Lo smartphone rovina anche le pagelle: brutti voti a scuola se lo si inizia a usare troppo presto
La conferma arriva da uno studio scientifico condotto dall’Università degli Studi Milano-Bicocca in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia basato su oltre 6. 600 studenti di seconda e terza superiore
L'uso precoce dello smartphone ha un impatto negativo sul rendimento scolastico dei ragazzi. A confermarlo è uno studio scientifico dell’Università degli Studi Milano-Bicocca, realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia. La ricerca, basata su un campione di oltre 6.600 studenti di seconda e terza superiore in Lombardia, è stata presentata nell’ambito del progetto EYES UP (EarlY Exposure to Screens and Unequal Performance), che indaga la correlazione tra l’età del primo accesso ai social, l’uso dello smartphone e i risultati scolastici.
«Arriviamo da 15 anni di grande ottimismo tecnologico ma risulta sempre più chiaro che l’utilizzo della tecnologia da parte dei cosiddetti nativi digitali, ossia coloro che iniziano sin da bambini a utilizzare le stesse tecnologie degli adulti, può avere delle influenze negative non inizialmente previste. Il progetto nasce per capire se questo è vero, limitatamente allo sviluppo di competenze», spiega Giovanni Abbiati, Professore associato di Sociologia economica dell’Università di Brescia a capo dell’unità di progettazione e di analisi dei dati della ricerca. I risultati dello studio hanno infatti evidenziato che gli studenti che aprono un profilo social in prima media faticano ad acquisire competenze di più rispetto ai loro compagni che aspettano i 14 anni previsti dalla normativa per accedervi. «Ci si siamo chiesti se il rapporto fosse correlazionale, cioè se i due fenomeni avessero in realtà nulla in comune, oppure se fosse causale, cioè se ci fosse una relazione diretta. I dati suggeriscono che la relazione sia diretta e forte. I dati che emergono sono veramente negativi», continua Abbiati. Maschi più colpiti Dalla ricerca emerge inoltre che l’impatto, anche se trasversale, risulta più evidente nei maschi con effetti marcati sulla capacità di mantenere buoni risultati in italiano e matematica. Un altro fattore che risulta essere incisivo è legato al grado di istruzione dei genitori, dove gli studenti con genitori meno istruiti ricevono il primo smartphone e aprono un profilo social personale in anticipo rispetto ai coetanei con background più privilegiati. Nelle famiglie con almeno un genitore laureato, il 54% utilizza il parental control sui dispositivi dei figli. La percentuale scende al 46% nelle famiglie con almeno un genitore diplomato e al 43% in cui nessun genitore ha raggiunto il diploma. «Nella ricerca affrontiamo anche il tema delle disuguaglianze. Vediamo che gli effetti negativi sono trasversali ma tuttavia ci sono le famiglie scolasticamente più fragili, per esempio quelle degli immigrati o di genitori poco scolarizzati, che tendono ad essere molto precoci digitalmente prima degli altri in maggior numero», afferma Abbiati.
I dati evidenziano infatti che i ragazzi che accedono prima all’uso dei social network vivono tendenzialmente in contesti con minori stimoli educativi in casa e la presenza e il supporto dei genitori nella gestione del tempo online è meno strutturato. Per quanto riguarda la pervasività, lo studio EYES UP ha fatto emergere come il 50% dei ragazzi inizia ad utilizzare lo smartphone appena sveglio e il 22% lo consulta con la stessa frequenza anche durante la notte interrompendo il riposo. Un ragazzo su due ammette di usare lo smartphone durante i pasti in famiglia anche se solo 1 su 10 lo fa in modo sistematico per l’esistenza di regole familiari che ne limitano l’uso in determinati contesti. Internet, un riferimento Per quanto riguarda l’utilizzo, il 94% degli studenti utilizza Internet per cercare informazioni su argomenti di interesse personale, mentre l’83% lo utilizza come strumento di informazione per leggere notizie online. Quasi la totalità dei giovani ascolta quotidianamente musica online (99%) e guarda video brevi (98%) su piattaforme social come TikTok, Instagram Reels e YouTube Shorts. Dai dati emerge inoltre la tendenza prevalente verso un consumo passivo: solo il 18% degli studenti scrive testi online mentre meno della metà del campione (42%) crea contenuti propri come video o musica. Infine i dati della ricerca evidenziano una significativa differenza di genere nelle modalità di utilizzo dello smartphone e dei social media. Le ragazze sono più orientate all’uso dei social in particolare sulle piattaforme di Instagram e TikTok per condividere contenuti e interagire con i coetanei con un maggiore investimento emotivo. I ragazzi fanno un uso dello smartphone più legato ai videogiochi online e alla fruizione di contenuti in streaming di lunga durata come Twitch e YouTube. La ricerca EYES UP rappresenta un’iniziativa di rilievo alla luce dell’urgenza delle scelte immediate nel campo delle politiche e delle pratiche educative e punta ad aprire un dialogo con la comunità educante, in particolare con la scuola. «Quello che auspichiamo è che questi dati parlino alla comunità educante in senso globale, cioè alle istituzioni e ai singoli cittadini, genitori non tanto per proporre dei divieti ma per far riflettere rispetto a quale è stata la rapidissima evoluzione delle nostre norme di convivenza con l’arrivo sempre più incalzante di nuove tecnologie», conclude il Professor Abbiati. l © RIPRODUZIONE RISERVATA