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Cassetta delle offerte forzata e bisogni contro il coro dietro l’altare: chiusa la chiesa di via Roma

Chiara Cabassa
Cassetta delle offerte forzata e bisogni contro il coro dietro l’altare: chiusa la chiesa di via Roma

Reggio Emilia: la decisione di don Alessandro Ravazzini dopo i ripetuti episodi: «A causa dell’inciviltà di alcuni delinquenti e dell’indifferenza di chili ha lasciati agire»

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Reggio Emilia Chiese profanate. Luoghi di culto vandalizzati. Cassette delle offerte svuotate. Episodi purtroppo non sporadici, ma sempre più frequenti. Che portano i parroci a prendere decisioni estreme, sofferte ma inevitabili: chiudere le chiese.

In questi giorni, a doversi arrendere a una decisione sempre e comunque dolorosa, è stato don Alessandro Ravazzini in seguito a due episodi avvenuti all’interno della centralissima chiesa di San Giacomo, in via Roma, di cui è parroco. Domenica scorsa, qualcuno aveva pensato bene di fare i propri bisogni evidentemente impellenti negli spazi occupati dal coro ligneo dietro l’altare. Qualche giorno dopo era stata invece forzata la cassaforte delle offerte che si trova all’ingresso, alla destra della navata centrale. Di questo ultimo atto di inciviltà restano il coperchio danneggiato della cassaforte e le immagini nitidamente immortalate dalle telecamere. La cui presenza, evidentemente, non ha spaventato più di tanto i delinquenti. Da qui la decisione di chiudere per alcuni giorni la chiesa che resterà aperta solo in occasione delle messe. «A causa di ripetuti atti vandalici e irrispettosi del luogo di culto – si legge nell’avviso ai parrocchiani – ci troviamo costretti ad impedire l’accesso alla chiesa che verrà aperta esclusivamente per le celebrazioni liturgiche il sabato alle ore 18,30 e la domenica alle ore 11,30».

Ma don Alessandro Ravazzini va oltre il laconico annuncio: «A causa dell’inciviltà di alcuni delinquenti – spiega – adeguatamente ripresi dalle telecamere, e l’indifferenza di chi entrando in chiesa li ha lasciati agire impunemente, siamo costretti a prendere questo provvedimento che penalizza coloro che invece in questo luogo riconoscono la casa di Dio e vengono per onorare la sua presenza». A scoprire entrambi i deplorevoli episodi il diacono Pierangelo Roncalli che, con il parroco, condivide preoccupazioni e apprensioni. «Purtroppo sappiamo che questi episodi sono sempre più frequenti – spiega il diacono –. Noi stessi un annetto fa eravamo stati costretti, sempre a causa di vandalismi, a chiudere la chiesa per quindici giorni. E ora siamo da capo. Constatiamo, purtroppo, che neppure la presenza di telecamere per certe persone rappresenta un deterrente. Così come prendiamo atto del fatto che non sempre chi assiste a certi episodi ha la forza o il coraggio di intervenire e lanciare l’allarme». «Ma ciò che più dispiace – conclude Roncalli – è essere costretti a chiudere le porte della chiesa. Questo significa che i fedeli non potranno entrare in san Giacomo, recitare un’Ave Maria o accendere una candela come sono soliti fare. Questo è il nostro maggior rammarico». Episodi sempre più frequenti, si diceva. Una settimana fa, ad essere costretto a chiudere la chiesa, era stato don Sergio Pellati, parroco di Quattro Castella: in Sant’Antonino Martire era infatti stato forzato il tabernacolo ed era sparita la teca con le ostie consacrate. 

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