“Gufetta” cade e batte la testa: salvata dagli studenti della Galilei a Cavriago
Il gufo, rinominato in questo modo dagli studenti, si trova ora al Rifugio Matildico e presto sarà rimesso in libertà. La volontaria Lipu: «L’ho protetto col grembiule»
Cavriago Il 21 Febbraio scorso, in una giornata scolastica come tutte le altre, la seconda D della scuola media “Galileo Galilei” di Cavriago, si è resa protagonista di un salvataggio inaspettato.
Stava per terminare l’ora di grammatica quando, nel silenzio più totale, la voce squillante di Yasser ha pronunciato questa frase: «Guardate, c’è un gufo!».
Quelle parole hanno scatenato una curiosità tale da spingere gli alunni a incollarsi ai vetri per verificare che veramente, sull’albero antistante l’aula, fosse appollaiato quello che poi hanno scoperto essere realmente un gufo comune.
Mentre gli studenti lo stavano ammirando, però, è accaduto l’inaspettato: il gufo è precipitato dall’albero, sbattendo la testa.
La professoressa Daniela Nunziante è scesa in cortile chiedendo aiuto alla collaboratrice scolastica Isabella Bastia, volontaria della Lipu (Lega Italiana protezione uccelli).
«Sono intervenuta con una certa sicurezza perché so come trattare i rapaci – racconta Bastia –. La cosa più importante quando si recupera un animale selvatico è proteggersi e proteggerlo, quindi l’ho coperto utilizzando il grembiule che avevo addosso. Dopo avergli coperto la testa, per evitare che mi pizzicasse col becco, gli ho bloccato gli artigli, perché nei rapaci la cosa più pericolosa sono gli artigli e vanno neutralizzati. Poi, avvolto nel grembiule, l’ho riposto in una scatola al buio, anche per tranquillizzarlo in quanto il caos e il contatto con l’uomo non sono la sua normalità. Anzi è molto pericoloso che si abitui all’uomo essendo un animale selvatico».
Una volta salvato e messo in sicurezza il gufo, è stato avvisato il Rifugio Matildico, centro nato nel 2011 proprio per il recupero della fauna selvatica.
Il suo fondatore, Ivano Chiapponi, che lo dirige con un gruppo di volontari, si è recato a scuola per recuperare il rapace, affettuosamente ribattezzato dagli studenti “Gufetta”.
Ora i referenti del rifugio riferiscono che sta bene e verrà riconsegnata presto al suo habitat naturale.
Per gli studenti e le studentesse della seconda D della scuola Galilei, è stata indescrivibile l’emozione di poter contribuire a salvare una vita. «Quando ho visto il gufo ha provato tanta felicità perché era la prima volta che ne vedevo uno – racconta Yasser –. Poi, quando l’ho visto cadere dall’albero ha provato tanta tristezza e preoccupazione. Avrei voluto andare in cortile a soccorrerlo, ma non è stato possibile. Però sono stato io a dargli il nome Gufetta».
«Ho sentito l’urlo e mi sono catapultato contro la finestra per vedere il gufo – afferma Santiago –. Yasser mi ha raccontato che il gufo era incastrato tra i rami dell’albero e tutto d’un tratto è caduto a terra, come se fosse stato colpito. Lui era molto preoccupato perché pensava che fosse una ferita gravissima. Se la prof gli avesse dato il permesso, di sicuro Yasser avrebbe chiesto ai bidelli una coperta morbida per avvolgerlo e l’avrebbe riposto su uno dei divanetti della scuola, dentro in una scatola». «Ero felicissimo – conclude Nisandu –. Non avevo mai visto un rapace».
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