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L’Appello

Processo Saman, mamma Nazia in aula per la prima volta e rivede il marito Shabbar

Jacopo della Porta
Processo Saman, mamma Nazia in aula per la prima volta e rivede il marito Shabbar

Volto e sguardo basso: non ha potuto parlare al coniuge

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Bologna Sono passati più di due anni e tre mesi da quando la polizia del Pakistan arrestò Shabbar Abbas nel Punjab dove era latitante. Quel giorno di autunno lei era in casa, ma le autorità pakistane non la catturarono e restò ancora per alcuni mesi un fantasma.

Nell’aula della Corte d’Assise di Bologna, per la prima volta il padre di Saman si è ritrovato al fianco della moglie Nazia Shaheen.

Ieri la mamma di Saman, condannata in contumacia all’ergastolo a Reggio Emilia, è arrivata scortata dalla polizia penitenziaria in abiti tradizionali scuri, ornati da qualche motivo floreale e bordati di rosso. Indossava il pantalone, shalwar, una camicia e lo chador in testa. Ha tenuto una mascherina chirurgica per tutto il tempo dell’udienza.

Anche lei, come lo zio di Saman, Danish Hasnain, e il marito Shabbar, è scesa nel cortile del palazzo e ha percorso il maestoso scalone seicentesco che porta all’aula Bachelet del primo piano, attorniata da telecamere e macchine fotografiche.

In aula non ha mai potuto parlare con il marito o gli altri imputati, perché il presidente della Corte lo ha espressamente vietato.

Ai coniugi, allo zio e ai cugini è stato dato un solo interprete nominato dalla Corte e non uno di fiducia, come richiesto dall’avvocato Simone Servillo, che tutela la donna.

Per tutta la giornata, dalle 9.30 alle 18, fatte salve le pause, la mamma di Saman è stata in silenzio, a capo e sguardo basso, al punto che un paio di volte il presidente le ha chiesto se stesse bene e se la sentisse di proseguire. C’è chi ha notato, a margine dell’udienza, che non averle dato un interprete donna e averla messa vicino a tutti gli altri imputati uomini non ha favorito il suo coinvolgimento. Al suo fianco c’era lo zio, poi l’interprete e infine il marito, mentre i cugini erano al fianco dei loro legali.

L’avvocata Sheila Foti ha annunciato che il suo assistito Shabbar renderà dichiarazioni. Lo aveva fatto in primo grado, senza tra l’altro apparire molto convincente. Molta più curiosità desta quello che potrebbe dire la mamma. L’avvocato Liborio Cataliotti, difensore dello zio, l’ha definita l’unica vera “variabile impazzita” di questo processo di secondo grado. L’avvocato Servillo ha detto che la donna non ha ancora deciso, anche se ha aggiunto che gli pare difficile che lo faccia.

Giovedì, però, in aula comparirà l’unico figlio che le è rimasto. Che effetto farà sul suo cuore di madre? Come reagirà alle sue parole accusatorie nei confronti del clan Abbas?

Nei mesi di latitanza ha tentato mille volte di farlo “rinsavire” e lo ha invitato a non comportarsi come quella “pazza” della sorella. 


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