«Inalca, nessun piano di sicurezza per gli abitanti: pronti a un esposto»
L’annuncio di Elisa Aldegardi dell’associazione I Leoni di San Prospero: «Se qualche altra associazione volesse unirsi a noi, per fare in modo che la democrazia funzioni, sarà la benvenuta»
Reggio Emilia «Presenteremo un esposto alle autorità per il mega incendio dell’Inalca e per l’inadeguata tutela dei cittadini». A parlare è Elisa Adelgardi dei Leoni di San Prospero, associazione di cittadini del centro storico. Una realtà che non ha nulla a che fare con i precedenti Leoni di Reggio: l’associazione si è costituita nel giugno scorso, durante l’ultima tornata elettorale, e si definisce apartitica. «Non ci identifichiamo con nessun partito politico, piuttosto ci definiamo conservatori di stampo inglese», afferma la portavoce del gruppo.
Cosa non ha funzionato, a vostro avviso?
«La gestione dell’emergenza. In primo luogo è mancato un piano per la sicurezza degli abitanti del quartiere del Tondo. Perché non è stato allestito un piano di evacuazione? I cittadini si sono sentiti completamente abbandonati, abbiamo avuto l’impressione che qualsiasi cosa possa succedere funziona con il “si salvi chi può”; magari è un’impressione sbagliata, può essere, ma occorre che qualcuno lo verifichi. È mancata anche la tutela di asili e scuole: il nido di via Due Canali ha proseguito l’attività, il liceo “Moro” poteva benissimo restare chiuso».
Oggi, a una settimana di distanza e ad emergenza finita, si scopre che è stato un disastro. Cosa ne pensa?
«Appunto. È mancato il dialogo e la trasparenza. Hanno continuato a ripeterci che andava tutto bene: nonostante il rischio di esplosione dell’ammoniaca, l’aria che prendeva alla gola, la presenza di amianto tra l’altro segnalata fin dal primo giorno da chi abita al Tondo e in gioventù lavorava in quell’impianto, i frammenti che si continuano ad avvistare nella zona. Noi cittadini ancora oggi non sappiamo se è stato fatto tutto il possibile oppure no. Serve un’amministrazione comunale che parli chiaro, senza nascondersi dietro a un dito e senza fornire informazioni con il contagocce o a scoppio ritardato: dovrebbe essere semplice».
Su cosa verterà l’esposto? Disastro ambientale?
«No su quello sta indagando la procura di Reggio, per fortuna. Questa è un’inchiesta importante, che interessa molto la popolazione: abbiamo piena fiducia. Il nostro esposto verterà piuttosto sul tema della tutela della salute pubblica».
Sulla fase 2 della bonifica?
«La bonifica è doverosa. Anche questo emerge adesso, a cose fatte. Se andava tutto così bene non sarebbe stata necessaria».
Siete soli in questa iniziativa?
«Al momento sì e non nascondo che siamo in pochi. Se qualche altra associazione volesse unirsi a noi, per fare in modo che la democrazia funzioni, sarà la benvenuta, così come eventuali privati. Stiamo cercando di capire come approntare l’esposto. All’opposizione in municipio ci sono tanti avvocati e anche medici oncologici che potrebbero darci una mano, anziché fare interventi fini a se stessi: si facciano avanti, questa è politica pura».
Perché siete decisi a farvi avanti? «
Finora è prevalsa una mentalità da paese, eppure Reggio è una città densamente popolata e piena di industrie. La generazione precedente ha fatto disastri ambientali, la nostra deve rimediare. Se vogliamo tenere attività produttive nel cuore della città si deve permettere alla popolazione di vivere in sicurezza, in modo che non succeda più. La prova del nove c’è stata. E il risultato non è stato soddisfacente». l © RIPRODUZIONE RISERVATA