Gazzetta di Reggio

Reggio

L’indagine

Revenge porn e cyberbullismo sono le paure della Gen Z sul web

Zahra Wagih e Pavneet Kaur*
Revenge porn e cyberbullismo sono le paure della Gen Z sul web

Il 58% individua nella condivisione non consensuale di immagini intime il primo pericolo della rete. Lo dice l’indagine dell’Osservatorio Indifesa 2025 di Terre des Hommes, per la quale oltre la metà degli under 26 ha subito un episodio di violenza

3 MINUTI DI LETTURA





Secondo un’indagine dell’Osservatorio Indifesa 2025 di Terre des Hommes, realizzata insieme a Scomodo, che ha coinvolto oltre 2700 ragazzi e ragazze sotto i 26 anni, il web si conferma uno spazio pericoloso per la Generazione Z. Più della metà dei giovani (58%) individua nel revenge porn il rischio maggiore che si corre sul web. Seguono l’alienazione dalla vita reale (49%), le molestie (47%) e il cyberbullismo (46%). Con l’abbassarsi dell’età è però proprio il cyberbullismo il rischio più temuto: indicato dal 52% degli under 20.

«La rete non perdona»

A riflettere sulla condivisione di immagini intime di una persona senza il suo consenso, allo scopo di allo scopo di nuocerle, umiliarla o ricattarla, è Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Terre des Hommes. «La rete non perdona: un contenuto condiviso può diventare virale in pochi istanti, distruggendo la reputazione di chi ne è coinvolto», spiega. Accanto a queste forme di violenza si posizionano il bodyshaming e il catfishing (l’uso di false identità per ingannare e manipolare le vittime), quest’ultimo in crescita, alimentato dalla facilità con cui i contenuti possono essere diffusi in rete. Gli adolescenti sono spesso inconsapevoli delle conseguenze delle proprie azioni online e i casi di diffamazione, ricatti e molestie sono sempre più frequenti. Altro aspetto preoccupante è che la metà dei ragazzi (48%) dichiara di aver subito un episodio di violenza. Le forme più comuni di violenza di cui sono vittime risultano essere la violenza verbale e psicologica (59,5%), il catcalling (52%), il bullismo (43%), e le molestie sessuali (38,5%).

Quale impatto?

Non è solo il cyberbullismo (che sembra colpire più le ragazze) a destare preoccupazione: anche l’ossessione per i numeri dei social, come like e follower, contribuisce a creare insicurezze e isolamento. «Il bisogno di approvazione sui social diventa una gabbia emotiva» sottolinea Silvia Rossi, esperta di psicologia giovanile, chiamata a commentare i dati dello studio. Per molti giovani, la vita virtuale è inscindibile da quella reale e l’immagine che si proietta sui social può diventare fonte di ansia e depressione. Il fenomeno della Fomo (Fear of Missing Out), la paura di essere esclusi da esperienze sociali, è sempre più diffuso tra gli adolescenti, spingendoli a trascorrere ore online per non sentirsi “tagliati fuori”. Questo ciclo può generare dipendenza digitale, insonnia e una ridotta capacità di concentrarsi nello studio e nelle attività quotidiane.

Il ruolo degli adulti

Nonostante la crescente consapevolezza, molti giovani faticano a trovare supporto. La difficoltà a comunicare con genitori e insegnanti, spesso poco informati sui meccanismi del web, rende più complesso il contrasto ai fenomeni di violenza digitale. Terre des Hommes propone soluzioni concrete: più campagne di sensibilizzazione, un dialogo più stretto tra scuole e famiglie e strumenti efficaci per denunciare i contenuti dannosi. Secondo il movimento, l’educazione digitale dovrebbe diventare una priorità, con programmi scolastici mirati a insegnare ai ragazzi come proteggersi online e riconoscere situazioni di rischio. «Il cambiamento parte da ciascuno di noi», conclude il rapporto. In un’epoca in cui il web è parte integrante della vita quotidiana, rendere internet un posto più sicuro è una responsabilità collettiva.l

*Studentesse dell’istituto Motti

© RIPRODUZIONE RISERVATA