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Caro affitti, la ricetta di Acer: «Serve un rinnovato patto per la casa: aiuti per chi ristruttura e garanzie per chi dà in affitto»

Massimo Sesena
Caro affitti, la ricetta di Acer: «Serve un rinnovato patto per la casa: aiuti per chi ristruttura e garanzie per chi dà in affitto»

Marco Corradi, presidente Acer: «Oggi per il ceto medio è molto difficile acquistare casa e gli affitti al mese superano il 30% delle entrate di una famiglia»

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Reggio Emilia Cos’hanno in comune un infermiere dell’Ausl e un autista di Seta che, arrivando dal meridione hanno trovato lavoro sul nostro territorio provinciale? Sicuramente stipendi non da nababbi e, con la medesima probabilità, un problema enorme sul fronte abitativo. Il tema è stato sottolineato più volte in entrambi i casi, con i sindacati degli autisti tra i primi a denunciare lo scarso potere d’acquisto delle buste paga; e con il direttore generale dell’Ausl Davide Fornaciari, che, all’atto di insediarsi in via Amendola, aveva subito sottolineato la necessità di dare risposte – sul fronte abitativo – a tutto il personale sanitario che Reggio Emilia dovrà per forza importare già nei prossimi mesi. Invero, che a Reggio esista un problema casa (e in particolare un caro-affitti) lo sperimentano ogni giorno anche altre categorie di lavoratori (come gli insegnanti) o gli stessi studenti universitari. E tra i primi a raccogliere queste grida d’allarme, c’è sicuramente l’Acer, l’Azienda Casa Emilia Romagna di Reggio Emilia che peraltro in questi anni ha saputo “cambiare pelle” per adeguarsi al mondo che mutava. Quella che una volta dava risposte all’emergenza abitativa delle classi meno abbienti, fa la sua parte gestendo le emergenze che nel frattempo sono radicalmente cambiare, come spiega il presidente di Acer, Marco Corradi.  «In questi ultimi dieci anni – è la premessa di Corradi – ci siamo dovuti adeguare a un cambiamento molto marcato dal punto di vista sociale, che potremmo riassumere con l’assottigliarsi della differenza tra le persone che vivono in condizioni di povertà e la cosiddetta classe media. La differenza è sempre meno marcata, soprattutto per quel che riguarda la questione abitativa».

Esiste un tema del caro-affitti a Reggio?

«In genere non riguarda soltanto Reggio, lo dicono i dati sugli acquisti degli immobili. Se anni fa la classe media preferiva acquistare un immobile anziché pagare un affitto, oggi la crescita esorbitante delle materie prime dell’edilizia e, sull’altro fronte la mancata rivalutazione dei salari, rende molto difficile acquistare casa. Da qui la decisione di molti di guardare al mercato degli affitti».

Che però non è una passeggiata in termini di spesa...

«Assolutamente non lo è, e non è soltanto un problema reggiano. In genere quando il costo mensile per una abitazione supera il 30% delle entrate di una famiglia, significa che la spesa per quell’immobile non è più sostenibile. E questo purtroppo accade anche per gli affitti».
Fin qui la fotografia della situazione. Quale può essere il ruolo dell’Acer?

«Attualmente Acer gestisce in provincia di Reggio 5.200 alloggi sia di proprietà pubblica sia, in parte anche di privati. E indubbiamente, in questi anni, anche il nostro lavoro è cambiato, sull’onda dei grandi cambiamenti della società. È un dato di fatto che per molti privati, nelle condizioni attuali, è poco conveniente affittare i propri immobili. E questo perché si sente la mancanza di un sistema complessivo di misure che aiutino anche il mercato delle locazioni. Penso ai piani casa degli enti locali che dovrebbero tornare d’attualità, ma anche ad altri strumenti e altre leve, come i canoni concordati, e l'abbattimento dell'Imu. E tutto questo in una cornice nazionale di politiche per la casa, come ad esempio quello che era una volta il fondo affitti».
Ha un’idea di quale potrebbe essere, su Reggio, l’impatto di misure come quelle che ha elencato?

«A Reggio gli alloggi attualmente sfitti sono diverse migliaia. A dirlo sono ad esempio i dati sugli introiti derivati dalla riscossione della tariffa rifiuti. E questo numero di deve ridurre: l’unica strada da percorrere perché ciò avvenga è dar vita a un rinnovato patto per la casa che preveda aiuti per chi ristruttura e garanzie per chi decide di affittare. La condizione imprescindibile è comunque che si arrivi ad applicare una misura di carattere nazionale che possa in qualche modo normalizzare la situazione».
Una situazione che a Reggio è di stagnazione?

«Sicuramente siamo arrivati a una quotazione al metro quadro, attorno ai tremila euro, che rende praticamente nulla la costruzione di abitazioni solo per l’affitto. La strada possibile è quella della riconversione del patrimonio esistente».

È quello che state facendo, non è vero?

«Per le fasce meno abbienti abbiamo una lista d’attesa che non sarebbe drammatica se riuscissimo a ristrutturare tutti quegli alloggi oggi sfitti ma non occupabili. Parliamo di alloggi per i quali il canone medio mensile che noi riscuotiamo è attorno ai 138 euro, ma la media dei soldi che servono per una singola ristrutturazione si aggira attorno ai 15mila euro per alloggio. Ecco perché servono fondi anche per l’emergenza delle classi più deboli. In questo momento, grazie a fondi della Regione, stiamo ristrutturando 70 appartamenti e contiamo di ristrutturarne altri cento all’anno da qui al 2027».

Però a Reggio, lo dicono le cronache, ci sono anche altre emergenze: infermieri, autisti, lavoratori dipendenti, studenti. Il famoso “ceto medio”…

«Per il ceto medio stiamo rilanciando il patto della casa, la Regione ha messo in campo risorse per inquilini, ma anche per i proprietari con la possibilità di rimborsare importi per lavori di ristrutturazione fino a 6mila euro. Poi, anche i singoli comuni stanno facendo la loro parte, ad esempio abolendo o riducendo l’Imu per chi affitta il proprio immobile. Accade con i comuni dell’Unione Tresinaro Secchia e con il comune capoluogo che ha ridotto l’Imu per questi casi. Poi Acer ha avuto accesso a un fondo immobiliare della Cassa depositi e prestiti che ha portato 54 famiglie ad avere una casa a canone calmierato, attorno ai 350 euro mensili. Una operazione di questo tenore è stata fatta con la Banca europea degli Investimenti. Certo, tutto è più facile se c’è un soggetto aggregatore. Nel nostro caso è la Regione che conduce il gioco. Un gioco che è per forza di squadra».

Infermieri, autisti del trasporto pubblico, insegnanti, studenti: sono le vostre prossime emergenze.

«Con il direttore generale dell’Ausl abbiamo avuto un primo incontro e un altro lo avremo nei prossimi giorni per fare il punto della situazione e tarare le nostre forze su quelle che si pensa siano le esigenze. Tra Reggio, Correggio e Guastalla abbiamo già individuato circa 60 alloggi, in parte già arredati che potrebbero essere fruibili nel giro di pochi mesi. L’estate, quando le strutture sanitarie dovranno trovare le sostituzioni per il personale che andrà in ferie, sarà il primo banco di prova».

E per quanto riguarda il tema degli autisti di seta?

«Abbiamo recentemente consegnato i primi due appartamenti. Anche in questo caso si tratta di alloggi in affitto a canone calmierato. Stiamo lavorando anche su una offerta di posti letto che potrebbero riguardare anche altre categorie di lavoratori, oltre agli studenti fuori sede, per i quali sono comunque da tempo in essere convenzioni e accordi che coinvolgono l’Er.Go., l’agenzia regionale per il diritto allo studio oltre a Unimore».

Per gli studenti, l’Acer non è comunque sola, non è così?

«Per gli studenti, il patrimonio che mettiamo in campo è in parte di Acer e in parte di privati, in primis la famiglia Maramotti, che già negli anni scorsi ha reso possibile il recupero di Palazzo del Carbone e degli immobili in piazza Casotti . Lavoriamo poi insieme all’Università per aumentare la dotazione di posti letto per gli studenti che arrivano da altre città per frequentare i corsi reggiani dell’ateneo. Su questo è fondamentale l’alleanza con la stessa Unimore che ha tutto l’interesse a rendere appetibile la frequenza ai suoi corsi anche da parte di giovani che abitano lontano e che, in assenza di condizioni vantaggiose, potrebbero optare per gli atenei on-line. Stiamo inoltre partecipando a un bando del ministero dell’Università che ci consenta di riqualificare alloggi di nostra proprietà in centro storico per riqualificare alloggi nostri in centro storico. In centro a Reggio ma anche in provincia, poi, stiamo guardando a immobili pubblici da ristrutturare e riconvertire o in alloggi a canone calmierato o in studentati con posti letto. Noi crediamo molto in questa sorta di rigenerazione immobiliare attraverso gli studentati, che possono essere un modo per riqualificare zone della città che altrimenti rischierebbero degrado e abbandono. In questo senso si inquadra, ad esempio la riqualificazione che vogliamo approntare della palazzina degli Uffici delle ex Reggiane, a Santa Croce».l © RIPRODUZIONE RISERVATA