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Incendio Inalca: le squadre anti-amianto al lavoro nel parco della Resistenza

Incendio Inalca: le squadre anti-amianto al lavoro nel parco della Resistenza

Al via la prima fase delle attività per pulire l’area dai residui del maxi rogo che ha colpito lo stabilimento di via Due Canali

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Reggio Emilia Tuta bianca, mascherine Ffp3, caschetto e vari dispositivi di protezione personale. Più un aspiratore. È cominciata giovedì per mano della società Acr Reggiani Spa la bonifica del parco della Resistenza dai residui di amianti dispersi a causa del maxi incendio che ha devastato lo stabilimento Inalca nella notte fra il 10 e l’11 febbraio.

Due le squadre in azione inviate dalla ditta, incaricata direttamente da Inalca per le attività di pulizia del parco, da giorni transennato ma quasi sistematicamente frequentato da diversi residenti, incuranti del rischio contaminazione e nonostante i ripetuti controlli della polizia locale. Le operazioni consistono nella raccolta manuale e attraverso aspiratori di tutti i frammenti che verranno scovati, che saranno poi incapsulati per evitare dispersione di fibre.

Una bonifica che interessa anche le aree di via Falcone, via Borsellino e via Cisalpina, dove in questi giorni non sono mancate preoccupazioni da parte dei residenti, molti dei quali sono arrivati a costituirsi anche in comitato (Comitato Amianto Zero) per far sì che la situazione venga risolta nel minor tempo possibile. Quella cominciata ieri è la prima fase di bonifica del parco. Qualora questa aspirazione non abbia raccolto tutto quello che era al suolo, magari per colpa di erba troppo alta, allora si procederà allo sfalcio dell’erba e solo in ultima istanza si potrà arrivare a decorticare il terreno.

Dal 14 febbraio scorso, sono state in totale una settantina le segnalazioni arrivate alla Centrale operativa allestita per la gestione di questa emergenza. Per una decina di queste, si trattava di piccoli frammenti d’amianto rinvenuti su balconi e davanzali delle case, per i quali il Dipartimento di Igiene pubblica dell’Ausl ha consigliato la microraccolta, il metodo di smaltimento più veloce e sicuro. Per chi ha accettato, è stato fornito un kit necessario per le operazioni. Il kit si compone di una tuta usa e getta, calzari, mascherina Ffp3 e guanti, oltre ai sacchetti dove introdurre i resti di amianto. Sacchetti che una volta chiusi vanno etichettati e restituiti a Ausl e Arpae. La microraccolta dell’amianto in ogni caso è una novità ma solo per il Comune capoluogo. La Regione l’ha adottata da tempo e nella nostra provincia è già una realtà per i comuni serviti da Sabar per la gestione dei rifiuti. l© RIPRODUZIONE RISERVATA