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L’incontro in Questura

Don Luigi Ciotti a Reggio Emilia: «Contro le mafie serve uno scatto»

 Don Luigi Ciotti a Reggio Emilia: «Contro le mafie serve uno scatto»

Il presidente di Libera protagonista di un incontro sulla legalità

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Reggio Emilia «Il dato un po’ inquietante del Paese è che si è passati lentamente nella percezione degli italiani – dopo le grandi stragi, dopo le grandi operazioni, dopo la grande emotività che c’era stata giustamente nel Paese – dal crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato. Si sta andando verso la normalizzazione. Come per la droga, che c’è n’è più di 30-40 anni fa, ci sono nuove sostanze, nuove modalità, ma è diventata una delle tante cose. E così, le eco-mafie, le agro-mafie, il gioco d’azzardo. Questa normalizzazione, deve farci riflettere e porci delle domande».

Così don Luigi Ciotti giovedì mattina dalla bella sala Palatucci nel palazzo della questura di Reggio Emilia. Una esortazione, la sua, a una reazione della coscienza civile della società nell’incontro dal titolo “Fra giustizia e legalità nel perseguimento del bene comune”, appuntamento della rassegna “Conoscersi per comprendersi: la Polizia tra le persone” che la Questura insieme a Fondazione Manodori e Rotary Reggio Emilia Terra di Matilde sta portando avanti in questi mesi.

Accolto dal questore Giuseppe Maggese, per quasi due ore ha parlato davanti un folto pubblico: in prima fila il sindaco Marco Massari, il prefetto Anna Maria Cocciufa, il procuratore capo Gaetano Calogero Paci, i vertici delle forze dell’ordine reggiane.

A 60 anni dalla nascita del Gruppo Abele, nel trentesimo anniversario dalla fondazione di Libera (di cui è presidente) e nell’anno in cui compirà 80 anni – è stato lui stesso a ricordare queste importanti ricorrenze che lo riguardano – don Ciotti ha dato ancora una volta testimonianza autentica di una vita vissuta sempre in prima linea contro la criminalità organizzata e per i diritti dei più deboli, con parole capaci di toccare nel profondo. Don Ciotti ha evidenziato il grande lavoro delle forze di polizia, delle procure, delle prefetture, ma ha descritto a chiare lettere anche «la responsabilità che noi abbiamo come cittadini». Per don Ciotti «la parola infiltrazioni» della mafia in alcuni territori bisogna cancellarla «perchè è una semplificazione».

«Oggi dobbiamo riconoscere una realtà che vede le imprese di mafia agire stabilmente con le imprese che mafiose non sono, condividendo affari e servizi». Ha parlato di «capacità strategiche e adattive» della criminalità organizzata, che permette alle mafie inserirsi in settori economici legali utilizzandoli». Scenari che anche il territorio di Reggio Emilia purtroppo conosce bene, se a 10 anni dall’inchiesta Aemilia anche le recenti inchieste degli investigatori reggiani raccontano la nostra città come capitale della fatture false e delle società cartiere, come ha ricordato durante l’incontro Elisa Pederzoli, giornalista della Gazzetta di Reggio che ha moderato l’incontro. Il presidente di Libera ha esortato a prendere coscienza di questa interconnessione. «Ma siccome si spara di meno, c’è meno chiasso, allora nella testa di una marea di persone, ma non solo di cittadini, anche di chi dovrebbe avere maggiori responsabilità nel creare interventi, politiche si va verso una normalizzazione, una semplificazione. Invece è il momento in cui ci vuole uno scatto in più».

Don Ciotti ha puntato il dito sul fatto che le procure «a volte sono sotto organico». «Non si mette la giustizia in grado di poter operare – ha tuonato – se non si fanno gli investimenti giusti. Con alcune riforme si rischia di depotenziare: ma passa così come una delle tante cose e non ce lo possiamo permettere».

Don Ciotti ha espresso sostegno allo sciopero in corso proclamato dall'Associazione nazionale magistrati. «Lo fanno per la difesa della Costituzione» ha detto. Per don Ciotti non è più il momento di delegare una reazione. Il problema, ha chiosato il sacerdote, «sono i neutrali, i rassegnanti e i mormoranti che sono professionisti della lamentela, ma non si schierano».

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