Saman, prima decisione al processo d’Appello: il fratello sarà sentito come testimone
Per la prima volta in aula la mamma: è stata condannata in primo grado all’ergastolo insieme al marito Shabbar Abbas
La Corte d’Appello ha deciso di riaprire l'l'istruttoria per riascoltare il fratello, in veste di testimone. Diverso da quanto deciso in primo grado, dove era stato sentito ma nella convinzione che avrebbe dovuto essere indagato. Qui, quindi, c’è stata una valutazione diversa.
Il padre di Saman
Shabbar Abbas, padre di Saman Abbas, ha comunicato, tramite la sua avvocata Sheila Foti, che «renderà dichiarazioni spontanee in aula, quando lo riterrà opportuno».Per quanto riguarda invece Shaheen Nazia, la madre della ragazza uccisa a Novellara, e ritrovata solo un anno e mezzo dopo, al momento, non ha ancora deciso se renderà dichiarazioni spontanee in aula.
Ore 14
Poco dopo le 14 iniziata la discussione sulle richieste istruttorie. La pm della Corte d'appello ha chiesto di riaprire l'istruttoria limitatamente agli elementi ritenuti significativi dai giudici per assolvere i cugini ed escludere le aggravanti. Dunque riascoltare alcuno testimoni. Ha chiesto di acquisire un nuovo video che assembla le immagini delle telecamere dell'azienda Bartolo e del vicino Iemmi in modo nuovo (anche con ricostruzione). La pm ha sollecitato la Corte a esaminare gli imputati. Inoltre, se verrà accolto il parere tecnico della difesa di Shabbar sullo zainetto, chiede come controprova di acquisire una relazione del Ris in cui si dice che ciò che Shabbar ha in mano quando rientra dopo che Saman viene portata fuori, è lo zaino che la ragazza aveva quando è uscita.
La pausa
La Corte d’assise d’appello di Bologna ha sospeso per una breve pausa l’udienza del processo d’appello per l’omicidio Saman Abbas. Alla ripresa, i giudici hanno reso noto che saranno esaminate le istanze istanze istruttorie presentate dalla pubblica accusa e dalla difesa. In aula, ad ascoltare la lettura di quanto accaduto e ricostruito nel corso del processo di primo grado, Shaheen Nazia, mamma di Saman Abbas, il padre della ragazza Shabbar Abbas, lo zio Danish Hasnain, (rispettivamente condannati all’ergastolo i primi due e a 14 anni il terzo) e i cugini della 18enne, di origini pachistane scomparsa nella primavera del 2021 da Novellara e trovata morta un anno e mezzo dopo.
La difesa dello zio
«Lo zio Danish è l'unico imputato a trovarsi in una posizione ambivalente», in quanto «ha proposto appello chiedendo l'assoluzione e subisce anche l'appello della Procura che chiede di riapplicarsi le aggravanti disapplicate su mia richiesta in primo grado. Se fosse una partita di calcio si direbbe `zero a zero, palla al centro´, perché può succedere di tutto, dall'assoluzione fino all'ergastolo». A dirlo, parlando con i giornalisti prima dell'udienza del processo d'appello sull'omicidio di Saman Abbas, è l'avvocato Liborio Cataliotti, difensore di Danish Hasnain, lo zio della ragazza, condannato in primo grado a 14 anni. Per gli altri imputati, aggiunge Cataliotti, «la partita è diversa. Ci sono due fronti contrapposti: da una parte i genitori Shabbar e Nazia, che hanno fatto appello, e per converso la Procura ha appellato avverso l'assoluzione degli altri due imputati, ovvero i cugini della ragazza». Da parte sua, il legale si dice convinto «che le prove raccolte in primo grado siano ampiamente sufficienti: non credo sia necessario il rinnovo dell'istruttoria, ritengo ineccepibile la sentenza che pone un solo dubbio», vale a dire «se Danish sia arrivato prima dell'esecuzione dell'omicidio o immediatamente dopo, un dubbio dichiaratamente irrisolto dalla sentenze e che secondo me può fare la differenza». Per Cataliotti, infine, «la variabile impazzita sono le dichiarazioni degli imputati: Abbas ha già parlato, la vera novità è la presenza in aula di Nazia, che non avendo partecipato al dibattimento di primo grado sarebbe elemento dirompente e nuovo del processo».
L’udienza
La nomina di un unico interprete “obbliga” i cinque familiari di Saman Abbas imputati a sedere vicini nell'aula della Corte d'Assise d'appello di Bologna in cui si svolge il processo. I cinque, vale a dire i genitori, lo zio e due cugini della ragazza, sono quindi tutti seduti a poca distanza l'uno dall'altro, fuori dalle gabbie. Inizialmente, la madre di Saman, Nazia Shaheen, aveva manifestato l'intenzione di nominare un interprete di sua fiducia, ipotesi però respinta dalla Corte, presieduta dal giudice Domenico Stigliano, che ha poi assegnato un unico interprete a tutti gli imputati, raccomandandogli di accertarsi che i cinque non parlino mai tra loro. Inizialmente i tre imputati detenuti - i genitori e lo zio- erano quindi stati fatti sedere in un'unica gabbia, mentre prima la madre era in una delle due gabbie presenti in aula Bachelet e il padre e lo zio nell'altra. Poi si è posto il problema di dove far sedere i due cugini, che pur essendo imputati sono a piede libero, in quanto sono stati assolti in primo grado. Alla fine si è deciso di far stare tutto fuori dalle gabbie, con la raccomandazione all'interprete di accertarsi che i cinque non si parlino.
Telecamere fuori
La Procura generale ha chiesto alla Corte d’assise d’appello di Bologna, presidente Domenico Stagliano, di ammettere le riprese in aula nel corso del processo d’appello per l’omicidio di Saman Abbas, ucciso nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021 e il cui cadavere fu ritrovato soltanto un anno e mezzo dopo. La corte si è ritirata per decidere delle richieste. Infine, ha deciso che le telecamere non potranno entrare al processo.