L’indagine sulla banda di Vetto, il capitano Salvati: «Una soddisfazione restituire la refurtiva ai cittadini derubati»
L’ufficiale dei carabinieri racconta le indagini che hanno portato alla cattura di tre albanesi specializzati in furti nelle case
Vetto «Siamo riusciti a ritrovare diversi oggetti rubati, tra cui gioielli, orologi, una macchina fotografica professionale, profumi e perfino una PlayStation. Alcuni proprietari li hanno già riconosciuti. Uno dei momenti più toccanti è stato il ritrovamento di un accendino Cartier appartenuto al marito defunto di una donna di Castelnovo Monti. Per lei non aveva tanto un valore economico, ma soprattutto un significato affettivo enorme». Il capitano Gloria Salvati, comandante del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Reggio Emilia parla delle indagini che hanno condotto i militari e la procura di Reggio Emilia, diretta dal Calogero Gaetano Paci, alla cattura di tre albanesi specializzati in furti nelle case tra la Val d’Enza e l’Appennino Reggiano e Parmense.
Quanto è stato difficile arrivare alla banda?
«È stata un’indagine complessa. Scoprire e fermare chi compie furti in abitazione non è mai semplice. L’operazione è nata grazie all’intuizione investigativa dei carabinieri della stazione di Quattro Castella, che hanno notato un aumento di colpi tra settembre e ottobre. Analizzando le segnalazioni, sono riusciti a individuare un’auto sospetta grazie ai sistemi di videosorveglianza e ai varchi Ocr, che leggono le targhe».
E da lì come si è sviluppata l’indagine?
«A partire dalla targa, siamo riusciti a risalire al proprietario dell’auto: un cittadino albanese residente a Scandiano ma domicilato a Vetto. Questo ha permesso di avviare un’indagine più ampia, coordinata dalla Sezione Operativa della Compagnia di Reggio Emilia e dal Nucleo Operativo di Castelnovo Monti».
Come siete riusciti a raccogliere le prove decisive?
«Abbiamo installato un Gps sull’auto sospetta e avviato intercettazioni ambientali».
E cosa avete scoperto?
«Grazie a questi strumenti siamo riusciti a mappare i movimenti della banda. Il proprietario dell’auto svolgeva il ruolo di autista e coordinatore. Gli altri due erano irregolari, provenienti dall’Albania. Entravano in Italia con pullman, senza lasciare tracce nei controlli di frontiera, e venivano accolti dal connazionale a Reggio Emilia, in Piazzale Europa. Da lì venivano portati a Vetto, dove si nascondevano senza uscire di casa, per evitare controlli».
Come operavano durante i furti?
«Il metodo era sempre lo stesso: tra le 18 e le 21 uscivano da casa e partivano in auto. L’autista li lasciava in una strada poco distante dalle abitazioni prese di mira. Da lì si muovevano a piedi per evitare di essere notati. Colpivano soprattutto case isolate e seconde case, certi che fossero disabitate. Dopo il furto, percorrevano un altro tratto a piedi per raggiungere il punto di recupero, dove l’autista li attendeva».
Cosa rubavano?
«Soprattutto gioielli, denaro contante, orologi e oggetti di valore facilmente trasportabili. Il colpo più importante è avvenuto proprio a Quattro Castella, ai danni di un noto imprenditore, con un bottino di circa 100.000 euro. Complessivamente, la banda ha messo a segno almeno dieci furti, ma potrebbero essere molti di più».
Parte della refurtiva l’avete ritrovata. Quella mancante dove potrebbe essere?
«Non abbiamo ancora una stima esatta del valore totale della refurtiva, ma sappiamo che parte veniva spedita all’estero. Il fatto che i complici facessero la spola tra Albania e Italia fa pensare che il bottino venisse rapidamente riciclato attraverso circuiti criminali internazionali».
Qual è il messaggio ai cittadini preoccupati dai furti?
«Capisco la preoccupazione, ma vogliamo assicurare che su questi reati c’è la massima attenzione. Il furto in casa è uno dei reati più invasivi, perché colpisce l’intimità delle persone, il luogo dove si sentono più sicure. L’operazione che ha smantellato questa banda dimostra che le forze dell’ordine sono attive e che chi compie questi crimini non può pensare di agire impunemente».
Talvolta i cittadini non denunciano il furto subito...
«Denunciate sempre. Ogni segnalazione è fondamentale per aiutarci a incastrare questi criminali. E chi ha subito un furto, se non lo ha ancora fatto, può recarsi nelle nostre stazioni per verificare se tra gli oggetti recuperati ci sia qualcosa che gli appartiene».