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Le condizioni del Santo Padre

Come sta il Papa? «Quadro clinico frequente negli anziani. Sepsi, bisognerà valutare la capacità di reazione»

Evaristo Sparvieri
Come sta il Papa? «Quadro clinico frequente negli anziani. Sepsi, bisognerà valutare la capacità di reazione»

Intervista al professor Massimo Girardis del Centro di rianimazione del Policlinico di Modena

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«Il mio è un parere personale, ma mi sembra che si possa essere ottimisti» Il professor Massimo Girardis dirige il centro di rianimazione e terapia intensiva al Policlinico di Modena. È uno dei massimi esperti internazionali di sepsi, «di cui non si parla mai abbastanza e che rappresenta nel mondo la prima causa di morte». Ma sulle condizioni di Papa Francesco mostra ottimismo, con una premessa: «Bisognerebbe conoscere con esattezza le condizioni precedenti per avere un quadro completo».

Professore, cosa significa che il Papa ha avuto una crisi respiratoria asmatiforme prolungata nel tempo?

«Durante le infezioni batteriche e virali il nostro sistema immunitario risponde generando infiammazione e questa infiammazione porta a una costrizione delle vie respiratorie. Avviene anche nelle normali crisi d’asma, che però durano il tempo dell’esposizione all’allergene. In caso di virus o batteri invece l’infiammazione dura il tempo dell’infezione, anche giorni, con crisi e miglioramenti. Le terapie da mettere in atto sono abbastanza standard e prevedono anche l’utilizzo dell’ossigeno alti flussi, come sta facendo il Papa».

In cosa consiste?

«È un presidio che attraverso cannule nasali somministra al paziente una miscela tra ossigeno e aria per facilitare la respirazione».

Crisi come quelle del Papa sono frequenti in pazienti anziani con polmoniti bilaterali?

«Una quindicina di giorni fa avevamo metà dei ricoverati con insufficienza respiratoria da polmonite bilaterale. Questo tipo di presentazione clinica con insufficienza respiratoria complicata di tipo broncospastico, quindi asmatiforme, è molto frequente».

Si è parlato anche di piastrinopenia associata ad anemia e di emotrasfusioni. Anche qui siamo nella norma?

«Qui il discorso è un po’ diverso: mentre nel caso della polmonite bilaterale la risposta immunitaria che si ferma al polmone si manifesta appunto con la necessità di avere ossigenati i flussi e con una terapia specifica antibiotica, se l’infezione comincia ad essere non controllata da parte della risposta immunitaria allora si cominciano a manifestare sintomi tipici della sepsi».

Ovvero?

«La sepsi non è altro che una sindrome che prevede un’infezione con una disfunzione d’organo. Quando a causa di un’infezione un organo comincia a funzionare male, allora si ha una sepsi. Nel caso del Papa, lui ha già una sepsi perché ha un’infezione polmonare con insufficienza respiratoria. Ma se ad essere colpito è anche un altro organo, come può essere l’organo o il sistema coagulativo, allora significa che la risposta immunitaria infiammatoria è molto attiva, sta creando disturbi lontano dal polmone. Il primo segno clinico di quando c’è questo interessamento del sistema coagulativo è proprio la piastrinopenia. E associata in questi pazienti spesso c’è l’anemia, non gravissima. La cosa un po’ particolare del Papa è che riceve già emutrasfusioni, probabilmente questa anemia è un po’ più grave di quella che si manifesta normalmente».

C’è una spiegazione?

«Bisognerebbe vedere la condizione clinica precedente. È possibile che avesse già qualche problema di salute che potrebbe farlo partire da livelli di emoglobina non molto alti, che scendendo ancora dopo una certa soglia necessitano di trasfusione».

Ma il fatto che il Papa sia in poltrona e di buon umore rappresenta un segnale positivo?

«In questi pazienti una delle terapie è proprio quella di non tenerli immobili. Finché i pazienti possono, vanno fatte piccole mobilizzazioni, sia passaggi dal letto alla poltrona sia piccoli esercizi, magari assistiti. La mobilizzazione fa parte ormai dello standard terapeutico dei pazienti con sepsi o infezione grave. Sono pazienti di solito vigili e collaboranti».

Il quadro è reversibile? Cosa c’è da tenere sotto controllo?

«Per prima cosa bisogna valutare la capacità di reazione del sistema immunitario. Con pazienti immunodepressi, molto anziani, con malattie classiche o ematologiche, allora anche le polmoniti possono diventare un problema. Significa che c’è un progressivo coinvolgimento di tutti gli organi e servono terapie più complesse. Ma riguarda una casistica piccola. La gran parte dei pazienti, passata la fase infettiva, torna tranquillamente a casa. Per il Papa non siamo in una condizione che ci fa pensare al peggio. Non vedo in questo momento una ragione per cui questa malattia possa essere rapidamente evolutiva in termini negativi. Diciamo che, allontanate le terapie specifiche, i pazienti generalmente tornano a casa dopo un paio di settimane».

Il Papa potrebbe avere aver bisogno in maniera continuativa di dispositivi per la respirazione artificiale?

«No. Sono transitori. Ogni 24 ore si valuta se necessari o no. Il passaggio successivo è tornare all’ossigenoterapia, che noi chiamiamo convenzionale, quella attraverso la mascherina. Dopo la scalata in salita, c’è la discesa fino a superare il ricorso all’ossigeno. Ecco, io oggi sinceramente non sarei preoccupato». © RIPRODUZIONE RISERVATA