Gazzetta di Reggio

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Il femminicidio di Saman

Lo zio parla a processo e tira in ballo i cugini: «Non ho ucciso io Saman. Loro hanno scavato la fossa»

Elisa Pederzoli
Lo zio parla a processo e tira in ballo i cugini: «Non ho ucciso io Saman. Loro hanno scavato la fossa»

Davanti alla Corte d’Appello di Bologna, le dichiarazioni spontanee del parente che fece trovare il cadavere della 18enne. Il fratello Alì testimonia: «Mi dissero che mia sorella era andata in paradiso»

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Novellara Non ha detto chi è stato a uccidere Saman Abbas, ma ha negato di essere stato lui. Soprattutto, ha dichiarato che sul luogo del delitto quella notte i cugini Nomanulaq Nomanulaq e Ikram Ijaz non solo c’erano, ma avrebbero scavato la buca in cui il corpo senza vita della 18enne è stato sepolto. Nella terza udienza del processo d’Appello a Bologna per il femminicidio della ragazza di origine pakistana, che aveva detto no a un matrimonio combinato e si era ribellata al volere della famiglia, sono le parole dello zio Danish Hasnain la vera novità. Non tanto per il contenuto, quanto perché per la prima volta la sua testimonianza entra dentro il processo. L’uomo – difeso dall’avvocato Liborio Cataliotti – infatti queste cose le aveva già dette in due occasioni: durante il sopralluogo a Novellara, quando nel novembre del 2022 aveva fatto ritrovare il cadavere della nipote, e in una deposizione rilasciata al procuratore capo di Reggio Emilia, Gaetano Calogero Paci, nei mesi successivi. Ma entrambi i verbali vennero esclusi dalla Corte d’Assise di Reggio Emilia nel processo di primo grado per vizi procedurali: nel primo caso perché le dichiarazioni vennero rilasciate in assenza di un avvocato difensore, nel secondo perché l’imputato venne sentito dalla procura a dibattimento già fissato. Le parole dello zio Danish Hasnain – condannato a 14 anni in primo grado per l’omicidio in concorso con i genitori della ragazza, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, che per lo stesso delitto invece si sono beccati l’ergastolo – ieri ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee in un’udienza fiume che aveva già visto deporre per oltre cinque ore il nipote, fratello di Saman e unico testimone del delitto, Alì Haider. Un colpo di scena significativo, che potrebbe avere un peso specifico sull’epilogo del processo. Ieri in aula erano presenti tutti gli imputati, anche i cugini tirati in ballo che sono liberi dalla sentenza di primo grado, nel dicembre del 2023, che li ha visti uscire assolti dal processo.

Della notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 – quando la 18enne venne uccisa a Novellara – lo zio ha raccontato di essere stato svegliato dai due cugini mentre dormiva nella sua casa, che si trova a poche centinaia di metri da quella di Saman. Gli avrebbero detto: «È successo un casino». «Arrivati tra la sesta e la settima serra – ha raccontato lo stesso zio in aula – c’era il corpo di Saman. Iniziai a piangere e dissi: “Cosa ha combinato mio fratello”. Avevamo paura e non sapevamo cosa fare. Quindi presi il corpo di Saman tra le mie mani, camminai verso la casa degli Abbas, ma i due cugini mi fermarono. Poi sono svenuto». Hasnain ha proseguito la testimonianza raccontando che i due cugini gli buttarono dell’acqua per farlo rinvenire. «Io iniziai a dire parolacce contro mio fratello» ha detto ancora. Nomanulhaq e Ijaz allora gli avrebbero detto di prendersi lui la colpa e «di non mettere di mezzo la donna della famiglia», riferendosi probabilmente a Nazia Shaheen, madre di Saman. La sua ricostruzione è proseguita raccontando come si sono recati nel luogo dove poi è stato trovato il cadavere, soltanto un anno e mezzo dopo. Hasnain ha detto che sarebbero stati i cugini a scavare la fossa, mentre lui li avrebbe «aiutati a pulire la terra». L’uomo ha confidato di aver avuto dei gesti pietosi per il corpo senza vita di Saman, di averla baciata prima di seppellirla. Chi fu a uccidere Saman Abbas quella notte? «Non so chi ha ucciso Saman, perché non ero lì quando è successo». È stata la risposta alla domanda del suo legale Liborio Cataliotti. Sempre rispondendo a Cataliotti, lo zio ha detto inoltre che il fratello della ragazza non gli avrebbe mai chiesto cosa fosse successo alla sorella. Dice però quello che ha sentito dire, ovvero che quando era in Francia – durante la latitanza – da alcune persone del Pakistan con cui aveva parlato e che gli avrebbero raccontato che si diceva in giro che erano stati i genitori ad ammazzare Saman. Danish Hasnain fa anche riferimento all’intercettazione in cui lo stesso Shabbar, padre della giovane, avrebbe detto di averla uccisa per l’onore. L’avvocato Luigi Scarcella – che difende il cugino Nomanulaq – ha posto obiezione alle domande durante le dichiarazioni spontanee. Un’opposizione risolta almeno per ora dal presidente della Corte, Domenico Stigliano, che ha chiesto all’imputato se fosse sua intenzione rispondere alle domande e lui ha detto sì. Così le domande sono proseguite. Le parole del fratello Prima di Hasnain, Alì Haider, fratello di Saman, era stato ascoltato a lungo, sollecitato dalle domande della Corte, della pg Silvia Marzocchi e dalle parti, in prosecuzione con quanto avvenuto nell’udienza precedente. «Prima ero traumatizzato e non avevo la forza di parlare: avevo paura di tutti, dei miei genitori e dei parenti come di mio zio. Mi dicevano di non parlare. Ho deciso di parlare per la giustizia» ha detto. «A casa le decisioni importanti le prendeva mio padre: si confrontava con gli altri uomini della famiglia – ha evidenziato nella sua testimonianza, rispondendo all’avvocato Simone Servillo che difende Nazia – mia madre non poteva parlare». La donna durante la deposizione del figlio ha pianto. Il giovane ha detto di aver saputo dai giornali che Saman era stata seppellita in una buca. A scavarla, sostiene, sono stati lo zio e i cugini. Ha poi dichiarato di aver chiesto più volte ai parenti dove fosse Saman, sentendosi rispondere, in un’occasione: «Non possiamo dirti dov’è, ma è in paradiso, sta bene». Durante la sua testimonianza ha ripercorso anche cosa accadde la notte del delitto, cosa vide e chi c’era. Ha detto però di non ricordare se, dalla posizione in cui era, la madre poteva vedere, come sostiene, che fu lo zio a prendere Saman per il collo. L’avvocato Cataliotti, che difende lo zio, parla ancora di «elementi contraddittori» nelle dichiarazioni del giovane. La prossima udienza è fissata per giovedì prossimo. A parlare saranno i genitori di Saman. © RIPRODUZIONE RISERVATA