Senonché, nel settembre 2024, il 25enne si vede recapitare un’ordinanza prefettizia di violazione delle misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19; una sanzione amministrativa che va da 400 a mille euro, ma «se il mancato rispetto delle misure avviene mediante l’utilizzo di un veicolo la sanzione è aumentata di un terzo».

Poco importa se il veicolo in questione è una bicicletta. Da qui il conto stratosferico «per fatto grave»: 533,33 euro. Il giovane si rifiuta di pagare e si affida a un legale. Nel ricorso l’avvocato Pellini ha evidenziato diversi aspetti. «Il mio assistito non è stato creduto e neppure sentito». Per «attività primarie», in quel periodo, ci si poteva spostare: e «approvvigionare la propria dispensa cercando un supermercato aperto» va considerato senz’altro un bisogno fondamentale. A parte il fatto che – oggigiorno lo sappiamo – numerosi cittadini multati durante quei primi mesi di pandemia hanno ottenuto l’annullamento di una legge ritenuta, secondo un’interpretazione giurisprudenziale successiva, anticostituzionale e contraria al diritto inviolabile della libertà personale. «Ancor più grave è la tempistica dell’ingiunzione, a quattro anni e mezzo dal fatto», quando il limite di riscossione è di cinque anni. «Non è dato capire le ragioni di un ritardo ai limiti della prescrizione» poiché «una norma emergenziale implica contiguità temporale tra l’accertamento dell’illecito e l’applicazione della sanzione: la sanzione dev’essere irrogata entro breve tempo». Dopo la sentenza dall’esito positivo, l’avvocato Pellini ha commentato: «Questo caso non tutela il cittadino. L’aspetto eclatante è la tempistica. A mio avviso irrogare una pena per aver infranto una normativa in periodo di emergenza a distanza di anni è una violazione della difesa, una violazione del principio di certezza del diritto, una violazione del buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione». l © RIPRODUZIONE RISERVATA